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Cosa significa essere infermiere volontario della Croce Rossa?
Martedì 8 maggio si è celebrata la giornata mondiale della Croce Rossa, la più grande organizzazione umanitaria del mondo. Predispone circa 1.500 volontari anche in campo sanitario. Ma cosa significa essere infermiere volontario della Croce Rossa? Ne abbiamo parlato con la “crocerossina” Benedetta Colasanti.
Come è arrivata alla Croce Rossa Italiana?
“Sognavo di diventare “crocerossina” fin da quando ero piccola quindi, appena compiuti i 18 anni, ho fatto domanda per entrare nel Corpo”.
È sempre stato un suo sogno diventare Infermiera Volontaria di questo ente?
“Si, sono cresciuta con la “leggenda” della Crocerossina quindi direi proprio di si!”
Esiste ancora in Italia il corso di laurea per diventare un’infermiera crocerossina? Se sì, bisogna accedervi passando un test d’ingresso?
“Esiste una scuola – non un vero e proprio corso di laurea universitario -, la scuola delle Infermiere Volontarie, che si tiene presso ogni Ispettorato locale/provinciale della Croce Rossa Italiana. Dura 2 anni e consiste in lezioni di teoria e di tirocinio – quindi pratica – presso Ospedali Militari (ove fossero presenti) e Civili. Una volta superato l’esame, si ha il titolo di Infermiera Volontaria della Croce Rossa Italiana che viene equiparato al titolo civile di O.S.S.S. (Operatore Socio Sanitario Specializzato). L’iter per accedervi consiste nel presentarsi presso l’Ispettorato della propria città e fare un colloquio psicoattitudinale con l’Ispettrice e le Vici Ispettrici in presenza, spesso, anche di psicologi. Dopo aver sostenuto questo colloquio si avrà l’esito, positivo o negativo. In caso di esito positivo si procede poi con tutti gli adempimenti burocratici per i documenti da presentare”.
Ha mai partecipato a delle spedizioni all’estero?
“No purtroppo, inizialmente per motivi di studio e poi di lavoro e famiglia”.
La Croce Rossa è caratterizzata da sette principi fondamentali: umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontarietà, unità e universalità. Ritiene che vengano rispettati allo stesso modo da tutti i volontari e dipendenti dell’organizzazione?
“Io credo ci sia una differenza abissale tra essere Volontario ed essere Dipendente. Con il Volontariato si entra quasi in un mondo ovattato dove sai che si devono rispettare questi sette principi (ma anche molti altri non esplicati) dal punto di vista soprattutto etico. Quando si diventa volontari di Croce Rossa, oltre a “sposare” l’Associazione, si sposa anche un modus vivendi che diventa poi intrinseco nella persona. Da Dipendente non si hanno le identiche sensazioni, perché anche se si fa parte sempre della stessa Associazione, comunque, volendo o no, entrano in gioco anche altri interessi che esulano dal puro volontariato”.
Cosa differenzia, secondo lei, un volontario da un dipendente della Red Cross?
“La differenzia sostanziale credo sia lo stato d’animo con cui si esplicano le attività. Con il Volontariato, l’unico obiettivo è quello di sentirsi utile per gli altri e gioire nel sapere di fare qualcosa che sai possa rendere felice la persona che hai di fronte, o comunque, sei contento nel sentirti utile per la società (ricordo che la Croce Rossa non si occupa solo ed esclusivamente di assistenza sanitaria). Nell’essere invece dipendente c’è, bene o male, sempre un secondo fine, il guadagno e la carriera”.
Ci indichi, da un suo punto di vista, i progressi che la Croce Rossa dovrebbe attuare per garantire un reale e costante miglioramento del sistema sanitario italiano.
“La Croce Rossa, non essendo autonoma sotto questo punto di vista, collabora e segue le direttive dettate dal Servizio Sanitario Nazionale, operando sempre in base ai suoi principi fondamentali ma garantendo comunque una linea comune con il SSN, lì dove agisce in simbiosi con esso perché, ripeto, la Croce Rossa esplica la sua attività in molti campi e non solo in quello sanitario”.