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Scuola in Ospedale. Tra i banchi del Bambino Gesù arrivano i minori migranti
Gertrude è mamma di due gemelline in cura nel reparto di Neonatologia. Nel suo Paese, il Burundi, non ha potuto imparare a leggere e scrivere. Galaxy, 17 anni, in Sudan ha frequentato solo due anni di scuola. Oggi è ricoverato nel reparto di Pediatria e sta per essere sottoposto a un’operazione chirurgica. Christian, invece, dopo una lunga riabilitazione motoria nella sede di Palidoro è tornato in Centrafrica parlando inglese, spagnolo e anche l’italiano. Si tratta di alcuni studenti del corso di alfabetizzazione rivolto ai pazienti stranieri e ai loro genitori, realizzato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Virgilio di Roma.
Una delle problematiche maggiori riscontrate dai minori stranieri che arrivano in Italia è ritornare tra i banchi di scuola avvicinandosi a una nuova cultura, quella italiana e più in generale europea, grazie all’aiuto di nuove insegnanti. Il programma di alfabetizzazione, infatti, è uno dei lodevoli progetti avviati dalla Scuola in Ospedale presentata alla ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, nel corso dell’inaugurazione dell’anno scolastico 2017-2018. L’Ospedale Pediatrico della Santa Sede può essere dunque considerato un vero Istituto scolastico. Bambini e ragazzi ricoverati possono effettuare regolari esami di fine anno grazie alla presenza di insegnanti di ogni ordine e grado. L’organico complessivo attuale è di 51 docenti, presenti nelle sedi del Gianicolo, Palidoro e Santa Marinella, provenienti dall’Istituto Comprensivo Virgilio di Roma, dal Liceo Classico Virgilio, dall’Istituto Comprensivo Fregene-Passoscuro e dall’Istituto Comprensivo Pietro Maffi.
La Scuola in Ospedale è nata nella sede del Gianicolo 42 anni fa, nell’anno scolastico 1975/76, con due insegnanti a disposizione di un piccolo gruppo di bambini. Nell’anno scolastico 2016-2017 gli alunni seguiti sono diventati 3.460. Più di 160, invece, i ragazzi che dal 1989 ad oggi hanno affrontato gli esami di maturità o di scuola secondaria di 1° grado (medie) in Ospedale.
Per rendere ancora più immediato il dialogo con la scuola, dal 2015 i pazienti del Bambino Gesù hanno a disposizione Presente!, un’App gratuita per smartphone e tablet. Viene attivata richiedendo un apposito codice alla caposala e consente diprenotare le lezioni e segnalare ai professori esigenze formative particolari. L’applicazione è utilizzata regolarmente da circa 100 ragazzi all’anno. La possibilità di continuare il percorso scolastico anche quando si è ricoverati è parte integrante della cura dei bambini: la presenza della Scuola in Ospedale rafforza e motiva la volontà di guarigione e consente ai giovani pazienti di non aggiungere al disagio della malattia quello di un ritardo nella formazione culturale e della perdita di contatto con i coetanei.
L’integrazione dei minori stranieri non accompagnati dovrebbe partire, chiaramente, dalla scuola. Il diritto-dovere all’istruzione, quando si parla di minori stranieri non accompagnati, è un passaggio fondamentale nelle diverse fasi che costituiscono l’integrazione. Nei casi di iscrizione, il tasso di dispersione scolastica resta elevatissimo, soprattutto tra i minori stranieri non accompagnati nella fascia d’età compresa tra i 14 e i 15 anni. Senza istruzione non può esserci integrazione sociale e la scuola, nel caso dei minori stranieri non accompagnati, ha un ruolo fondamentale. Nel 2015 il Ministero dell’Interno ha pubblicato le Linee guida operative per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e tra i servizi che gli Enti locali devono garantire al minore straniero non accompagnato vi è “l’avvio graduale del minore verso l’autonomia e l’inclusione nel tessuto sociale del territorio tenendo sempre presente il suo superiore interesse”.
I minori stranieri non accompagnati, sulla base di quanto previsto dalle Linee guida operativa dell’Interno, hanno il “diritto all’insegnamento di base della lingua italiana, all’inserimento scolastico e professionale e attivazione di servizi a sostegno dell’integrazione socio-lavorativa del minore e alla definizione di un progetto socio-educativo individualizzato per ciascun minore che sarà formulato tenendo sempre presente il supremo interesse del minore, le sue aspettative e competenze, il suo progetto migratorio, oltre ad essere preferibilmente condiviso anche dal tutore e aggiornato durante l’intero periodo di accoglienza”.