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Ipoacusia o disturbi dell’udito, una patologia da non sottovalutare
Si chiamano disturbi dell’udito o ipoacusie i deficit della funzione uditiva. Possono variare non solo nella tipologia, ma anche in origine e intensità: la compromissione dell’udito comporta una perdita parziale della funzione uditiva, con livelli che vanno da leggera a moderata, severa, profonda, mentre si definisce anacusia la perdita totale delle capacità uditive. Se il disturbo interessa un solo orecchio si definisce unilaterale.
I disturbi dell’udito dipendono da cause diverse e possono essere fortemente invalidanti. L’impatto economico e sociale sui singoli individui e sulla comunità può risultare molto pesante. La funzione uditiva svolge un ruolo importante per tutto l’arco della vita e quando questa viene meno occorre agire immediatamente, perché oltre alle conseguenze sulla salute si possono presentare dei risvolti a livello sociale. I problemi dell’udito infatti, rendono difficile comunicare e possono così favorire l’isolamento e la depressione della persona colpita dalla patologia. A tal proposito, l’invito dell’Organizzazione Mondiale delle Sanità (OMS) è quello di non ignorare e trascurare i disturbi dell’udito. Health Online ha approfondito l’argomento grazie all’autorevole collaborazione del dott. Giancarlo Cavaniglia, medico chirurgo specializzato in otorinolaringoiatria che si occupa di diagnosi e terapia dei disturbi dell’udito.
Dott. Cavaniglia, quali sono le principali cause che portano ai disturbi dell’udito? Chi sono i soggetti maggiormente a rischio? La sordità può essere ereditaria?
“Per prima cosa bisogna distinguere le ipoacusie in trasmissive e neurosensoriali. le prime sono legate ad un danno dell’orecchio medio e ad un problema di conduzione della catena ossiculare (martello, incudine, staffa). le seconde ad un danno a livello della coclea (dove il suono viene trasformato in un impulso nervoso) o a livello del nervo acustico. Un capitolo a parte è rappresentato dalle cosiddette sordità centrali. Le cause possono essere ereditarie, infettive (virali e batteriche), degenerative, traumatiche, vascolari, etc. I soggetti maggiormente a rischio sono i bambini, i soggetti esposti in maniera continuativa a rumore, i soggetti affetti da patologie croniche neurologiche e dismetaboliche. Alcune forme di sordità possono essere ereditarie, per altre ci può essere una predisposizione familiare”.
L’ipoacusia viene classificata in quattro livelli ed ogni grado implica un diverso tipo di approccio medico e sociale. Può spiegare i livelli e quali sono quelli considerati invalidanti?
“La ipoacusia leggera è di solito una forma trasmissiva legata ad una flogosi delle prime vie aeree transitoria che regredisce completamente con una terapia medica o termale. La ipoacusia moderata è legata o ad una cronicizzazione di un processo infiammatorio delle prime vie aeree o ad un iniziale danno neurosensoriale. La terapia non può essere solo medica, ma a seconda dell’età del paziente e della gravità della patologia correlata può essere necessario ricorrere ad un trattamento chirurgico o protesico. la ipoacusia severa comporta un serio problema di integrazione sociale, si rende quindi necessario il trattamento della patologia principale, una protesizzazione acustica e a seconda dell’età anche ad una rieducazione logopedica. La ipoacusia profonda comporta gravi ripercussioni nella vita di relazione, con la necessità relativamente all’età del paziente di ricorrere, dove una protesizzazione tradizionale non fosse sufficiente, ad un intervento chirurgico di impianto cocleare, con tutto il successivo iter riabilitativo”.
Sulla base dell’origine e dell’intensità, in che modo i deficit della funzione uditiva si possono curare? Quali sono le tecniche, gli ausili e gli apparecchi oggi maggiormente utilizzati per risolvere i problemi legati ai disturbi dell’udito?
