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Aborto, Bonino come Riina: cosa ne pensa la Chiesa?
Sul tema dell’aborto, recentemente hanno fatto molto scalpore le dichiarazioni di don Lorenzo Guidotti, un sacerdote di Bologna, che si è chiesto “Ha più morti innocenti sulla coscienza Totò Riina o Emma Bonino?”. Su questo, il nostro giornalista, Alessandro Notarnicola, ha sentito il parere di un rappresentante del Vaticano, monsignor Jean-Marie Gervais.
Quarant’anni dopo l’approvazione della legge 194, in Italia il diritto l’aborto non è garantito. In questo panorama prende piede l’aborto clandestino. Non esistono numeri certi sulla delicata questione, manca un monitoraggio a tal proposito; ci sono però diverse storie e profili che raccontano la triste natura del fenomeno. Ad oggi esistono tre tipi di aborto clandestino: il primo è quello che definito “d’oro”, riguarda le donne benestanti, che mediamente non sembrano arrivare nei centri pubblici d’interruzione di gravidanza; il secondo è quello a cui ricorrono le donne italiane che non trovano posti disponibili nelle strutture sanitarie; il terzo, quello più feroce, riguarda le donne straniere. Abbiamo chiesto il parere di un rappresentante del Vaticano, monsignor Jean-Marie Gervais, membro del Capitolo Vaticano e mecenate dei tempi più recenti grazie all’impegno della Associazione di promozione sociale che presiede, “Tota Pulcha”.
Monsignore, cos’è l’aborto?
“Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae parla dell’aborto in termini duri che non lasciano altre definizioni possibili. Lui scrive: ‘L’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita… un’enorme minaccia contro la vita, non solo di singoli individui ma dell’intera civiltà’. Si tratta, dunque, di un intervento che pone fine alla gravidanza sopprimendo il feto. Non è un momento felice, per la donna e per il medico. Inoltre, per il Codice di Diritto canonico chi procura l’aborto incorre nella scomunica latae sententiae (automatica, ndr). Si tratta cioè di una pena estrema che scatta in modo automatico senza che ci sia la necessità di una sentenza specifica. La Chiesa ha sempre ammesso la possibilità del perdono a chi è sinceramente pentito. Ma era necessaria l’autorizzazione del vescovo o di un sacerdote da lui delegato. Papa Francesco all’inizio dell’Anno giubilare aveva concesso a tutti i sacerdoti, i famosi Missionari della Misericordia, la possibilità di assolvere dal peccato di aborto. Con la lettera “Misericordia et misera” ha esteso questa possibilità in modo permanente”.
Da uomo di Chiesa per lei l’aborto non è concepibile. Da uomo, e basta, invece?
“L’aborto è concepibile semplicemente perché esiste e viene praticato in tutto il mondo e da tutte le classi sociali, dalle più basse ai ceti economicamente agiati. L’aborto però è inteso come un male, un crimine, un omicidio. Anche se essere duri non fa bene a nessuno, alla Chiesa in primo piano, alle donne in egual maniera e infine ai padri. Una donna, e ne sono convinto, non decide mai serenamente di interrompere la propria gravidanza, se arriva a prendere una tale pesante scelta, lo fa perché indotta da altri fattori, motivazioni che possono essere più o meno accettate e condivise”.
Un sacerdote bolognese ha paragonato le morti di Totò Riina alle morti per aborto accettate dall’ex ministro Emma Bonino. Lei cosa ne pensa?
“Un siparietto di cui si poteva fare a meno, soprattutto se si rammenta che il botta e risposta ha avuto luogo sul palco dei social network, realtà importantissima per il nostro tempo, ma che spesso tende a banalizzare argomenti che meriterebbero ampi spazi di riflessione, dapprima personale e poi condivisa. Paragonare le morti di un boss mafioso e le morti per aborto non ha senso, semplicemente perché sono due cose lontane. Cosa ha dunque mosso questo sacerdote del Bolognese? Suppongo sia stata una riflessione provocatoria che ricercava l’effetto che ha avuto. La cultura della carità, su cui nasce e si sviluppa il Cristianesimo, è soprattutto sinonimo della cultura di una vita, che va difesa sempre: sia che si tratti di salvare l’esistenza di un bambino nel grembo materno o di un malato grave; e sia che si tratti di uomo o una donna venduti da un trafficante di carne umana. Prendo in prestito ciò che ha detto il cardinale Bassetti poco dopo essere stato eletto Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Alla base di tutto, della violenza, dei conflitti, della non accoglienza, di una interrotta gravidanza, si deve sempre porre l’amore e dunque il valore della vita che oggi, come ieri, è quanto mai necessaria. Essere garantisti, mostrarsi aperti a tutto, non farà mai di noi dei cattolici esemplari, o degli uomini politici giusti. Non va bene aprire sempre e comunque per accaparrarsi consensi delle masse: la dignità della persona umana non è mai calpestabile e deve essere il faro dell’azione sociale e politica di tutti i cattolici”.