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Ammalarsi a lavoro: dal caso Samsung al Sud Italia, aumentano i casi
Oggigiorno ci si ammala sempre di più sul posto di lavoro.
Se da una parte gli infortuni lavorativi sono all’ordine del giorno sia in Italia che all’estero, dall’altra crescono le malattie professionali, prime fra tutti tumori e leucemia.
Un caso che ha attirato i riflettori dei media globali ha a che vedere con la Samsung, la multinazionale sudcoreana con filiali in 58 Paesi del mondo, che ha presentato le scuse ufficiali ai dipendenti che hanno perso la vita contraendo forme tumorali sul luogo di lavoro in Corea del Sud. Le dichiarazioni, rilasciate dai vertici del Gruppo che conta 489 mila dipendenti, fanno parte di un accordo raggiunto fra l’azienda e i rappresentanti dei lavoratori ammalatisi mentre erano impiegati nelle linee di produzione di chip e di display, a causa dell’esposizione ai materiali chimici adoperati nella produzione. Il pagamento di un risarcimento da parte di Samsung metterà dunque fine a oltre un decennio di contenziosi.
L’azienda dovrà risarcire le famiglie dei lavoratori che hanno perso la vita dal 1984 pagando circa 150 milioni di won, che corrispondono a 117 mila euro. Riceveranno il risarcimento non solo i lavoratori che si sono ammalati di patologie gravi come leucemia e tumori cerebrali, ma anche le lavoratrici che a causa dell’esposizione alle sostanze nocive hanno avuto aborti spontanei e i casi in cui i figli sono nati con malattie congenite. “Offriamo le nostre sincere scuse”, ha detto il presidente Kim Ki-nam, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Seoul, alla quale erano presenti anche attivisti e familiari dei lavoratori. Stando alle dichiarazioni rilasciate da Ki-nam, l’azienda non sarebbe stata in grado di gestire adeguatamente le minacce per la salute, nelle sue linee di produzione di semiconduttori e display a cristalli liquidi.
Come Samsung, seppur in dimensioni più ridotte, diverse sono le realtà in Italia dove ci si ammala nelle ore lavorative. Nel terzo trimestre del 2018, secondo quanto riporta l’Osservatorio dell’Inps, le malattie professionali sono aumentano nel settore privato, più 6,8%, e diminuite nel pubblico, segnando un calo del 3,1%. A livello territoriale per il settore privato l’aumento del numero di certificati è prevalente al Sud (+7,9%), mentre per il settore pubblico la diminuzione risulta più consistente al Nord (-5,5%).
A dicembre 2017 il numero di lavoratori dipendenti, interessati al controllo d’ufficio dello stato di malattia da parte dell’Inps, è stato di 13,7 milioni di cui 2,8 nel settore pubblico e 10,9 nel settore privato. All’aumento del numero dei certificati nel settore privato corrisponde una crescita meno che proporzionale del numero dei giorni di malattia (+4,9%), mentre nel settore pubblico alla diminuzione del numero dei certificati si osserva un decremento più che proporzionale dei giorni di malattia (-7,3%). Stabile anche il numero medio dei certificati dei lavoratori sia nel settore pubblico che in quello privato (rispettivamente di 3 e 2 certificati ogni 10 lavoratori).
Dal canto suo, l’Inps informa che qualsiasi confronto sul numero di certificati tra il settore pubblico e privato va sempre interpretato tenendo conto della diversa struttura per età dei lavoratori e della diversa normativa di riferimento. Il numero medio di giornate di malattia per lavoratore con almeno un giorno di malattia rimane stabile per il settore privato a 11,6 giorni mentre diminuisce lievemente per il settore pubblico passando da 11,5 a 11,3 giorni.
Per quanto riguarda l’attività di verifica dello stato di malattia, nel terzo trimestre 2018, nonostante la notevole differenza in termini assoluti del numero di visite mediche di controllo effettuate (129 mila nel settore privato rispetto alle 84 mila di quello pubblico), in termini relativi il numero di visite è risultato pari a 119 ogni mille certificati per il settore pubblico del Polo unico rispetto alle 52 visite del settore privato. Nel settore pubblico la maggior parte delle visite sono effettuate su richiesta dei datori di lavoro, solo il 20% sono disposte d’ufficio. Nel settore privato il 65% delle visite mediche di controllo sono invece disposte d’ufficio.
E così i maligni non potranno dire che nel privato è quasi impossibile ammalarsi. Cade un altro luogo comune.