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Non aprite quella porta. Dimmi che vita vivi e ti dirò che incubi avrai
Un adulto su due soffre di incubi notturni, di fastidi che nel corso della notte generano disagi di qualsiasi genere i quali provocano a loro volta insonnia prima e un malumore crescente nel corso della giornata. Per decenni antropologi ed esperti di psicologia hanno cercato di determinare la genealogia dell’incubo che, stando alla sua radice etimologica risalente al latino tardo del XIV secolo, significherebbe “spirito maligno che sta sopra” (incubus deriva dal verbo incubare). Almeno una volta nella vita questo spirito non solo è venuto a farci visita ma ha anche condizionato – certamente in peggio – il nostro stato d’animo. Persino il cinema si è interessato a questo particolare fenomeno della mente umana: ricordiamo film come Incubo finale, film horror del 1998 con protagonista Julie, una ragazza perseguitata da incubi e allucinazioni, Nightmare – Incubi pellicola horror e di fantascienza del 1983 in cui un ragazzo finisce con l’essere catturato dal suo videogioco preferito, Nightmare – Dal profondo della notte, pellicola horror del 1984 di Wes Craven di grande suggestione psicologica, e ancora Monster & Co., divertente pellicola d’animazione prodotta dalla Pixar con protagonisti i mostri degli incubi dei bambini. È proprio dall’infanzia che l’inquietudine notturna prende avvio, quella fase della vita in cui tutto sembra essere intrappolato nel buio, come fosse uno spazio così ampio da contenere ogni paura e ogni singola angoscia. Nel prodotto d’animazione arrivato nei cinema nel 2001, al centro di tutto ci sono le porte che rappresentano una sorta di frontiera tra il bene e il male, e cioè tra l’abitazione che come un nido rassicura e protegge e il mondo dei mostri che notte tempo spaventano rubando la serenità del sonno ai “cuccioli di uomo”. Dalla fantasia alla realtà, pertanto, è davvero un attimo tanto che diverse scoperte hanno appurato che le paure sedimentano nelle mente dell’uomo nella prima fase della crescita, tra i 3 e i 10 anni, cioè negli anni in cui il bambino si abitua a vedere il mondo esterno con i propri occhi.
Crescendo, inoltre, l’origine dei sedicenti sogni inquietanti non è più sita in paure infantili generate da una fervida immaginazione ma ha a che vedere con momenti particolari che scandiscono la giornata, con patologie, o con il modo con cui si affronta quotidianamente la propria vita. Nella fase adulta, quindi, gli incubi si verificano con maggiore frequenza durante la fase Rem (Rapid eyes movements) del sonno, tipica soprattutto delle prime ore del mattino anche se non è escluso che si ripetano più volte durante la notte, facendo ritornare lo stesso tema. Secondo l’American Sleep Association, lo studio “The reinterpretation of dreams” del neuroscienziato finlandese Antti Revonsuo e il libro “Trauma and dreams” di Deirdre Barrett, una delle cause degli incubi potrebbe essere una cena troppo abbondante: pietanze condite oltremodo, o un pasto completo di più portate possono attivare il metabolismo, aumentare la temperatura corporea e stimolare l’attività cerebrale, causando sogni irrequieti. Per riposare meglio, d’altra parte, gli esperti consigliano di diminuire le dosi di caffeina già a partire dal pomeriggio e di andare a dormire dopo almeno un paio d’ore dalla fine dell’ultimo pasto magari dopo aver mangiato una banana o un bicchiere di latte che attenuano l’appetito.
Altre cause invece sono riconducibili alla scarsa presenza di sonno dovuta spesso all’assenza di un ciclo sonno-veglia abitudinario. Se infatti una notte si dorme poco, in quella successiva con ogni probabilità potrà esserci il rischio di sognare troppo ed intensamente essendo le fasi Rem prolungate. Anche la visione di film horror potrebbe ostacolare il sonno tranquillo, o ancora il troppo stress dovuto a una giornata – o a una serie di giornate – frenetica. “L’attività onirica trae spunto dalle preoccupazioni quotidiane”, argomenta a tal riguardo Antti Revonsuo, professore di Scienze cognitive all’Università di Skoevde, in Svezia, aggiungendo che gli incubi avrebbero, infatti, la funzione di riprodurre gli scenari difficili che potrebbero capitare nella vita per allenare l’uomo a reagire di fronte alle criticità, trovando più velocemente una soluzione. Infine, un altro elemento che potrebbe contribuire alla mancanza di un sonno sereno sarebbe rappresentato da eventuali malattie o da patologie come epilessia, broncopneumopatia cronica ostruttiva, apnee notturne, sindrome delle gambe senza riposo, ma anche di alcuni disturbi psichiatrici, come ansia, depressione, disturbo post-traumatico da stress, attacchi di panico.
L’errore più diffuso e da molti ritenuto come una vera e propria soluzione salva-sonno è la somministrazione di farmaci. Molti uomini e donne, infatti, ritengono che assumendo medicinali ansie e malumori scompaiano garantendo un sonno sereno. In realtà, alcuni farmaci sono noti proprio per contribuire all’insorgenza degli incubi. I medicinali che agiscono sulle sostanze chimiche presenti nel cervello, come gli antidepressivi e i narcotici, sono spesso associati agli incubi. Anche i farmaci non psicotropi, tra questi vi sono alcuni atti a trattare la pressione sanguigna, possono causare incubi nell’adulto. La cessazione dell’assunzione di farmaci e sostanze, tra cui alcol e tranquillanti, può provocare la comparsa di incubi. Nel caso in cui si noti una variazione nella ricorrenza degli incubi, a seguito di un eventuale cambiamento alla terapia farmacologica, è preferibile consultare uno specialista perché è vero che “il sogno della ragione genera mostri” ma è anche vero che senza dormire al mattino si diventa poco razionali e molto emotivi.