“Di solito le patologie dell’orecchio medio, quindi quelle di tipo trasmissivo nelle quali non c’è un danno del nervo acustico, siano esse batteriche cronicizzate, o degenerative (colesteatoma congenito o secondario) possono essere curate con un intervento chirurgico di timpanoplastica. nel trattamento chirurgico, il medico ha però come primo obiettivo la risoluzione dell’evento morboso che ha causato la ipoacusia e questo può talvolta essere in contrasto con il recupero completo della funzione uditiva. Le forme neurosensoriali non possono trarre nessun giovamento da un trattamento chirurgico che non può ripristinare la funzione nervosa. Unica eccezione sono le forme profonde, che in casi selezionati possono essere sottoposte ad un impianto cocleare (intervento che deve essere effettuato solamente presso Centri di Riferimento). le tecniche chirurgiche tendono a ricostituire la continuità della catena ossiculare, quando non è possibile riutilizzare tutti gli ossicini si utilizzano protesi di materiale sintetico biocompatibile che sostituiscono l’ossicino mancante. Per quanto riguarda le protesi acustiche, oggi sono stati raggiunti risultati di altissimo livello con la tecnologia digitale e la possibilità di applicare delle protesi direttamente all’interno dell’orecchio medio a contatto con la finestra ovale. L’importante è utilizzare gli ausili protesici tanto più precocemente quanto più è giovane il paziente e ricorrere quando necessario ad un supporto logopedico nell’infanzia e psicologico nell’età più avanzata”.
Riassumendo, quando l’intervento chirurgico ed è risolutivo in maniera definitiva?
“Il trattamento chirurgico è indicato nella maggior parte delle ipoacusie legate ad una patologia dell’orecchio medio. In medicina è difficile garantire un risultato definitivo: al di fuori di patologie malformative che possono essere spesso risolte, le affezioni flogistiche attecchiscono su una persona piuttosto che su un’altra, per una sorta di predisposizione soggettiva che rimane e che può favorire ricadute o nuove patologie dello stesso organo”.
È possibile e in che modo prevenire i disturbi dell’udito?
“Bisogna per prima cosa chiarire due punti. Prima di tutto, le patologie dell’orecchio non sono mai primitive, ma insorgono come complicazione diffusa dalle prime vie aeree (flogosi rinosinusali, faringotonsilliti, episodi infiammatori delle vegetazioni adenoidee) poi nell’infiammazione e infezione dell’orecchio medio la mucosa va incontro ad una modificazione (metaplasia) che favorisce nuovi episodi flogistici (effetto memoria). la prevenzione va quindi fatta sulle prime vie aeree riducendo le infiammazioni e trattando i primi sintomi in maniera adeguata per evitare le complicazioni specie nei soggetti predisposti. Per quanto riguarda le ipoacusie da esposizione ai rumori (di tipo lavorativo), bisogna usare tutti i presidi messi a disposizione per ridurre gli eventuali danni (cuffie, etc.) in quanto l’orecchio è fatto per sentire i suoni, anche a volume elevato, ma è indifeso verso i rumori (privi di armoniche) che possono distruggere in maniera irreversibile le cellule ciliate deputate a trasformare il suono e la voce in uno stimolo nervoso da inviare al lobo temporale del cervello”.
Diversi studi hanno dimostrato che c’è un legame tra diabete e ipoacusia: secondo gli esperti, le persone affette da diabete hanno una probabilità più che doppia, precisamente di 2,15 volte più elevata, di incorrere in una perdita dell’udito rispetto ai non diabetici. nel 65% dei casi l’ipoacusia che si riscontra nei diabetici riguarda le frequenze acute, mentre nel 26% dei casi si ha un interessamento delle frequenze medio-gravi. In sostanza, 1 diabetico su 4 ha una perdita uditiva significativa, per la quale può essere necessario l’utilizzo di apparecchi acustici. Nel mondo scientifico sono due le ipotesi che portano a questa correlazione. la prima fa riferimento all’angiopatia diabetica, che si verifica quando il diabete provoca danni a livello dei vasi sanguigni, associandosi così ad alterazioni vascolari dell’orecchio interno e causando disturbi circolatori. la seconda ipotesi mette in evidenza, invece, come il diabete possa agire sui nervi, alterando la trasmissione dell’impulso a livello del nervo acustico e delle vie uditive centrali.
