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Continua il fenomeno del Turismo Sanitario
La globalizzazione, un fenomeno che ormai si è concretizzato da parecchi anni, ha colpito molti settori tra cui quello della sanità. La crescente domanda e offerta di salute in una prospettiva globale è una realtà consolidata e non più trascurabile. Basti pensare che, ogni anno, circa sette milioni di persone si mettono in viaggio per motivi di salute, generando un volume d’affari che ammonterà a 150 miliardi di dollari entro la fine del 2018.
Si parla, infatti, di Health Travel o Medical Tourism, in italiano “turismo sanitario”. Questa concezione diffusa, ma ancora non abbastanza nota, indica l’insieme delle attività organizzative di viaggio e di permanenza in un paese estero per ottenere delle specifiche prestazioni sanitarie, preventivamente definite, da parte di un centro medico o di un professionista medico di propria scelta.
In sostanza, il Turismo Sanitario è la risposta alla tendenza, ormai in continua espansione, di recarsi in un altro paese per ricevere le cure di cui si ha bisogno. Invece di prendere in considerazione le strutture interne al proprio Paese, flussi di individui o, appunto, turisti, tendono a spostarsi verso paesi anche lontani, determinando, di conseguenza, la crescita di un mercato internazionale della sanità.
Il turismo medico – sanitario è strettamente correlato ai cambiamenti demografici e agli stili di vita della popolazione mondiale. Lo studioso J.C. Henderson, il primo ad aver cercato di definire in maniera dettagliata i vari ambiti del Turismo Sanitario, suddivide la ricerca di cure in altri paesi attraverso quattro categorie principali:
- Ogni forma di interventistica chirurgica e approfondimenti diagnostici;
- le medicine alternative, come le cure omeopatiche, termali ed il fitness;
- il miglioramento estetico, attraverso la chirurgia plastica e cosmetica;
- i trattamenti per la fertilità e la procreazione assistita.
Per quanto riguarda l’Italia, i pazienti stranieri che scelgono il nostro Paese si aggirano intorno ai 5.000 ogni anno generando, fino ad adesso, dei ricavi pari a 12 miliardi di euro. Sono pazienti provenienti soprattutto dai Paesi arabi, dalla Svizzera, dall’Albania e dalla Russia che spendono, per cure ed interventi, cifre variabili tra i 20 e i 70 mila euro.
Si tratta di una grande opportunità con la quale promuovere all’estero le strutture sanitarie pubbliche o private italiane, singoli studi e medici altamente specializzati in alcune cure o interventi. Nonostante le numerose critiche, l’Organizzazione Mondiale della Sanità continua a considerare il sistema sanitario italiano come uno dei migliori al mondo, per la qualità delle prestazioni mediche garantite, per la varietà di strutture pubbliche e private con reparti clinici di altissima specializzazione (soprattutto neurologia, cardiochirurgia, oncologia, ortopedia e chirurgia bariatrica) e per le numerose eccellenze riconosciute a livello mondiale.
In particolare, secondo uno studio del Ministero della Salute, la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Toscana sono le regioni italiane caratterizzate da un maggior numero di pazienti proveniente da altre zone e diversi paesi del mondo. La Campania, la Calabria e la Sicilia sono invece le tre regioni con il minor numero di ricoveri.
In Europa, è stata applicata la direttiva europea 2011/24 sull’assistenza sanitaria transfrontaliera, che ha iniziato ad essere operativa in tutti gli stati membri dell’UE a partire dal 4 dicembre 2014. Da una parte ha lo scopo di essere uno strumento particolarmente attento ad assicurare la possibilità di accesso alle cure sanitarie ai cittadini europei in ogni paese dell’Unione; dall’altra, risulta essere un mezzo efficace in grado di rafforzare i legami fra le imprese commerciali ed il mondo sanitario.