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Neuropsichiatria: in Veneto 55mila bimbi a rischio
Il declassamento di tutte le Unità Operative Complesse di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza a Unità Semplici stabilito dalla Regione Veneto aggrava ulteriormente la risposta ai bisogni dei bambini con disturbi del neurosviluppo e delle loro famiglie. Infanzia e adolescenza sono momenti cruciali per la costruzione di una buona salute del corpo e della mente, che caratterizzerà poi tutta la vita dell’individuo, oggi sempre più lunga. Molte sono le patologie neuropsichiche che, in 1 bambino/ragazzo su 5, possono compromettere questo processo: disabilità intellettive, paralisi cerebrali, disturbi della coordinazione motoria, disturbi specifici del linguaggio e dell’apprendimento, disturbi dello spettro autistico, epilessie, sindromi genetiche rare, malattie neuromuscolari e neurodegenerative, encefalopatie acquisite, tumori cerebrali, disabilità complesse, disturbo da deficit di attenzione con iperattività, disturbi della condotta, disturbi del comportamento alimentare psicosi, disturbi bipolari, depressione e molti altri.
Le nuove Unità diventeranno sottocomponenti organizzative delle Unità Operative Complesse Infanzia, Adolescenza, Famiglia e Consultori, come se i disturbi del neurosviluppo fossero disturbi a preminente genesi sociale, con un passo indietro culturale di 40 anni. A rischio sono 55mila minori. Si tratta dell’allarme lanciato dalla sezione veneta della Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia).
Stando a quanto riferito dall’Organizzazione mondiale della sanità, Oms, un bambino su 5 è colpito da un disturbo neuropsichico dell’età evolutiva, si pensi a patologie come l’autismo, la dislessia, disturbi di linguaggio, disabilità intellettiva, disturbi del comportamento e della condotta, dell’umore, anoressia, epilessia, disturbi neurologici complessi, malattie rare, che può determinare un quadro di disabilità anche grave. “A livello nazionale, solo in meno della metà dei casi – si legge in una nota diffusa dalla Sinpia – i bambini con disturbi ‘NPIA’ e le loro famiglie riescono ad avere dal Sistema sanitario le risposte di cui necessitano e addirittura 1/3 degli adolescenti che hanno necessità di un ricovero ospedaliero per un grave disturbo psichiatrico finiscono in reparti per adulti”. Negli ultimi anni, inoltre, si è evidenziato un rilevante incremento delle richieste alle Unità Operative (UO) di NPIA, e un rapido cambiamento nella tipologia di utenti e famiglie e dei loro bisogni. Sono in aumento sia le richieste per i disturbi dello sviluppo (quali l’autismo, la dislessia e i disturbi del linguaggio), sia le richieste per utenti con disabilità, disturbi neurologici o psichiatrici di rilevante gravità e complessità.
La situazione della Regione Veneto, dove 55.000 minori sono seguiti dai servizi pubblici, secondo la Sinpia, non fa eccezione e sarebbe aggravata dalla estrema difformità dei servizi nelle diverse ex ULSS, come organizzazione, denominazione, risorse. “La decisione di ridimensionare le UO di neuropsichiatria Infantile – ha informato Bernardo Dalla Bernardina, past president della Sinpia – comporterà uno scadimento delle capacità di diagnosi precoce e trattamento dei disturbi neuropsichiatrici e della professionalità sanitaria necessaria in tale ambito.
Ne conseguiranno, dunque, come sottolinea l’Agi, un marcato peggioramento dell’offerta sanitaria, un aumento dei costi per i pazienti costretti a rivolgersi a strutture private o esterne alla Regione Veneto. Si tratterebbe inoltre di una scelta in netta controtendenza con le direttive nazionali e le scelte sanitarie delle regioni piu’ avanzate in tale ambito”. La Regione Veneto, unica in Italia, non avrà quindi negli anni futuri nessuna UOC di NPIA.