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Dieselgate: 5 mila morti in Europa per le emissioni dei veicoli diesel
Secondo uno studio appena pubblicato dalla rivista Environmental Research Letters, il Dieselgate è la causa della morte di cinquemila persone all’anno in Europa. Lo studio è stato firmato dagli scienziati dell’Istituto Meteorologico Norvegese, dell’Istitute for Applied System Analysis di Vienna e della Chalmers University di Göteborg, coordinati dal ricercatore Jan Elof Jonson. Gli scienziati sono giunti a questi dati prendendo in considerazione l’impatto sulla salute delle reali emissioni inquinanti delle auto diesel, risultate molto eccessive rispetto a quelle dichiarate ufficialmente. Gli studiosi, pertanto, sostengono che dei circa diecimila decessi attribuibili alla pessima qualità dell’aria in Europa, la metà sia dovuta alle emissioni nascoste dai costruttori. Lo scandalo, emerso nel 2015 negli Stati Uniti, interessò dapprima le auto Volkswagen. In un secondo momento, lo scandalo si allargò a diversi altri costruttori, da una parte e dall’altra dell’Atlantico.
In Italia il surplus di emissioni dei veicoli diesel ha invece causato 1.250 decessi all’anno. Stando agli stessi ricercatori sarebbero circa 425 mila le morti annue riconducibili all’inquinamento dell’aria nei 28 Paesi dell’Unione europea più Norvegia e Svizzera. Poco meno di 10 mila decessi sono attribuibili alle emissioni di ossidi di azoto dei motori diesel e, di questi, 4.560 sono collegabili alle emissioni in eccesso rispetto ai limiti dichiarati dai produttori di veicoli. In base allo studio, l’Italia è il Paese con il più alto numero di morti premature riconducibili alle polveri sottili generate dai veicoli diesel: 2.810 all’anno, di cui 1.250 legate al surplus di emissioni rispetto a quanto certificato dalle case automobilistiche nei test di laboratorio. Seguono la Germania, con 960 decessi annui correlati agli ossidi di azoto in eccesso, e la Francia con 680. Dal lato opposto della classifica ci sono Norvegia, Finlandia e Cipro. Il drammatico primato della Penisola “riflette la situazione molto negativa dell’inquinamento specialmente nel Nord Italia, densamente popolato”, sottolinea l’autore della ricerca. Sempre stando allo studio, se i veicoli diesel avessero avuto emissioni basse come quelli a benzina, si sarebbero potuti evitare i tre quarti dei decessi prematuri, pari a circa 7.500 all’anno in Europa e a 1.920 in Italia.
Greenpeace è tra le realtà pro-salute che ha denunciato i ripetuti sforamenti dei limiti di inquinamento atmosferico da parte di Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. Negli Stati Uniti la Volkswagen ha dovuto fronteggiare accuse penali e multe miliardarie per lo scandalo Dieselgate; ed è stata costretta a ridurre severamente le vendite delle sue auto diesel. Tuttavia, e nonostante il suo impegno a produrre per ogni modello una versione elettrica entro il 2030, l’azienda è ancora fortemente orientata alla produzione di diesel, e sostiene come quella tecnologia abbia “un grande futuro. Nel corso del mese di settembre i test indipendenti commissionati da Greenpeace hanno mostrato come uno dei modelli di punta del segmento diesel, la Golf Volkswagen, emette oltre due volte il volume di inquinanti velenosi di quelli dichiarati dall’azienda, se guidata su strade urbane trafficate. L’impatto sanitario dell’inquinamento atmosferico è particolarmente grave per l’infanzia: ricerche scientifiche mostrano come gli inquinanti emessi dai diesel danneggino le funzioni respiratorie, aumentino l’incidenza dell’asma e siano causa del mancato sviluppo dei polmoni
Nell’ultimo anno, inoltre, Greenpeace ha scritto due lettere a Volkswagen chiedendo alla multinazionale automobilistica tedesca di ‘abbandonare i motori diesel e trasformare la sua produzione in una flotta 100% elettrica’, ma la compagnia ha opposto il suo rifiuto.