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Airc, in corso uno studio anti cancro sull’orologio biologico delle cellule malate
Le cellule del nostro organismo sono dotate di un “orologio biologico”, che determina un’oscillazione ciclica di numerosi processi: l’alternanza del sonno e della veglia, il ritmico succedersi dei pasti, le variazioni giornaliere della pressione sanguigna e di gran parte degli ormoni; è quindi necessario per gestire la quantità di energia di cui le cellule hanno bisogno per svolgere una serie di funzioni.
Dormire poco, mangiare male e non fare attività fisica sono azioni che hanno un grosso effetto negativo sull’orologio biologico, che alla lunga può “rompersi” causando così lo sviluppo di neoplasie.
Per saperne di più abbiamo intervistato il dottor Benedetto Grimaldi, ricercatore Airc presso l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova:
“Gli stili di vita inadeguati possono causare un malfunzionamento dell’orologio biologico delle cellule sane, inducendo lo sviluppo del cancro. Non solo, ad esempio un’alimentazione sbilanciata, può influenzare il ciclo vitale delle cellule tumorali, favorendo lo sviluppo della malattia. Infatti, anche queste cellule sono dotate dell’orologio biologico, ma è danneggiato; così i tumori, anziché per gestire la dotazione energetica, lo usano solo per crescere ed espandersi”.
Con il contributo dell’AIRC, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, state portando avanti uno studio su come le cellule tumorali riescano ad alterare il loro orologio biologico. Ad oggi, quali sono i risultati raggiunti?
“Il nostro gruppo ha recentemente messo in luce il modo in cui vengono alterati alcuni ingranaggi dell’orologio molecolare e ha fornito la prima evidenza sperimentale: un approccio di ricerca e sviluppo di nuovi farmaci, basato sulla modulazione di proteine circadiane, può essere utilizzato per lo sviluppo di nuovi agenti chemioterapici innovativi. In particolare, abbiamo identificato delle correlazioni tra alcune lancette molecolari dell’orologio delle cellule di cancro e il processo di autofagia, una sorta di apparato digerente delle cellule, utilizzato per riciclare energia e consentire al tumore di crescere.
Grazie ad AIRC, stiamo adesso comprendendo sempre più a fondo le molteplici connessioni esistenti tra l’orologio difettoso dei tumori e la loro capacità di accrescersi. Nell’insieme, questi studi porteranno all’individuazione di nuovi approcci terapeutici per la cura del cancro, in cui specifiche molecole chimiche andranno a bloccare gli ingranaggi malfunzionanti e potranno far capire alle cellule malate che è ora di ‘dormire’ per sempre.
La futura ‘ottimizzazione’ di queste molecole chimiche potrebbe generare innovativi medicinali che potremmo chiamare cronofarmaci, da utilizzare come nuove armi per combattere i tumori e per il miglioramento della cura del cancro che colpisce il fegato, il pancreas, la prostata e la mammella”.
Si tratta di un filone di ricerca ancora aperto a cui Grimaldi ha deciso di dedicare gran parte del suo lavoro e ancora prima i suoi studi. Infatti, dopo essersi specializzato nella biologia molecolare dei ritmi circadiani all’Università La Sapienza di Roma, città dove è cresciuto, e presso l’Università della California, dal 2011 lavora all’IIT dove dirige un laboratorio di medicina molecolare per lo sviluppo di innovativi cronofarmaci le cui proprietà curative risiedono nello spostare “le lancette delle cellule malate alla giusta ora”.
Cosa accadrà nell’attesa che questi farmaci arrivino in clinica?
“È possibile fin da ora sfruttare alcune delle conoscenze acquisite sull’orologio biologico delle cellule per prevenire il cancro o renderlo meno aggressivo. è stato dimostrato che sia l’azione benefica che gli effetti collaterali di molti farmaci attualmente utilizzati per combattere i tumori dipendono anche dall’orologio biologico. Le molecole che bloccano gli orologi tumorali potrebbero significativamente implementare l’azione di medicinali già esistenti, aumentando la loro efficacia sul tumore, ma diminuendo i loro effetti indesiderati nei confronti delle cellule sane”.
Il dottor Grimaldi ha 42 anni, nel pieno della sua carriera, è sposato, ha due figli e sta lavorando affinché un giorno le nuove generazioni abbiano a disposizione un farmaco per le cure.
“È una corsa contro il tempo – ha detto – ma ad oggi il tumore non è più considerato un male incurabile. La raccolta fondi per la ricerca è fondamentale per vincere la sfida contro il cancro”.
Una sfida che l’AIRC porta avanti da 50 anni. Grazie a un investimento complessivo di 102 milioni di euro, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e la sua Fondazione hanno recentemente assegnato i fondi per 602 progetti di ricerca e 78 borse di studio. Circa 5.000 ricercatori possono così lavorare in laboratori di università, ospedali e istituzioni di ricerca in tutta Italia, prevalentemente in strutture pubbliche, con un beneficio tangibile per i sistemi della ricerca e della sanità del nostro Paese.
Un vero e proprio esercito di scienziati composto per il 63% da donne e per il 52% da under 40, impegnati a rendere il cancro sempre più curabile.