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Be my eyes: la tecnologia in soccorso di chi ne ha bisogno
In un’epoca moderna in cui le App stanno riscuotendo un notevole successo grazie ad un crescente numero di servizi disponibili accessibili in modo facile e veloce, ha iniziato a farsi conoscere anche una forma di assistenza che questa nuova tencologia può offrire. Si chiama “Be My Eyes” ed è un’applicazione disponibile per iOS e Android scaricabile gratuitamente, che consente di prestare assistenza visiva in un momento di necessità ad una persona non vedente e ipovedente da parte di un network di volontari. Si tratta di una connessione 24 ore su 24 e il sistema è più semplice rispetto al volontariato tradizionale, in quanto l’assistenza è da remoto ed immediata senza recarsi sul posto. Con un semplice clic, dopo aver scaricato l’App, ci si registra o come “Non vedente” o “Volontario vedente”. Il non vedente premendo un tasto viene connesso al primo volontario disponibile che parla la stessa lingua, mentre chi presta soccorso, oltre a selezionare la lingua, può scegliere la fascia oraria di disponibilità. Nel caso in cui un volontario non risponde, il sistema automaticamente trasferisce la chiamata a quello successivo.
Questa interessante ed intuitiva applicazione è stata ideata da Hans Jørgen Wiberg dopo aver iniziato a perdere la vista all’età di 25 anni. L’intuizione e’ arrivata durante una delle sue giornate presso l’Associazione Danese dei ciechi dove Wiberg prestava volontariato e, scoprendo che un suo amico riceveva assistenza da un familiare tramite skype, ha pensato di mettere in piedi il progetto. Il progetto ha esordito nel 2015: ad oggi coinvolge 150 paesi del mondo e interessa 180 lingue. Sono circa 104mila gli utenti non vedenti di cui 1500 sono italiani e 1,8 milioni di volontari dei quali 22mila italiani.
Per saperne di più, anche in occasione della Giornata Mondiale della vista svoltosi qualche giorno fa, ne abbiamo parlato con il presidente dell’ “Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus-APS Mario Barbuto.
“Si tratta di una soluzione che unisce semplicità e forza delle nuove tecnologie con il senso di solidarietà – commenta Barbato – Siamo soddisfatti della buona adesione anche in Italia come utenti e come volontari, ma ci impegneremo per fare di più e pubblicizzare l’applicazione”.
Presidente, avete in cantiere dei progetti simili?
Ci piacerebbe sviluppare qualcosa di simile per servizi di maggiore impatto quali l’accompagnamento, che rappresenta una grande sfida dei prossimi anni. Assicurare la massima mobilità ai nostri soci e utenti rappresenta uno degli scopi principali della nostra missione associativa.
Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti Onlus: in cosa consiste la vostra attivita’?
Le nostre attività coinvolgono una vasta gamma di servizi per i soci e per gli utenti in generale su tutto il territorio nazionale: dal Centro Nazionale del Libro Parlato alla formazione e aggiornamento professionale, dalla mobilità all’uso delle nuove tecnologie, ai cani guida. Ma soprattutto per noi è di fondamentale importanza il supporto all’inclusione dei nostri bambini e ragazzi.Sappiamo che occorre fare ancora tanto nel settore dell’ipovisione, senza dimenticare il bruciante tema della pluridisabilità. Al momento in questo campo le nostre risposte sono troppo deboli e insufficienti.
Quali sono i progetti che state portando avanti per la tutela delle persone non vedenti?
Sono molti, differenziati sul territorio nazionale dove le nostre sedi territoriali e regionali godono di ampia autonomia e lavorano sul territorio. Per ricordare alcuni progetti, vogliamo potenziare la nostra Scuola di addestramento cani guida e polo dell’autonomia di Messina; il contrasto alla povertà educativa che realizzeremo per i prossimi tre anni in cinque regioni italiane: Campania, Sicilia, Lombardia, Lazio, Toscana; un servizio psicologico di sostegno per le famiglie; una agenzia di viaggi accessibili e tanto altro ancora. Ma soprattutto abbiamo il compito di sviluppare un dialogo costante con le istituzioni e con i cittadini per diffondere la cultura dell’inclusione e dell’uguaglianza.
Il 10 ottobre scorso si è celebrata la Giornata Mondiale della vista. Quali sono state le iniziative messe in campo dall’UICI? E quanto sono importanti eventi come questo per sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni?
La nostra Associazione, per usare una iperbole, è l’unica al mondo che lavora per cancellare se stessa! Infatti il nostro sogno è cancellare i ciechi dal mondo. Giornate come il 10 ottobre sono una occasione per portare all’attenzione generale le problematiche riguardanti ciechi e ipovedenti.
I nostri partner sono soprattutto la Società Oftalmologica Italiana, con la quale abbiamo dato vita alla sezione italiana dell’agenzia internazionale per la prevenzione della cecità. Inoltre curiamo un rapporto di collaborazione con Si.GLA, la società oculistica di contrasto al glaucoma.
Oculisti e ortottisti sono i nostri partners e i nostri alleati più forti nelle campagne di contrasto alla cecità che riguardano tutti i cittadini.
Secondo i dati diffusi dall’OMS, sono almeno 2,2 miliardi le persone al mondo che hanno problemi di vista o di cecità, di cui oltre un miliardo di casi avrebbe potuto essere prevenuto o non affrontato. Più di un miliardo di persone in tutto il mondo, dicono gli specialisti, vivono con problemi alla vista perché non ottengono le cure di cui hanno bisogno legate a patologie quali miopia, glaucoma e cataratta.
A tal proposito, qual è il suo messaggio?
Un messaggio di speranza e di concretezza. I cittadini italiani devono convincersi a tutelare la propria vista, che è un bene prezioso. Occorre fare visite di controllo regolari. Serve una “igiene degli occhi” che consenta di conservare e proteggere le capacità di questo organo meraviglioso.Vedere le persone, i volti, i colori, i tramonti e i paesaggi della natura è una emozione troppo grande che bisogna saper mantenere, proteggendo la vista e gli occhi.