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Medicina: cure fai da te nello studio del Dottor Google. Boom di cybercondriaci
Un tempo era la personalità pubblica più rispettata del paese, ci si rivolgeva a lui con il voi, forma di riverenza e di rispetto riservata ai nobili e latifondisti e ogni sua parola era legge, senza se e senza ma. Parliamo del “dottore”, una delle figure più antiche della storia del mondo di cui c’è traccia già nel 460 a. C. con Ippocrate, al quale oggi i professionisti della ricerca e della medicina giurano eterna fedeltà una volta iscritti all’albo. Ma se fino agli anni ’90 del Novecento il medico era un arbiter super partes, un giudice la cui parola non andava mai messa in discussione, adesso invece le cose sono cambiate e con il sopravvento della tecnologia i pazienti da passivi sono diventati soggetti attivi con una medicina “fai da te”. In questo senso si è sviluppata la “cybercondria”, una sorta di patologia 3.0 che definisce l’abitudine di chi ogni volta che avverte un disturbo chiede informazioni al web convincendosi che il proprio è un caso gravissimo.
Oggi tutti credono di sapere ogni cosa, e quando non possiedono le risposte necessarie, con un po’ di arroganza e presunzione, le cercano con un semplice click e poi a compensare le loro mancanze ci pensa il web. Certamente, questo è un aspetto positivo dei nostri tempi, in cui al più vago sentore di un malessere ancor prima di consultare il medico di fiducia, ci si collega all’Iphone googlando il sintomo che riceverà migliaia risultati di ricerca su diagnosi, rimedi, cure e, addirittura, anche farmaci da assumere. Ma se da un lato questa rapidità dell’informazione medica agevola le diverse situazioni, dall’altro le peggiora poiché ci sono dei casi in cui il medico non può essere bypassato o sostituito dal dottor Google.
Dottor Google è gratis, sempre disponibile (Wi-fi permettendo) e a portata di mouse. Con i tempi frenetici cui è sottoposta la società contemporanea nessuno più ha voglia di rispettare file, attese, o di dover rispondere a domande imbarazzanti da parte dei professionisti della cura. Basta un click e tutto si risolve acquistando in farmacia il primo farmaco che non necessita della richiesta specifica del proprio medico.
A quanto pare, stando agli ultimi dati forniti dall’istituto di ricerca Censis l’80% dei pazienti cerca informazioni sulla propria salute sul web. Ma l’aspetto più sconvolgente è che nel 58% dei casi si limita al parere di Internet senza consultare uno specialista. Non solo: il 34% degli italiani cerca informazioni mediche sui siti web senza consultare il proprio medico e arrivando persino contestarlo su diagnosi e cure in base a quanto scoperto sulla sterminata Rete. Si tratta di un’abitudine molto pericolosa che rischia di compromettere in primis la propria salute ma anche il rapporto medico-paziente per via delle informazioni scorrette. Coloro che cercano informazioni mediche spesso non sanno distinguere siti autorevoli da quelli poco seri. Una tendenza che rischia anche di far nascere nuovi malati immaginari o worried well, come amano chiamarli gli inglesi, che si rivolgono al medico convinti di essere malati proprio in base alle informazioni lette su internet.
Tuttavia, è pur vero che proprio alla luce di questa tendenza 3.0 molti medici hanno creato dei blog, forum, o veri e propri siti personali in cui grazie alla collaborazione di altri specialisti lasciano all’utente la possibilità di rivolgere delle domande e nell’arco di poco tempo di trovare anche un’appropriata risposta. È questa la medicina telematica sicuramente molto più preferibile a quella schiera di contenuti non attendibili presenti su Internet.
Molti dottori, infatti, a margine della risposta esortano l’utente interessato a consultare comunque il proprio medico chiedendo, inoltre, di non ricorrere alle cure fai da te che potrebbero trovare nel tempo serie conseguenze sulla propria salute. Nel Regno Unito il presidente della Royal Pharmaceutical Society ha espressamente chiesto di non fidarsi delle diagnosi online. In Belgio è stato trasmesso in tv uno spot in cui si ridicolizza chi ricorre al web per curarsi. Eppure, in ogni parte del mondo occidentale, Italia compresa, i numeri sono sempre più preoccupanti e lo studio del dottor Google è sempre più affollato.
“Navigare in internet è come navigare per mare: bisogna avere punti di riferimento e strumenti. Una raccomandazione preliminare che mi sento in dovere di dare è quella di far attenzione alla provenienza delle notizie. Ci si può ragionevolmente fidare se le informazioni arrivano da ospedali e facoltà mediche di chiara fama, da società scientifiche di lunga tradizione, da enti istituzionali, come ad esempio l’Organizzazione mondiale della Sanità”, ha sempre sostenuto l’oncologo milanese Umberto Veronesi spiegando che è necessaria anzitutto una guida sicura, completata da esperti che analizzano minuziosamente la massa imponente delle informazioni medico-scientifiche, comparando le notizie con i dati già acquisiti nell’ambito della comunità scientifica internazionale, e infine dando il semaforo verde a quelle che presentano le credenziali giuste, cioè i risultati di studi sufficientemente ampi e documentati.