Dott. Cavaniglia, è importante non sottovalutare questa associazione? Quali sono i rischi maggiori per le persone che soffrono sia di ipoacusia che di diabete?
“Esistono 3 tipi principali di diabete: Diabete tipo 1; Diabete tipo 2 e Diabete gestazionale. Il diabete tipo 1, denominato anche diabete giovanile, o insulino-dipendente, è un disordine del sistema immunitario che impedisce la produzione di insulina. le cellule beta del pancreas, che sono responsabili della produzione di insulina, vengono attaccate ed uccise dal sistema immunitario. Il diabete tipo 1 viene normalmente diagnosticato durante l’infanzia o la prima adolescenza, sebbene i suoi sintomi possano insorgere a qualunque età. Il diabete tipo 2 è la forma più comune di diabete. Rappresenta il 90% dei casi di diabete ed è in gran parte dovuto ad obesità o alla mancanza di attività fisica. I soggetti affetti da diabete tipo 2 non producono una quantità sufficiente di insulina o non sono in grado di usarla in modo efficace. Il diabete gestazionale insorge nelle donne in gravidanza che precedentemente non hanno mai sofferto di diabete. Viene diagnosticato attraverso una analisi del sangue eseguita durante la gravidanza. non ne sono state individuate le cause specifiche, ma si ritiene che gli ormoni prodotti durante la gravidanza aumentino la resistenza della donna all’insulina, con conseguente riduzione della tolleranza al glucosio. non si sa molto dell’interazione tra diabete ed ipoacusia. In effetti l’ipoacusia potrebbe essere una complicanza sottovalutata del diabete, sia di tipo 1 che di tipo 2. A causa di tutto ciò e della consapevolezza generalmente limitata delle conseguenze negative dell’ipoacusia sul benessere di una persona, a molti pazienti diabetici non viene diagnosticata la propria ipoacusia oppure preferiscono ignorare la propria condizione senza fare nulla al riguardo. La ipoacusia è prevalentemente di tipo neurosensoriale. Nel diabete tipo 1 esiste una forte correlazione con l’ipoacusia in età relativamente giovanile, prima che gli effetti cumulativi di invecchiamento, esposizione al rumore ed altri fattori contribuiscano al deficit uditivo. Nel diabete tipo 2 la malattia e l’ipoacusia sono normalmente associate all’età. La maggiore differenza uditiva si manifesta nelle frequenze medie ed acute. l’incidenza e la gravità dell’ipoacusia sembrano essere correlate alla quantità di tempo trascorso dall’insorgere del diabete ed all’efficienza del controllo dei loro livelli di glucosio. Complicazioni ben note del diabete coinvolgono cambiamenti patogenetici e micro-vascolari dei nervi sensoriali. Osservazioni post-mortem di pazienti diabetici mostrano un ispessimento dei capillari nella stria vascularis, un ispessimento delle pareti dei vasi della membrana basilare ed una maggiore perdita delle cellule ciliate esterne nel giro basale inferiore oltre alla demielinizzazione dell’ottavo nervo cranico Inoltre il restringimento dell’arteria uditiva interna è un altro cambiamento vascolare causato dal diabete”.
Oltre ad una correlazione tra i disturbi dell’udito e il diabete, esiste una relazione bidirezionale tra disturbi acustici e deterioramento cognitivo in età avanzata. A sostenerlo sono numerosi studi che hanno dimostrato la correlazione tra ipoacusia e morbo di Alzheimer. Stando ai dati, oltre 7 milioni di italiani e 590 milioni di persone nel mondo convivono con un deficit dell’udito e vanno incontro a un rischio maggiore di sviluppare forme di demenza. Il pericolo di decadimento cognitivo è direttamente proporzionale al livello di ipoacusia: può aumentare fino a 5 volte nei casi più gravi di sordità e pe rogni peggioramento dell’udito di 10 decibel si registra una crescita del rischio di demenza di circa 3 volte.
Dott. Cavaniglia che ne pensa? è così?
“Con il passare del tempo diminuisce la qualità di ricezione dei suoni, e in presenza di ipoacusia aumenta di 5 volte la probabilità di andare incontro alla demenza senile, indipendentemente da altri possibili fattori”.
