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Il Lavoro agile per una vita migliore e più sostenibile delle quota rosa
È stata inaugurata la terza edizione della Settimana del Lavoro Agile, un’importante iniziativa nata per diffondere un modello di welfare aziendale non ancora del tutto conosciuto e applicato a livello istituzionale e privato, ovvero quello di un lavoro più efficiente e flessibile chiamato, appunto, Lavoro agile o anche smart working.
Grazie all’organizzazione dall’agenzia Arel e del Comune di Milano si è affrontato il tema dello smart working durante un convegno che ha visto la partecipazione di aziende e istituzioni come modello di applicazione di questa nuova forma lavorativa.
Si tratta di un progetto dedicato completamente al futuro delle società e pubbliche amministrazioni dove il Lavoro agile sta prendendo piede ma in maniera lenta rispetto alle imprese.
Valore D, prima associazione di imprese in Italia che da dieci anni si impegna per l’equilibrio di genere e per una cultura inclusiva nelle organizzazioni e nel nostro Paese, evidenzia infatti che il 65% delle aziende ha introdotto lo smart working in veste di un modello organizzato con una media di 2 giorni a settimana (86% se vengono inclusi i progetti piloti). Il numero di pubbliche amministrazioni invece risale a circa il 10%.
Dati importanti che mostrano punti di forza ma anche di debolezza di un modello di lavoro innovativo che, come sottolineato dall’Osservatorio Diversity, Inclusion & Smart working dell’Università Bocconi, presenta delle criticità legate soprattutto a dei vincoli di richiesta tutt’ora fortemente esistenti che contraddicono il valore e la flessibilità del Lavoro agile. In più, ad alcuni dipendenti di sesso femminile non viene riconosciuta attività lavorative di questo tipo nonostante la richiesta sia molto elevata. Infatti, la cosiddetta work life balance risulta essere un bisogno intensamente sentito dalle quota rosa, pari al 73,2% contro il 29,3% degli uomini i quali, al contrario, danno più importanza ad un avanzamento di carriera (anche all’estero) e aumento di retribuzione.
Questo dimostra come la donna sia una figura cardine della società sotto molti punti di vista che non vengono valorizzati ma, spesso, penalizzati.
Il Lavoro agile, difatti, è uno strumento attraverso il quale tutte le donne dimostrano una naturale capacità di fare rete e generare modelli interdipendenti (lavoro, famiglia, affetti, cura dei parenti, etc.).
Attraverso la crescita dello smart working quindi, si apre un mondo legato a delle essenziali politiche di conciliazione e compensazione sui tempi di vita e lavoro e finché esisterà il deterrente per cui sarà più conveniente assumere un uomo piuttosto che una donna, si avranno due effetti critici: meno Pil e meno tasso di natalità con un conseguente arresto dell’economia italiana, già in crisi da molti anni, e un invecchiamento della popolazione senza precedenti.
Da uno studio esposto durante la Social Media Week , è emerso che lo smart working viene visto come potenziale alienazione dall’ambiente lavorativo da parte delle donne. In realtà, a quest’ultime non viene data la giusta possibilità di esercitare le proprie attività di lavoro in contesti adeguati.
Il tema dello spazio fisico, a tal proposito, risulta uno degli elementi fondamentali su cui il Lavoro agile si fonda. Lo spazio è uno strumento di una collaborazione essenziale, come dichiara eFM, società italiana leader nel corporate Real Estate management che, insieme all’Università di Chicago, ha condotto uno studio secondo cui il 74% del valore di una società viene generato attraverso attività relazionali generando produttività per i dipendenti e l’intera impresa. Il problema che, attualmente, solo il 24% dei dipendenti di qualsiasi azienda passa del tempo su queste attività. Ciò avviene perché si è ancorati all’idea che relazione e cooperazione siano due pratiche generate principalmente, se non esclusivamente, all’interno di un luogo aziendale.
Contrariamente a quanto si pensi infatti, il Lavoro agile genera collaborazione e produttività concrete e costanti attraverso una forte flessibilità fisica e oraria e un ecosistema in grado di sviluppare nuovi modelli di welfare aziendale basati anche sulla tutela di donne desiderose di costruirsi una carriera solida per se stesse e la loro famiglia.