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Le alghe tossiche continuano a colpire la salute umana
Le alghe, dal latino Algae, sono degli organismi di struttura vegetale che producono energia chimica per fotosintesi generando ossigeno. Possono essere unicellulari e pluricellulari, entrambi ricche di vitamine, proteine e sali minerali.
Le alghe risultano essere così una valida alternativa vegetale per nutrirsi in maniera sana e complete. Sono gli alimenti naturali più ricchi di iodio, indispensabile per lo sviluppo dell’organismo in quanto aiuta la produzione degli ormoni tiroidei.
Tuttavia, ormai da qualche anno si sente parlare del fenomeno delle cosiddette alghe tossiche. La proliferazione elevata di microalghe in acque costiere è tipica delle zone tropicali e può avere effetti dannosi non solamente sull’ambiente, ma anche sulla salute umana.
La tossicità di alcune microalghe è dovuta principalmente alla capacità di produrre le palitossine, così chiamate dal nome del celenterato marino (Palythoa toxica) da cui sono state isolate per la prima volta nel 1971 alle Hawaii. Questa tipologia di tossine sono tra le più potenti e principali cause di avvelenamento da prodotti ittici.
Negli ultimi decenni il fenomeno ha cominciato a diffondersi anche al di fuori delle zone tropicali. In particolare, nel Mediterraneo si è assistito alla proliferazione di un’alga unicellulare potenzialmente tossica chiamata Ostreopsis ovate che, solitamente, vive sulla superficie delle macroalghe rosse e brune presenti sul fondo del mare.
Epicentro, il portale dell’epidemologia per la sanità pubblica, evidenzia che la proliferazione di microalghe anche alle nostre latitudini è legata essenzialmente a fattori climatici.
Alcune ricerche hanno osservato due principali modalità di intossicazione per l’uomo, per via alimentare o aerea.
Nel primo caso si verifica un avvelenamento a causa del consumo di molluschi, crostacei o pesci contaminate. La sintomatologia si manifesta soprattutto con vomito, diarrea, dolori agli arti, spasmi muscolari e difficoltà respiratorie. Finora è stato registrato in Madagascar nel 1994 un unico caso letale dovuto a ingestione di pesce contaminato,.
La seconda modalità di intossicazione, associata frequentemente all’uso ricreativo delle acque marine, è l’inalazione di aerosol contenente frammenti di cellule di alghe marine o tossine. I sintomi, che spesso si presentano a distanza di 2-6 ore dall’esposizione, sono febbre alta (>38°C), mal di gola, tosse, dispnea, cefalea, nausea, rinorrea, congiuntivite e lacrimazione, vomito e dermatite.
Il Ministero della Salute, al fine di attenuare i possibili effetti dannosi legati al contatto con le microalghe tossiche, ha prodotto delle line guida secondo cui sarebbe assolutamente opportune:
- Pulire la battigia per impedire l’accumulo di macroalghe o altro materiale organico, evitando che l’azione meccanica del mare o la decomposizione di questo materiale danneggi qualità e salubrità dell’aerosol marino.
- Intensificare i controlli nella raccolta di prodotti ittici commestibili da parte degli organi competenti.
- Incentivare le persone ad allontanarsi dalla spiaggia, soprattutto se affette da disturbi di tipo respiratorio, come l’asma.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, quando la sintomatologia non è arrivata ancora a livelli gravemente elevati, le persone colpite da un leggere malessere posso semplicemente spostarsi di alcune decine di metri dal mare, eventualmente andando in un locale con aria condizionata.
Al contrario, se i disturbi rimangono o si aggravano anche dopo l’allontanamento dalla spiaggia, è opportuno recarsi subito al pronto soccorso.