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Chirurgia robotica: braccia meccaniche e telecamera assistono il chirurgo in sala operatoria pediatrica
Sanità d’eccellenza e all’avanguardia grazie all’utilizzo dei robot chirurgici in sala operatoria.
L’evoluzione della tecnologia robotica e l’introduzione di sistemi di nuova generazione hanno permesso, negli anni, un progressivo incremento dell’attività chirurgia robotica anche in campo pediatrico.
L’Ospedale Infantile di Alessandria, presidio dell’AON SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo, è tra i primi centri italiani che recentemente ha eseguito due interventi chirurgici, l’asportazione della milza a un bambino di 10 anni e la rimozione del colon con la ricostruzione del retto a un altro di 2 anni, avvalendosi della sofisticata apparecchiatura.
Qual è la differenza tra l’intervento eseguito con il robot e quello tradizionale? Perché l’utilizzo di questa apparecchiatura? Quali sono i vantaggi per il paziente?
Health Online l’ha chiesto al dottor Alessio Pini Prato, Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo (Alessandria).
Che cos’è la chirurgia robotica? È una chirurgia mini-invasiva?
“I robot chirurgici si presentano come computer dotati di braccia meccaniche e telecamera, che assistono il chirurgo in particolare in caso di interventi di chirurgia mini-invasiva (laparoscopia, toracoscopia, etc). Questi interventi si eseguono normalmente praticando dei piccoli forellini sulla pelle del paziente, evitando così il tradizionale taglio. In questi buchi si inseriscono dei tubi sottili, attraverso i quali vengono fatti passare i vari strumenti ed una sottile telecamera, che permette di vedere con ingrandimento ed in 3D cosa si stia facendo, manovrati dal chirurgo assistito da un aiuto che completa l’equipe operatoria”.
È oggi lo strumento più avanzato che ha a disposizione il chirurgo per potenziare le sue capacità operative e in grado di rendere l’intervento molto più efficace e preciso?
“Il robot rappresenta attualmente la massima espressione tecnologica in ambito chirurgico. Assistito da tutta una serie di devices che possono arricchirne le caratteristiche tecnologiche (sistemi di sutura, coagulazione, manipolazione e dissezione), il robot consente al chirurgo di eseguire procedure prima impensabili con estrema precisione e magnificazione del dettaglio”.
E quali sono i vantaggi per il paziente?
“I vantaggi per il paziente sono sostanzialmente i medesimi che già erano stati ampiamente dimostrati per la chirurgia mini-invasiva tradizionale (laparoscopia, toracoscopia, etc.) e quindi ridotto traumatismo, minore stress postoperatorio, miglior gestione del dolore, riduzione del rischio di aderenze e problematiche di parete, miglior risultato estetico. Tuttavia il reale beneficio, a mio avviso, è che il robot consente al chirurgo di spingere le indicazioni della chirurgia mini-invasiva anche a settori, tecniche chirurgiche e regioni corporee prima unicamente ‘aggredibili’ con tecniche convenzionali e con il noto ‘taglio’. Quanto detto elimina di fatto i limiti applicativi che fino ad oggi aveva e continua ad avere la chirurgia mini-invasiva convenzionale, costituiti dalla necessità di delicata dissezione, zone corporee di dimensioni estremamente ridotte, bisogno di manipolazioni complesse, etc”.
I robot chirurgici hanno fatto il loro ingresso anche in pediatria. Quali sono le patologie pediatriche dove è possibile intervenire con il robot piuttosto che con le metodiche tradizionali? E perché?
“Tutti gli interventi chirurgici eseguiti con l’approccio mini-invasivo possono essere trattati con la robotica. Dati i costi elevati di setting e manutenzione delle apparecchiature robotiche, determinate procedure sono risultate essere più adatte e ‘convenienti’ sia per motivi clinici che per ragioni ‘economiche’. L’utilizzo del robot ha infatti senso nella misura in cui migliora la performance del chirurgo ed assicura migliori risultati clinici, mentre rappresenta un costo insostenibile se non assicura tali risultati. Ad oggi la chirurgia esofago-gastrica, delle vie biliari, del retto ultrabasso, della prostata e del rene, ma anche la chirurgia splenica, soprattutto se ricostruttiva e complessa, rappresentano le indicazioni principali per tale nuova frontiera tecnologica”.
Di recente sono stati eseguiti presso l’azienda ospedaliera di Alessandria dove lei è Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Pediatrica, due interventi su pazienti pediatrici. Perché la scelta di utilizzare i robot e quali sono stati i risultati?
“L’AON SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo è stata fra le prime in Italia a dotarsi di tale apparecchiatura, grazie all’intuito del dott. Spinoglio, ex primario della Chirurgia Generale dell’Azienda. Ad oggi la robotica era stata unicamente utilizzata in chirurgia generale, urologia, ginecologia e poche altre specialità dell’adulto. L’opportunità di utilizzare il robot in capo pediatrico è stata decisa e concordata al momento della definizione dei piani strategici con la Direzione Generale dell’Azienda Ospedaliera ed ha coinvolto tutti i membri dell’equipe dell’Ospedale Infantile di Alessandria, dai chirurghi alle infermiere di sala operatoria, al personale tutto che ha condiviso il processo di crescita e di acquisizione delle competenze necessarie per affrontare questa nuova tecnologia. La scelta delle procedure da eseguire è stata basata sui dati di letteratura e sull’esperienza di altri centri opinion leader mondiali. In particolare, la ricostruzione del retto con l’approccio endorettale descritto da Soave nei lontani anni ‘60, che richiede una manipolazione ed una delicatezza non compatibili con l’approccio laparoscopico tradizionale, risulta particolarmente agevole con l’ausilio del robot. I piccoli pazienti che abbiamo operato hanno potuto godere dei vantaggi della robotica, quali appunto meno cicatrici e un miglior risultato estetico, se pensiamo che siamo di fronte ad un organismo in crescita, minor perdita di sangue, minore traumatismo e stress, minore ospedalizzazione”.
Quali sono i progetti per il futuro?
“Non siamo i primi e non siamo i soli ad utilizzare la robotica in campo pediatrico in Italia e nel mondo, ma vogliamo essere i primi a farlo con un criterio innovativo, mirato all’identificazione dei settori di reale beneficio clinico e di sostenibilità sanitaria, e con progettualità non limitata a brevi esperienze fini a se stesse, ma con una proiezione temporale di almeno un decennio”.