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Nascono in Italia i Distretti del Cibo
Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha presentato i Distretti del Cibo. Si tratta di un innovativo strumento previsto dalla Legge di Bilancio 2018 per garantire ulteriori risorse e opportunità di crescita e di rilancio, a livello nazionale, delle filiere e dei territori. Nello specifico, si parla di distretti rurali e agroalimentari di qualità riconosciuti o da riconoscere; quelli localizzati negli spazi urbani o in prossimità degli stessi contraddistinti da una particolare componente di imprenditoria agricola che ha lo scopo della riqualificazione ambientale e sociale delle zone individuate; quelli caratterizzati dall’integrazione fra attività rurali e attività di prossimità; i distretti biologici.
Per garantire lo sviluppo dell’intero territorio e non solo delle filiere, i nuovi Distretti opereranno sul campo sulla base di programmi di progettazione integrata. Il loro riconoscimento è affidato alle Regioni e alle Province autonome che provvedono a comunicarlo al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali presso il quale è avvenuta l’istituzione del Registro nazionale. A oggi le regioni che hanno emanato una specifica normativa per il riconoscimento dei distretti rurali e agro-alimentari sono: Lazio, Sicilia, Abruzzo, Calabria, Piemonte, Toscana, Veneto e Basilicata. La Liguria, al momento, si è limitata all’individuazione dei distretti con legge regionale facendo riferimento diretto al decreto legislativo nazionale.
È importante sottolineare che il riconoscimento dei distretti è finalizzato a promuovere e a sostenere, tra gli altri scopi, le relazioni tra le imprese, le iniziative di promozione e innovazione dell’immagine del territorio, l’aggregazione e il confronto tra gli attori locali.
Il sostegno ai Distretti del Cibo è stato finanziato attraverso 5 milioni di euro nel 2018 e 10 milioni di euro a partire dal 2019. “Per consentire lo sviluppo dei nostri territori – ha dichiarato il viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Andrea Olivero – c’è ancora bisogno di compiere un salto di qualità. Con questo obiettivo abbiamo rilanciato e rafforzato l’esperienza dei Distretti, in quanto per tutelare le imprese agricole vanno costruiti rapporti più stretti nelle filiere e nei servizi capaci di guardare a tutto il territorio nel suo complesso. Mettendo insieme aziende, cittadini, associazioni e istituzioni per raggiungere obiettivi comuni.”
“Si tratta di una strada innovativa, che permette al nostro Paese di guardare allo sviluppo locale e alla tutela del paesaggio attraverso un approccio nuovo. Mi immagino, in quest’ottica, il tema del rapporto tra città e agricoltura, la maggiore collaborazione tra realtà agricole e quelle di prossimità, a partire dai mercati contadini, l’integrazione con il turismo e i distretti del biologico in cui la sostenibilità diventa leva di competitività anche al di fuori dei confini strettamente rurali”.
I Distretti del Cibo rappresentano, inoltre, un percorso utile per il futuro. “Per la prima volta facciamo una scelta di sostegno chiara, mediante risorse concrete e pluriennali, con lo scopo di aiutare lo sviluppo dei progetti. Dopo Expo e nell’Anno Nazionale del Cibo prevediamo un altro tassello fondamentale capace di dare ulteriore forza al Made in Italy agroalimentare.”
Quali sono le prospettive dei Distretti nella “Granda”? “La provincia di Cuneo, con la sua forte vocazione agroalimentare, è l’area ideale per far nascere i Distretti del Cibo. Penso al settore della frutta – dalle mele alle pesche, fino ai piccoli frutti -che vede e sempre di più dovrà avere sul posto anche aziende di trasformazione; penso alla grande filiera dei prodotti di montagna: da quelli caseari fino alle erbe officinali. E, naturalmente alla “sweet valley” delle Langhe, caratterizzata da produzioni dolciarie di qualità derivanti, spesso, da prodotti agricoli del territorio. Oltretutto le attività sono accompagnate da studio e ricerca, come stanno a testimoniare, ad esempio, l’Università di Pollenzo e la Fondazione Agrion. Insomma, il Cuneese del buon cibo può costituire un ottimo laboratorio per lo sviluppo dei distretti e può avere in questi un’ulteriore occasione di crescita agricola, agroalimentare e dell’intero territorio”.