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Sanità e rinnovo del contratto, ministro Grillo “Non devono esistere lavoratori di serie B”
Una nuova stagione potrebbe presto partire per la sanità italiana. Ad assicurarlo è stata la stessa ministra della Salute, Giulia Grillo, ricevendo al dicastero una delegazione di rappresentanti dei lavoratori della sanità privata che manifestavano davanti alla sede di Lungotevere Ripa per chiedere il rinnovo del contratto nazionale del comparto privato, in stallo da oltre dodici anni. “Voglio dire – queste le parole del ministro 5 Stelle – agli operatori della sanità privata che non sono figli di un dio minore, che assicuro loro un mio personale impegno per sostenerli nella battaglia per il rinnovo contrattuale, così come voglio portare avanti il rinnovo del Ccnl dei medici della dirigenza del Ssn, fermo da anni. Finora i governi che ci hanno preceduto hanno totalmente trascurato i diritti dei lavoratori della sanità pubblica così come quella privata, sordi alle giuste rivendicazioni salariali e contrattuali”.
In questo senso, bisogna aggiungere, il ministero della Salute non ha un ruolo diretto nel rinnovo dei contratti nazionali ma come ministro Grillo ha sottolineato il dovere di ascoltare e portare avanti le ragioni di chi lavora quotidianamente per assicurare le cure ai cittadini. “Non può esistere una sanità di serie A e una sanità di serie B. Non devono più esistere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B”, ha così precisato la stessa impegnandosi a sensibilizzare gli organi competenti, primi fra tutti il ministero della Funzione pubblica, il Mef e le associazioni datoriali, per il rinnovo di tutti i contratti del settore salute, valorizzando il ruolo di chi ogni giorno tiene in piedi i servizi sanitari, garantendo qualità e sicurezza delle cure.
Giulia Grillo inoltre nel corso di questi ultimi mesi ha assicurato il proprio sostegno ai lavoratori su molti fronti, ma ora – ha commentato – è tempo di riavviare il confronto sui contratti. Un riferimento opportuno potrebbe essere il decreto Calabria ho inserito una norma che permette la stabilizzazione dei lavoratori precari del Servizio sanitario nazionale e il superamento del blocco del turnover che da 10 anni limitava fortemente le assunzioni nella sanità, aprendo la possibilità di assumere anche alle Regioni in Piano di rientro. Ho aumentato le borse per i medici specialisti, aperto un tavolo sulla formazione e rilanciato il tema delle liste d’attesa con un nuovo Piano nazionale”.
Il contesto. Già nel marzo scorso i due ministeri della Salute e dell’Economia avevano annunciato di aver trovato l’intesa per superare il vincolo di spesa (il budget del 2004 diminuito dell’1,4%) e tale da consentire a tutte le Regioni di poter implementare annualmente le risorse da destinare ai nuovi contratti per medici e infermieri. La norma messa a punto per superare il vecchio vincolo dell’1,4% sulla spesa prevede che ci possano essere maggiori risorse a disposizione, sfruttando ogni anno il 5% degli aumenti del Fondo sanitario nazionale. Annuncio che tuttavia non ha entusiasmato i camici bianchi del cui scetticismo si è fatto portavoce il sindacato Anaao, da tempo impegnato sul fronte della carenza di professionisti nell’ambito sanitario. “Fissare la spesa al 2018 rispetto a quella del 2009 – spiegano dal sindacato – significa storicizzare la perdita registrata in questi anni, pari a 50 mila infermieri e 10 mila dirigenti medici. Cioè, gli operatori sanitari persi dal 2009 al 2018 non verranno più recuperati. Se i 50 milioni previsti venissero destinati solo all’assunzione di medici, basterebbero solo per 500 camici bianchi. E, sempre ammesso che il Pil non si blocchi, perché in questo caso non ci sarebbe alcun incremento”.