È vero che chi ha una perdita uditiva a 60/65 anni ha un maggior rischio di sviluppare demenza nel corso degli anni?
“Attraverso l’udito ci rapportiamo al mondo, apriamo un canale di comunicazione con altre persone e recepiamo gli stimoli esterni. Quando si comincia a sentire male, poco o niente, il cervello si atrofizza fino a facilitare la comparsa della demenza senile. Quello tra ipoacusia e demenza senile è un legame reale e, riprendendo le parole del Prof. Martini, Cattedratico di Padova, possiamo affermare che ‘rallentare anche di un solo anno l’evoluzione del quadro clinico, porterebbe a una riduzione del 10% del tasso di prevalenza della demenza nella popolazione generale, con un notevole risparmio in termini di risorse umane ed economiche’”.
Quali sono le misure di prevenzione?
“Fare controlli audiometrici. A differenza di quanto accade in molti Paesi europei, in Italia si sottovalutano i disturbi dell’udito, a tal punto che l’ipoacusia degenera spesso in sordità e gli acufeni sono considerati un fastidio a cui ci si abitua. Ai primi segnali di abbassamento dell’udito invece bisogna rivolgersi all’Otorinolaringoiatra per eseguire tutti i test medici richiesti dal caso diagnosticato e, eventualmente, utilizzare l’apparecchio acustico”.
I disturbi dell’udito oltre ad avere delle serie conseguenze sulla salute potrebbero anche dare origine a dei problemi sotto il profilo sociale e assistenziale. Ad esempio, potrebbero complicare il dialogo tra medico e paziente con la conseguenza che il fatto di “non sentire bene” potrebbe creare errori nel seguire in modo giusto una determinata terapia. A testimoniarlo uno studio realizzato dai ricercatori della Cork University, pubblicato su “Jama Otolaryngology”, condotto su 100 pazienti over 60, dal quale è emerso che il 43% degli anziani non riesce a capire le indicazioni del medico proprio a causa di problemi di udito. nella ricerca, il 57% aveva qualche problema di udito (con picchi fra gli 80enni), ma solo il 26% usava apparecchi acustici. Risultato? ben 43 pazienti hanno riferito di aver sentito male le istruzioni del medico o dell’infermiera.
Dott. Cavaniglia, cosa ne pensa? Quanto è importante l’utilizzo di apparecchi acustici? Secondo lei, perché molti anziani sono restii nell’utilizzo di questi apparecchi?
“L’ipoacusia può avere conseguenze negative:
- Ridotta qualità della vita
- Solitudine, isolamento sociale
- Scarsa autostima, insicurezza, frustrazione
- Ridotta qualità delle relazioni familiari e personali
- Ridotte capacità cognitive
La soluzione più semplice ed efficace è la protesizzazione precoce, ma nonostante la ricerca e la tecnologia abbiano fatto molti passi in avanti, gli apparecchi acustici sono costosi per molte persone e alcuni li ritengono troppo invasivi. Questo è dovuto ad un problema culturale per cui gli occhiali vengono messi in mostra ma della protesi acustica ancora si prova vergogna”.
Alla luce di quanto detto, quali sono i suoi consigli?
“L’orecchio è un organo di senso molto importante e delicato, ci serve oltre che per sentire, anche per capire da dove provengono i suoni sia per permetterci una vita di relazione, sia per farci pervenire eventuali segnali di pericolo. l’uomo è un essere sociale e vive in mezzo agli altri con i quali deve interloquire e relazionarsi, è quindi fondamentale mantenere l’efficienza uditiva nel migliore dei modi. è necessario controllare la funzionalità uditiva sin dalla primissima infanzia in modo da prevenire, curare, riabilitare i danni al sistema uditivo il più precocemente possibile; eseguire per tempo terapie mediche ed eventuali interventi chirurgici che possano ripristinare la funzione uditiva. In caso si rendesse necessario, ricorrere ad una protesi acustica, superare falsi preconcetti e, seguendo le indicazioni dello specialista, rivolgersi a un Centro di apparecchi acustici per scegliere il più adatto alle proprie esigenze”.