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Welfare. Quando il benessere entra in busta paga
Riprendiamo l’articolo di Stefano Caviglia su Panorama
Esame per il rischio di cervicale, sostegno psicologico, corsi per seguire i figli sul web: aziende grandi e piccole si evolvono. Con grande soddisfazione dei lavoratori.
Una dura trattativa sindacale: l’amministratore delegato confabula con il direttore del personale, poi mette sul tavolo l’offerta che sblocca la situazione, un pacchetto di buoni per andare in palestra e un test gratuito per le intolleranze alimentari. Potrebbe accadere presto, visto l’impegno con cui molte aziende stanno cercando di far entrare i servizi alla persona nelle buste paga dei loro dipendenti. Con vantaggi economici e soddisfazione per entrambe le parti.
L’esempio del test per le intolleranze alimentari viene da un programma lanciato dalla Clan azienda di Petrignano (Perugia) specializzata nella produzione di banconi frigo ad alto contenuto tecnologico, che ha fatto del welfare uno dei suoi tratti distintivi. Gli altri cavalli di battaglia del suo nuovo pacchetto di servizi sono: l’esame per valutare il rischio di cervicale e l`impedenziometria, esame che serve a calibrare al meglio una dieta in base alle condizioni del corpo. «Migliorare la qualità di vita attraverso la prevenzione e l’educazione al benessere» dice l’amministratore delegato Federico Malizia «è uno dei principali obiettivi di quest’anno». Insomma, siamo ormai parecchio al di là degli asili e delle colonie estive con cui Adriano Olivetti sperimentò i primi servizi ai dipendenti nel dopoguerra.
Fra le grandi aziende italiane, Ferrero e Luxottica sono forse quelle che hanno fatto più strada in questo campo. La prima offre un sistema di servizi che spazia dalle attività sportive fino alle agevolazioni per le incombenze della vita quotidiana, dal disbrigo delle pratiche burocratiche alla lavanderia. La seconda ha un pacchetto storico di welfare con borse di studio, corsi di recupero scolastici per i figli, microcredito e perfino un servizio di sostegno psicologico via telefono nei momenti critici della vita. Entrambe stipulano a favore dei dipendenti un’assicurazione che prevede un contributo economico agli eredi nel caso di morte anche per cause non legate al lavoro (un caso verificatosi in Ferrero è stato ripreso su Facebook a giugno scorso, ottenendo una valanga di condivisioni).
Fra i gruppi stranieri presenti in Italia è da segnalare l’attivismo della tedesca Siemens, che punta soprattutto sull’informazione con una serie di corsi: ce ne sono per comprendere il sistema pensionistico, ma anche per scegliere gli stili di vita più salutari e segire i figli nella navigazione internet.
Non tutti possono avere la forza e l’esperienza per gestire tutto in modo diretto. Da qui la nascita di una nuova figura professionale: lo specialista del welfare aziendale. Il suo mestiere è consigliare e spesso allestire i servizi per i lavoratori. Fra i primi a capire il nuovo business è stato l’imprenditore Alberto Perfumo che all’inizio degli anni 2000 ha fondato a Vercelli la Eudaimon, divenuta ormai un punto di riferimento per tutto il settore. La sua ultima proposta è il servizio «Wellness coach», un tool scaricabile sullo smartphone che aiuta a controllare lo stato di salute attraverso vari parametri. Fra i suoi clienti, anche alcune grandi imprese, dalla Furia (che per rispettare le diverse sensibilità culturali ha deciso di variare l’offerta a seconda dei Paesi in cui opera) alla Coop Alleanza 3.0 (Lega delle cooperative). Quest’ultima ha messo in campo, sempre all’interno del portale di Eudaimon, l’iniziativa «In bici alla Coop» che offre un kit da ciclista (zainetto, borraccia e altro) e un premio di 30 centesimi a chilometro a chi scelga di andare al lavoro in bicicletta. A sostenere queste iniziative sono soprattutto due punti di forza: la flessibilità, che consente di intercettare i cambiamenti nei gusti e nelle abitudini delle persone, e il risparmio. A differenza del denaro in busta paga, infatti, il servizio messo a disposizione dal datore di lavoro non viene tassato. Così, se chi dirige un’azienda è bravo a individuare servizi che i suoi lavoratori sceglierebbero anche a pagamento, il risultato è un successo su tutti i fronti: risparmio economico, fidelizzazione dei dipendenti, miglioramento dell’immagine dell’azienda.
Non per niente lo spazio del welfare cresce anche nei contratti collettivi. In quello dei metalmeccanici del novembre 2016 un ruolo determinante è stato svolto da un «tridente» di innovazioni: il riconoscimento dell’assistenza sanitaria integrativa gratuita ai dipendenti e alle loro famiglie, il rafforzamento della previdenza complementare e soprattutto il riconoscimento di quote di welfare da concordare a livello delle singole aziende. «Dell’aumento di 92 euro mensili del nuovo contratto» dice il segretario della Fismic, Roberto Di Maulo «il 60 per cento arriva da servizi di welfare. Speriamo solo che gli sgravi fiscali pro- seguano anche nei prossimi anni».