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Aumenta la mortalità infantile nel mondo. Italia e Spagna tra i paesi più virtuosi
1,4 milioni di bambini sotto i cinque anni sono morti per malattie prevenibili con un vaccino nel 2016. Un dato drammatico denunciato dall’Unicef che ricorda come “nel 2016 un numero stimato di 1,4 milioni di bambini sotto i cinque anni sono morti per malattie prevenibili con un vaccino. Circa un quarto delle morti tra bambini sotto i 5 anni sono state causate da polmonite, diarrea e morbillo e la maggior parte si sarebbero potute prevenire con i vaccini”. A livello mondiale, prosegue l’Unicef, “1 bambino su 7 – oltre 19 milioni – non ha ricevuto le vaccinazioni di routine, compresi 13 milioni che non sono mai stati vaccinati, esponendo loro stessi e le loro comunità al rischio di malattie e morte. I bambini più poveri e vulnerabili, che hanno bisogno più di tutti di vaccinazioni, continuano a essere quelli che hanno meno probabilità di riceverle”.
“È stato stimato che, lo scorso anno, i vaccini abbiano salvato le vite di circa 3 milioni di bambini. 3 milioni di futuri dottori, insegnanti, artisti, leader di comunità, madri e padri che oggi sopravvivono grazie a milioni di operatori e volontari in prima linea che percorrono centinaia di miglia per raggiungere aree remote, attraverso giungle e superando mari per raggiungere ogni bambino – ha dichiarato Robin Nandy, responsabile dell’Unicef per le vaccinazioni -. Continuiamo a lavorare con i Governi sul campo, anche nei luoghi colpiti da conflitto, per supportare questi eroi mai celebrati che svolgono un lavoro estremamente pericoloso per salvare vite”.
Parlando di mortalità infantile, c’è da dire che il dato più drammatico non riguarda esclusivamente i paesi sottosviluppati del mondo, come ad esempio l’Africa, ma anche il Venezuela dove la popolazione è allo stremo delle forze con una forte carenza di generi di prima necessità e di medicinali, la Siria e altre aree del Medioriente inginocchiati da anni di un sanguinoso conflitto che non accenna a terminare.
Tra i paesi sviluppati, invece, Italia e Spagna fra il 1961 e il 2010, hanno visto crescere maggiormente i livelli di salute di bambini e adolescenti. È un dato emerso in un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Health Affairs. Fanalino di coda della classifica gli Stati Uniti, “nonostante una spesa pro capite maggiore nella cura dei bambini”. I ricercatori della Johns Hopkins University si sono basati sui dati sulla mortalità infantile fino a 19 anni di 20 paesi Ocse, dotati di economie simili, in un periodo di riferimento che va dal 1961 al 2010. Nel corso di quattro decenni, in Italia il numero di morti sotto l’anno di età è diminuito in media del 5,6% all’anno nel periodo considerato, un valore inferiore solo a quello spagnolo (-5,7% morti in meno all’anno). L’Italia è entrata nel ristretto numero di Paesi nei quali muoiono meno di tre bimbi ogni mille nati. Tra il primo e 19esimo anno di età il numero di giovani deceduti, sempre in Italia, è diminuito in media del 3,4% ogni anno, un dato inferiore solo a quello del Giappone (-3,5%).
Save The Children: ogni anno muoiono 6,9 milioni di bimbi
Negli Stati Uniti, invece, il miglioramento nel numero dei morti nel primo anno di vita è sceso annualmente del 3,1% sotto l’anno e del 2% per il periodo d’età 1-19. Se gli Usa avessero sperimentato un miglioramento allineato alla media dei 20 Paesi, sottolineano gli autori, si sarebbero avuti 600mila morti in meno. La situazione non registra cifre positive in America già dagli anni Ottanta, quando la mortalità è aumentata rispetto agli altri Paesi ad alto reddito; fra il 2001 e il 2010, poi, il rischio di morte negli Usa è stato superiore del 76% per gli infanti e del 56% per gli adolescenti (età 1-19).