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Welfare aziendale e piccole imprese: il rapporto “Welfare Index Pmi”
Il welfare trova spazi sempre più ristretti nel bilancio dello Stato. Ed ecco che si sta facendo largo il welfare aziendale, sempre più diffuso non solo nelle grandi realtà ma anche tra le piccole e medie imprese.
A dirlo sono i dati del Rapporto 2017 “Welfare Index Pmi”, promosso da Generali e presentato ieri a Roma, con la partecipazione di rappresentanti di Confindustria, Confartigianato e Confagricoltura, oltre che del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
La ricerca è stata condotta su un campione di 3.422 piccole e medie imprese, rappresentative di cinque settori produttivi (industria, commercio e servizi, agricoltura, artigianato, studi e servizi professionali, più il terzo settore.) con almeno 6 dipendenti, con l’obiettivo di monitorare la crescita del welfare aziendale nel 2016 nei principali settori produttivi. Sono state considerate dodici aree di azione: previdenza integrativa, sanità integrativa, servizi di assistenza, polizze assicurative, conciliazione vita-lavoro, sostegno economico, formazione, cultura e tempo libero, sostegno ai soggetti deboli, sicurezza e prevenzione, welfare allargato al territorio e alle comunità.
Tra le iniziative preferite troviamo la sanità integrativa – il 47% delle imprese quest’anno ha realizzato almeno una iniziativa, nel 2016 solo il 39% – seguita da azioni per migliorare la conciliazione vita privata/lavoro (con orari flessibili, ed una estensione ai congedi di maternità e paternità), e incentivi e iniziative per il tempo libero.
È importante considerare che quando lo studio è stato realizzato, alla fine dello scorso anno, non erano ancora in vigore i nuovi incentivi previsti dalla Legge di Stabilità 2016 sui premi di produttività pagati sotto forma di welfare. Nonostante questo, le piccole e medie imprese quindi si stanno dimostrando – gradualmente – sempre più attente al benessere dei dipendenti.
Non ci sono grandi differenze tra nord e sud, ma resta un divario tra le realtà più piccole e le grandi imprese: per quanto riguarda la sanità integrativa, ad esempio, si passa dal 23,7% delle imprese con meno di 10 dipendenti, fino al 72,4% in quelle dai 100 ai 250 dipendenti. Questo è probabilmente dovuto sia ad una mancanza di risorse che di competenze interne, è difficile strutturare iniziative di welfare su una popolazione minima di lavoratori. Ma la strada per una diffusione sempre maggiore di questa realtà sembra ormai tracciata e in discesa.
Le protagoniste della crescita sono state le imprese già attive, che avevano avviato piani di welfare aziendale già negli anni precedenti. Le imprese molto attive, che attuano iniziative in almeno sei aree, sono quasi raddoppiate: 18,3% del totale rispetto al 9,8% dello scorso anno.
Il 40% delle pmi è attivo in almeno quattro aree di welfare aziendale; il 58% in tre. “Fondamentale importanza” è rivestita dalla previdenza integrativa: quattro imprese su dieci hanno previsto misure volte ad integrare la pensione del personale.
Il rispetto e la conciliazione delle esigenze di imprese, lavoratori e territori, nella speranza di continuare ad avere il sostegno del governo, come del resto è stato promesso dal ministro Poletti: “abbiamo intenzione di continuare a sostenere lo sviluppo e la crescita del welfare aziendale”, ha ribadito. Manca però forse un po’ di informazione: solo due aziende su dieci infatti conoscono precisamente le regole e gli incentivi del welfare aziendale.
I fattori chiave per la futura crescita del welfare nelle piccole e medie imprese italiane sono quindi la conoscenza delle norme, degli incentivi e degli strumenti del welfare aziendale, come i flexible benefit, insieme alla possibilità di aggregarsi in rete di impresa.
Il 50,7% delle aziende coinvolte nello studio ha dichiarato di avere adottato misure di welfare per migliorare il clima aziendale e il benessere del personale, mentre per il 16% l’obiettivo era la fidelizzazione all’azienda e il miglioramento della produttività. Il 71% delle realtà ha dichiarato di avere già ottenuto buoni risultati e di attendersi ulteriori miglioramenti nel lungo periodo.