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Panettone o pandoro? Cosa appendere all’albero per non far del male al proprio corpo?
Panettone o pandoro? È questo l’interrogativo amletico che tutti si pongono in vista delle tradizionali festività natalizie e che, nella maggior parte dei casi, non trova una vera e propria risposta dal momento che rappresentano da secoli i capisaldi delle tavolate addobbate a festa fino all’Epifania. La città di Milano, tuttavia, non sembra avere avuto molte difficoltà nel superare il dubbio incoronando re delle feste il panettone, tipico dolce della cucina lombarda a partire dal Medioevo. L’incoronazione è avvenuta in occasione dell’evento “Re Panettone”, la dolce manifestazione – giunta alla sua nona edizione – ospitata sabato 26 e domenica 27 novembre nello Spazio MegaWatt, dove accanto ad assaggini e curiosità natalizie sono stati messi in vendita tanti panettoni d’eccellenza al prezzo di 25 euro al chilo.
Panettone e pandoro sono prodotti da forno il cui componente principale è la farina, per questa prima ragione entrambi presentano nei loro composti una presenza considerevole di carboidrati, amido e zuccheri. Pur essendo complessa la ricetta e avendo dei tempi di lievitazione molto lunghi gli ingredienti di base sono pressoché gli stessi: uova e latte, che contengono proteine. Il terzo ingrediente fondamentale, inoltre, è il burro che rende panettone e pandoro molto grassi e calorici. Ma che Natale sarebbe senza assaporare una fettina dell’uno o dell’altro?
Pur non essendo dei dolci che saziano, si deve subito considerare che ogni 100 grammi essi fanno assumere circa 400 calorie, per tale ragione i dietologi consigliano sempre (tanto a persone in sovrappeso quanto agli atleti) di mangiarne una fettina o a colazione con latte e caffè (quando le calorie si possono smaltire con più certezza e rapidità), oppure per merenda, ma non dopo i pasti che già di per sé sono alquanto abbondanti. Naturalmente, se la nostra tavola annoverasse fra gli altri anche dei prodotti farciti di creme, cioccolato e altro, le calorie aumenterebbero e si accompagnerebbero a grassi vegetali, a volte anche idrogenati. Questi ultimi hanno la stessa efficacia degli acidi grassi saturi animali svolgendo un ruolo iper-colesterolemizzante a carico delle lipoproteine a bassa densità e ipo-colesterolemizzante a carico delle lipoproteine ad alta densità, e presentano acidi grassi trans.
Tuttavia, malgrado queste accortezze, non è detto che si deve rinunciare totalmente al panettone e al pandoro, basta solo creare una sorta di rapporto do ut des: tanto mangio-tanto consumo. Per prima cosa è necessario conoscere quante calorie “pesa” una porzione di dolce e in base a questo organizzare meticolosamente i pasti della giornata. Dunque, per mantenere la linea senza rischiare di ingrassare si deve: mangiare la fetta di pandoro/panettone evitando nell’arco di 24 ore di assumere pasta, biscotti o condimenti grassi; elevare il dispendio energetico quotidiano di 400-500 calorie, praticando una leggera ed efficace attività motoria; mangiare panettone/pandoro classici e non farciti oltremodo. Molti nutrizionisti, infatti, consigliano di abbinare la fetta del dolce natalizio con una coppa di macedonia di frutta o con dello yogurt neutro (meglio se fatto in casa), cosicché il corpo si sazia più rapidamente assumendo la metà delle calorie. Inoltre, pur essendo meno comuni, sul mercato o nei forni è possibile trovare la versione più leggera e naturale del pandoro o del panettone composti con ingredienti che presentano meno grassi e zuccheri aggiunti.
Per quanto riguarda invece tutti gli altri dolci natalizi il discorso non cambia grandemente, ma questo non deve farvi apparire il Natale e le altre festività grigie e tristi, è solamente necessaria un po’ più di accortezza per poi non piangersi addosso la concessione di troppi peccati di gola fino al 6 gennaio. Pensiamo ad esempio al terzo dolce tipico del Natale: il torrone. Preparato a partire dall’epoca sannita, e noto agli antichi romani, il torrone fa la sua prima comparsa documentata in Italia nel 1614 arrivando in Sardegna, anche se ad oggi non è del tutto chiaro come ci arrivò e da chi fu portato sull’isola. Tuttavia, nei secoli, questo tipico dolce invernale, ha conservato una ricetta davvero semplice, economica, alla portata di tutti. Ottenuto da un impasto di albume, miele, zucchero e mandorle, anch’esso è “portatore sano” di apporto calorico: 460 calorie ogni 100 grammi quello classico, fino a 480 calori per quello alle mandorle, 580 se lo si preferisce alle nocciole, 550 se ad esse abbiniamo il cioccolato fondente.
Esistono due varietà di torrone: duro e morbido, a seconda della cottura che si preferisce e degli ingredienti che lo compongono. Chiaramente si tratta di un alimento dolce (al suo interno troviamo glucosio, albume d’uovo, miele, mandorle o nocciole o pistacchi o noci, e copertura sottile) che proprio per questa sua spiccata caratteristica non è abbordabile proprio da tutti. Inoltre, l’alto tasso di zuccheri favorisce anche la formazione di carie dentaria (per quello morbido) e potrebbe provocare una frattura dentale (se eccessivamente duro e compatto) durante la masticazione. Oltre alla notevole concentrazione di zuccheri, esso presenta moltissime calorie, derivanti – non a caso – dallo zucchero, dal miele, dalla frutta secca. Per tutte queste motivazioni chi è in sovrappeso o diabetico dovrebbe rinunciare al torrone o comunque non superare mai porzioni di 10 o 20 grammi settimanali.