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Istat, continua il calo delle nascite
Con l’inizio dell’anno nuovo l’Istat, Istituto nazionale di statistica, ha già dimostrato che il calo delle nascite continuerà per tutto l’anno 2018. Negli ultimi tempi i parti sono diminuiti di oltre 100 mila unità; in particolare, nel 2016 sono nati 473.438 bambini, oltre 12mila in meno dell’anno precedente. Questo fenomeno negativo si sta verificando sempre di più alle coppie di genitori entrambi italiani, anche se dal 2012 stanno diminuendo anche i nati con un genitore straniero o entrambi stranieri.
La situazione del calo delle nascite non sembra migliorare per due fattori basilari. Il primo, riguarda una minor presenza di donne in età riproduttiva; il secondo invece, è strettamente correlato al forte calo dei matrimoni, una tendenza che avanza dall’inizio della crisi economica scoppiata nel 2008. Infatti, nel 2014 sono state celebrate appena 189.765 nozze, 57mila in meno rispetto agli anni precedenti. Secondo numerosi studi, il legame tra nuzialità e natalità è molto forte in Italia e, la maggior parte delle volte, un ridimensionamento del calo delle nascite è strettamente connesso al recupero dei matrimoni.
Tuttavia, la crisi economica è il motore principale che guida una macchina debole e difficile. La trasformazione della struttura della popolazione femminile è un effetto del crollo finanziario ed è, a sua volta, responsabile per quasi i tre quarti della differenza di nascite osservata tra il 2008 e il 2017. La restante quota dipende invece dalla diminuzione della tendenza ad avere figli.
Un altro grave problema è che la società italiana, a differenza di altri paesi europei e non solo, non si è ancora adattata alle madri lavoratrici e perciò si verifica una bassissima fecondità permanente. La società italiana non è preparata attualmente al cambiamento del mercato e al nuovo modo di lavorare. Non vengono offerti servizi adeguati volti a tutelare, almeno in parte, le donne lavoratrici. Ad esempio, la maggior parte degli asili sono costosi e hanno orari talvolta conciliabili con i turni lavorativi, soprattutto di quei genitori che non possono o non riescono ad avere un aiuto esterno.
Per contrastare il calo delle nascite, urge quindi la necessità di rivedere le politiche in atto rivolte, soprattutto, alle donne in ambito materno e lavorativo.