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La ripresa post COVID-19, dall’ASviS arrivano le proposte per uno sviluppo sostenibile
Per una ripartenza non troppo in salita e per arginare le diseguaglianze sociali venutesi a creare a seguito dell’emergenza COVID-19 sono necessarie misure concrete atte a favorire il comparto produttivo, l’occupazione, l’istruzione. È motivato da questa precisa assunzione il quadro di respiro economico proposto dal nuovo Rapporto dell’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) “Politiche per fronteggiare la crisi da COVID-19 e realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” per fronteggiare la grande crisi aperta dalla pandemia a livello globale e che ha provocato gravi difficoltà a famiglie che fino allo scorso febbraio non si erano mai trovate in una condizione di indigenza.
Il Rapporto parte da una certezza: gli italiani sono ormai consapevoli non solo dei legami tra rischi ambientali e possibile insorgenza di pandemie, ma anche della particolare fragilità dell’attuale sistema economico e sociale. Come evidenziato dalle rilevazioni di Ipsos e Eumetra, è aumentata rispetto a pochi mesi fa la priorità assegnata alle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile. Per questo, fa sapere l’ASviS con una nota, anche le politiche di rilancio per superare la crisi dovranno seguire la stessa ottica: maggiore sicurezza dei lavoratori, innovazione e capacità di cogliere le opportunità offerte dalla Green economy.
“L’Italia – commenta il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini – deve decidere che direzione prendere: se proseguire su quella indicata dalla Legge di Bilancio per il 2020, molto più orientata alla sostenibilità delle precedenti, e degli orientamenti strategici dell’Unione europea o se, in nome della crescita del Pil a tutti i costi, sacrificherà i progressi fatti o programmati per i prossimi anni, primo fra tutti il processo di decarbonizzazione, la sicurezza dei lavoratori e l’equità sociale”.
Il Rapporto, curato con il contributo degli oltre 600 esperti operanti nei gruppi di lavoro dell’Alleanza, rileva che lo shock da Covid-19 ha un grave impatto sul capitale economico, sul capitale umano (la disoccupazione e la sottoccupazione riducono le conoscenze degli individui; il lockdown ha un impatto negativo sulle attività formative nei confronti dei giovani, degli adulti e dei lavoratori) e sul capitale sociale (riduzione delle interazioni; difficoltà operative per il Terzo Settore). D’altra parte gli effetti sul capitale naturale, positivi nella fase di blocco delle attività socio-economiche, possono diventare negativi nella ripartenza, nel caso in cui non si considerino misure per lo smaltimento corretto di dispositivi di protezione individuali come mascherine e guanti, per ridurre l’uso di plastica monouso nelle attività di ristorazione, per evitare il ricorso generalizzato ai mezzi di trasporto privati e per evitare l’abbandono dei programmi di transizione ecologica e di decarbonizzazione.
Oggi pertanto è quanto mai necessario un drastico cambio di paradigma produttivo che permetterebbe all’Italia di procedere in avanti, in coerenza con gli orientamenti europei, anche in vista dell’impiego delle ingenti risorse finanziarie che verranno messe a disposizione dall’Unione europea.