Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
Uno spazzolino per scoprire il cancro alla bocca
Si entra nella saletta, ci si stende sul lettino e si ha l’impressione di essere dal dentista. Ti sottoponi a un’operazione che richiede pochi secondi, assolutamente veloce e indolore. L’obiettivo è accertare la predisposizione genetica allo sviluppo dei tumori del cavo orale, che rappresentano l’8% di tutte le neoplasie. Per farlo un’equipe di ricercatori che comprende docenti di patologia orale della clinica odontoiatrica, di chirurgia maxillo-facciale del policlinico Sant’Orsola e di anatomia patologica del Bellaria di Bologna ha brevettato un sistema che, a partire dal prelievo di cellule della bocca con un tradizionale spazzolino simile a quello che si utilizza dopo i pasti per la pulizia dei denti, consente di individuare alcuni marker genetici che suggeriscono la propensione a sviluppare il cancro della bocca in pazienti a rischio, così da poter avviare le procedure più idonee atte a prevenirlo o a essere pronti a individuarlo nel caso si dovesse realmente manifestare.
Il sistema, inoltre, permette anche di prevedere eventuali recidive in pazienti già operati di tumore della bocca, recidive che si manifestano in oltre il 30% dei soggetti che hanno dovuto affrontare un primo tumore. Il “brushing” della bocca, realizzato a Bologna e testato su un campione di 150 pazienti, è stato brevettato essendo oggetto di due considerevoli pubblicazioni scientifiche che ne certificano l’efficacia. “Abbiamo ultimato la fase due e ad aprile avvieremo una nuova batteria di test, coinvolgendo altre università italiane alle quali abbiamo chiesto di inviarci quanti più campioni possibili per aumentare la casistica. Questo ulteriore studio su base nazionale dovrà darci la sicurezza dell’affidabilità del sistema”, ha fatto sapere Lucio Montebugnoli, docente di patologia orale dell’università di Bologna.
La ricerca, dunque, sta vivendo la sua fase più avanzata con risultati che – stando ai commenti dell’équipe che ci lavora – sembrano ottimi. Gli specialisti bolognesi al momento sono in grado di studiare ben 13 geni differenti aumentando la probabilità di rilevare un’alterazione che rende probabile l’insorgenza di un cancro. La bocca è esposta ogni giorno, e in ogni momento, ad agenti mutageni che derivano da cibo, smog, fumo di sigarette e tanto altro ancora. Le mutazioni genetiche che ne derivano si accumulano fino a raggiungere una soglia oltre la quale il rischio di un cancro diventa concreto, e per questo più che reale.
Come per la maggior parte dei tumori, la guarigione del “brutto male” che può colpire la cavità orale (lingua, gengive, guance e labbra) dipende dalle condizioni generali di salute, dalla sede e dalla diffusione ai linfonodi regionali o ad altre parti dell’organismo. Dai dati disponibili è stato chiarito che, al momento della diagnosi, oltre la metà dei tumori del cavo orale sono già diffusi nelle sedi vicine. Il tumore interessa maggiormente gli uomini in percentuale tripla rispetto alle donne. L’incidenza in Italia è di 4 casi ogni 100.000 abitanti (quindi 6 casi ogni 100.000 maschi e 2,3 casi ogni 100.000 femmine). L’incidenza aumenta con l’età: è rarissimo nei giovani e raggiunge un picco dopo i 70 anni. L’età media alla diagnosi di un tumore del cavo orale è di 64 anni e il 95% insorge dopo i 40 anni. Complessivamente, la sopravvivenza media a cinque anni dalla diagnosi è del 50% e oscilla tra l’80-90% dei pazienti con tumori confinati alla sede di insorgenza e il 19% dei pazienti con tumori metastatici.