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Violenza sui bambini in Myanmar. Save the Children: ancora nessuna giustizia fatta

2 Settembre 2018

A distanza di un anno dalle violenze e dalle atrocità commesse nello Stato di Rakhine che hanno causato la fuga di oltre 700 mila Rohingya verso il Bangladesh, l’impatto devastante che queste hanno avuto sui bambini è emerso in modo chiaro. In particolare, l’inchiesta internazionale indipendente in Myanmar, il cui rapporto è stato pubblicato lunedì 27 agosto, ha chiarito che gli attacchi diffusi e sistematici contro la popolazione civile negli stati di Rakhine, Kachin e Shan, equivalgono a crimini contro l’umanità e crimini di guerra, e forse anche a un genocidio. Inoltre, tra i principali rischi cui sono esposti i bambini, c’è anche il traffico di minori. Fino ad ora sarebbero una trentina i casi confermati

A causa delle continue violenze perpetrate nello stato di Rakhine dall’agosto 2017, i bambini sono stati sottoposti a gravi violazioni dei diritti umani, come omicidi, menomazioni e violenze sessuali. I bambini sono stati uccisi davanti ai propri genitori e le ragazze hanno subito violenza sessuale. Di circa 500 mila bambini Rohingya in Bangladesh, molti sono fuggiti da soli dopo che i loro genitori sono stati uccisi o dopo essere stati separati dalle loro famiglie. La missione conoscitiva ha raccolto le testimonianze di molti bambini con ferite visibili che raccontavano di sparatorie, pugnalate o bruciature.

Il rapporto ha proposto un percorso rivoluzionario, centrato sulla vittima, completo e inclusivo, sottolineando l’importanza che esso venga dalla comunità internazionale, al fine di interrompere il clima di impunità e garantire che tutte le istituzioni statali si sentano responsabili nei confronti della popolazione.

“Le prove presentate dall’inchiesta sono chiare. Migliaia di bambini negli stati di Rakhine, Kachin e Shan hanno sofferto enormemente le violenze perpetrate per mano dell’esercito del Myanmar e di altri gruppi. Da tempo si attende un’azione incisiva. I bambini e le loro famiglie sono stati assassinati, aggrediti sessualmente e costretti a fuggire da villaggi in fiamme, e non hanno ancora ottenuto la giustizia che meritano. Stabilire i fatti attraverso l’inchiesta è stato un primo passo fondamentale verso l’ottenimento della giustizia, tuttavia ora deve esserci un passo avanti delle indagini al fine di identificare la responsabilità. A dirlo Michael McGrath, direttore di Save the Children in Myanmar.

“Save the Children sta chiedendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di deferire senza indugio il Myanmar alla Corte penale internazionale. Esortiamo inoltre il Consiglio dei diritti umani a istituire un meccanismo internazionale, imparziale e indipendente alla 39a sessione di settembre, con personale esperto che ha esperienza specifica in interviste ai bambini che hanno sofferto o sono stati testimoni di atrocità. Ai bambini dovrebbe anche essere fornito un sostegno sia psicosociale che di accesso alla giustizia, così come risarcimenti e reintegri”.

“Identificare il reale grado di responsabilità è necessario per fare giustizia, costruire la fiducia per un futuro rimpatrio e inviare il chiaro messaggio che commettere atrocità nello Stato del Rakhine e altrove non sarà più tollerato. Ad oggi il governo del Myanmar non è riuscito ad adottare misure credibili e tempestive per indagare sui crimini che si sono verificati e porre fine all’impunità. Hanno ripetutamente negato le responsabilità, bloccato le indagini indipendenti, ostacolato i meccanismi internazionali dei diritti umani, limitato l’accesso umanitario e imprigionato i giornalisti che indagavano sulle questioni. La comunità internazionale ha bisogno di inviare un segnale fermo a tutti i perpetratori delle violenze, incluso l’esercito del Myanmar, dal quale emerga che crimini di questa portata non saranno più tollerati in silenzio”, ha concluso Mc Grath.

 

Tags: bambini, Myanmar, save the children, violenza
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Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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