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Quando sono i figli a dare forza ai genitori
Per i bambini i genitori sono i primi supereroi. Ma come tutti i supereroi, anche i genitori hanno i loro punti deboli, oppure può capitare che, nel corso della vita, si trovino ad affrontare un momento difficile e che, per superarlo, abbiano bisogno anche dell’aiuto dei figli. Una sorta di scambio di ruoli che, però, se estremo e continuato nel tempo, può minare lo sviluppo psicologico dei figli, specialmente se molto piccoli, e il loro percorso di crescita. Oggi abbiamo intervistato lo psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Iannone per guardare più da vicino questo fenomeno.
Dottor Iannone, capita che di fronte a situazioni o eventi particolari i genitori non siano in grado di assumere il loro ruolo di guida e sostegno per i propri figli. Cosa succede in questi casi?
Gli Anglosassoni hanno coniato il termine “Parentification” per riferirsi al processo di inversione di ruolo in cui il bambino è obbligato ad agire come genitore o compagno per il proprio papà o la propria mamma. Il genitore, a sua volta, assume una posizione dipendente dal figlio. Sono stati identificati due tipi distinti di parentification: quella strumentale e quella emotiva. La prima prevede che il bambino si prenda cura di un parente malato, paghi le bollette o fornisca assistenza ai fratelli più piccoli. La seconda invece si verifica quando un bambino o un adolescente è chiamato ad assumere il ruolo di confidente o mediatore tra genitori o familiari. In casi estremi, il bambino viene utilizzato per riempire il vuoto della vita emotiva del genitore alienante.
Chi viene scelto tra i figli ad assumere tale ruolo?
Solitamente sono i figli primogeniti ad essere scelti per assumere il ruolo di capofamiglia. Il fatto che un/a figlio/a si ritrovi a dover fare le veci del partner (o addirittura del padre o della madre) del proprio genitore comporta una diminuita autonomia e un esagerato senso di responsabilità nel figlio che è costretto ad assumere tale ruolo. Il bambino è costretto a mettere da parte i propri bisogni di figlio per prendersi cura del genitore e, perdendo il suo ruolo reale nella famiglia, finisce per ritrovarsi solo e incerto di fronte a compiti oggettivamente più grandi di lui.
In quali famiglie è più probabile che avvenga tale inversione di ruoli?
L´inversione di ruoli avviene più comunemente all’interno di sistemi familiari disfunzionali, caratterizzati da conflitti tra coniugi o da incapacità genitoriale. L´inversione di ruoli è altresì prevalente in famiglie con uno stato socioeconomico basso, in contesti in cui un genitore soffre di qualche malattia fisica e/o disturbo mentale, in famiglie monoparentali, in famiglie con genitori con stili genitoriali invadenti o con problemi di attaccamento. In ciascuno di questi casi, il bambino ha maggiori probabilità di assumere il ruolo di genitore, volontariamente o involontariamente e in varia misura, per compensare le mancanze dei genitori e consentire alla famiglia di funzionare nel suo insieme.
Il genitore che chiede al proprio figlio di assumere il ruolo di compagno o di capofamiglia è in genere riluttante o incapace di far fronte alle proprie responsabilità emotive e/o fisiche come caregiver e può quindi relegare questi doveri al minore oppure il minore può assumersi queste responsabilità volontariamente, nonostante l´inadeguato grado di maturità evolutiva. Ciò avviene, per esempio, quando il bambino riconosce che fornendo cure fisiche e supporto emotivo al genitore può sviluppare o mantenere vicinanza con il genitore ed evitare sentimenti di tristezza e ansia legati alla perdita del genitore. Il bambino quindi potrebbe ritenere questo ruolo necessario e considerare i bisogni del genitore come prioritari su tutti gli altri, compresi i propri bisogni personali.
Quali sono le conseguenze della parentification sullo sviluppo psicologico dei figli?
La parentification è una forma di negligenza genitoriale che impedisce al bambino uno sviluppo adeguato. Se da un lato tali bambini svilupperanno da adulti maggiori capacità empatiche e di accudimento , dall´altro la formazione di rapporti interpersonali sani viene fortemente minata.
Gli effetti avversi in risposta all’adozione di tale ruolo sono diversi. Per esempio è più probabile che questi bambini soffrano di sintomi internalizzanti come ansia, depressione, sintomi somatici (come mal di pancia o mal di testa), ma anche di sintomi esternalizzanti, come aggressività, ostilità, uso di sostanze, autolesionismo e disturbo da deficit di attenzione/iperattività. A questi sintomi si accompagnano in genere una competenza inferiore nelle relazioni interpersonali e voti più bassi a scuola e un più alto grado di assenteismo scolastico. Se trascurati, questi sintomi di disadattamento possono continuare anche in età adulta.
In particolare, la parentification sembra ostacolare uno sviluppo sano dell´identità e della personalità ed essere associata a una maggiore probabilità di soffrire di disturbi mentali, come il disturbo narcisistico di personalità. Unica nota positiva, sembrerebbe che, se riconosciuti e premiati dalle figure adulte, gli sforzi del bambino possono risultare addirittura in una maggiore competenza interpersonale, maggiore coesione familiare, padronanza di sé e autonomia. In sintesi, se un piccolo grado di responsabilizzazione può essere di aiuto per lo sviluppo del bambino, questo processo può diventare patologico quando i compiti diventano troppo onerosi o quando il bambino si sente obbligato ad assumere il ruolo dell’adulto.
Un´ultima domanda: cosa può fare un genitore di fronte ad un periodo particolarmente stressante se capisce che questo gli sta precludendo la possibilità di prendersi cura del proprio figlio?
Proprio come la routine pre-volo in aereo indica ad un adulto di indossare la maschera di ossigeno prima di aiutare i propri figli, i genitori dovrebbero imparare a prendersi cura innanzitutto di se stessi, fisicamente e psicologicamente, per poter essere di sostegno e di supporto per i propri figli. Cercare aiuto nel proprio partner o, in assenza di questo, in altre figure adulte (un genitore, un amico, un collega, ecc.) nella gestione della quotidianità consente di non dare al figlio un ruolo che non gli compete. Anche cercare aiuto psicologico è un´ottima risorsa, specialmente in periodi di forte stress o davanti a forti cambiamenti esistenziali, per ritrovare il proprio benessere e ritornare ad essere efficaci nel prendersi cura dei propri figli.