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Inquinamento atmosferico: gli aggiornamenti dell’Oms
L’aria pulita è considerata un requisito fondamentale per la salute umana e il benessere. Tuttavia, l’inquinamento atmosferico continua a rappresentare una grave minaccia per la salute a livello mondiale. L’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato di recente un rapporto che evidenzia come in Asia, Africa e Europa il 90% della popolazione continua ad ammalarsi per colpa dell’aria inquinata. L’Oms è sempre stata molto attenta e sensibile a questa problematica pubblicando nel 1987 delle linee guida sulla qualità dell’aria che vennero riviste nel 1997 e costantemente aggiornate fino al giorno d’oggi. Queste sottolineano che, diminuendo il livello di un particolare tipo di inquinante conosciuto come PM10 derivante principalmente dalla combustione di materiali fossili e altri tipi di carburanti, si potrebbe ridurre la mortalità nelle città inquinate del 15% all’anno. Ugualmente il PM 2,5, particolato di biossido di zolfo, ozono e biossido di azoto, ha un forte impatto sulla stato fisico di tutti gli individui causando una perdita di aspettativa di vita di circa 8,6 mesi.
Le tossine presenti nell’atmosfera si trovano ad un tasso superiore a quello giudicato massimo per la salute provocando, fino ad adesso, la morte di circa sette milioni di persone in tutto il mondo. Le stime evidenziate dall’agenzia speciale dell’ONU, si basano sui dati di 4.300 città in 100 paesi diversi sia sull’inquinamento atmosferico, con i tassi di polveri sottili e ultrasottili, che su quello indoor, causato dall’utilizzo di stufe a carbone o a legna per cucinare e riscaldare gli ambienti.
Riducendo i livelli di inquinamento, si registrerebbe una diminuzione dell’incidenza delle malattie dovute a infezioni respiratorie, delle malattie cardiache e dei tumori al polmone. Inoltre, azioni volte alla diminuzione dell’inquinamento atmosferico contribuirebbero a un calo nelle emissioni di gas che influiscono sui cambiamenti climatici, fornendo così altri benefici sulla salute.
In particolare, secondo le stime dell’Oms l’aria inquinata è causa del 24% di tutte le morti per attacco cardiaco, del 25% degli ictus mortali, del 43% delle morti per malattie polmonari ostruttive e del 29% dei tumori al polmone. Questa tragica situazione si manifesta soprattutto nel sud est asiatico e nel Pacifico Occidentale che presentano più di due milioni di decessi, mentre la regione europea dell’Oms ne conta circa 500 mila. Il 7% delle morti avviene in donne, bambini e ragazzi sotto i 15 anni poiché respirano quotidianamente fumi tossici dall’uso di stufe nelle proprie abitazioni.
Anche se più della metà delle scomparse avvengono nei Paesi in via di sviluppo e quindi sono le persone più povere ed emarginate a sopportare il peso maggiore, stando ad alcuni studi le grandi metropoli possiedono l’aria peggiore. Ciò riguarda anche le città europee dove, a seconda del livello di inquinamento, si perdono dai 2 ai 24 mesi di vita per colpa dello smog.
Ci vorrebbero maggiore sensibilizzazione del problema e concreti piani di emergenza e sviluppo. Ad esempio, Pechino si è impegnata molto a ridurre le emissioni introducendo sanzioni pesanti per chi infrange le norme ambientali ed investendo continuamente nelle rinnovabili. Lo scorso anno la Repubblica popolare è diventata il primo produttore al mondo di energia solare e fra 15 anni oltre il 70% dei cinesi potrà fare uso di fonti energetiche più pulite rispetto al carbone, ancora largamente adottato nelle campagne.
Inoltre, in Cina sono stati sperimentati degli enormi cilindri di cemento in grado di filtrare polveri sottili e gas. Il nuovo sistema di purificazione dell’aria è alto 60 metri ed è stato costruito a Xi’an, capoluogo della provincia di Shaanxi, nella Cina Centrale la cui area metropolitana risulta essere popolata da circa 12 milioni di persone. Il progetto è tuttora sperimentale, ma i risultati dei primi test sembrerebbero positivi. I promotori dell’iniziativa pensano che in futuro potrebbe contribuire a risolvere il problema dell’inquinamento, non solo in Cina ma anche in altre parti del mondo.