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World Cancer Day: il ruolo fondamentale della prevenzione
Si è celebrato il 4 febbraio 2020, il ventesimo compleanno della Giornata Mondiale Contro il Cancro. Dall’inizio del XXI secolo, la nostra comprensione delle malattie neoplastiche, ovvero centinaia di malattie accomunate da proliferazione cellulare incontrollata, ha fatto passi da gigante. Oggi questo enorme livello di comprensione e consapevolezza si traduce, in migliore prevenzione, diagnosi sempre più precoce e precisa, maggiore efficacia dei trattamenti e, in ultima analisi, in un numero sempre più alto di persone che sopravvivono alla malattia.
In Italia, nel 2019, le nuove diagnosi di cancro sono state 371 mila. Rispetto al 2018, si è registrato un calo di circa 2.000 casi a cui ha molto contribuito l’efficacia dello screening del tumore del colon retto (dove su 53 mila casi si è registrato un meno 8000) che permette di individuare ed eliminare lesioni a rischio prima ancora della loro trasformazione in neoplasia. Nell’assistenza ai malati di cancro l’Italia è oggi ai vertici in Europa, in linea con i Paesi più progrediti, come Francia e Germania e molto meglio della Gran Bretagna. Tanto che negli ultimi 10 anni il numero dei pazienti vivi dopo la diagnosi di cancro è aumentato del 53%: erano due milioni 250 mila nel 2010, oggi sono 3 milioni 460 mila.
Il ruolo della prevenzione è sempre più fondamentale.
Dal 2000 a oggi, la comunità scientifica ha prodotto un numero sempre crescente di evidenze sui fattori di rischio per il cancro. E’ oramai appurato il ruolo di alcuni fattori come fumo, alcol, inquinamento, sovrappeso e obesità a numerose forme di tumore. Tuttavia in Italia, uno su quattro Italiani fuma, e più di uno su sette ha consumi pericolosi di bevande alcooliche (cioè tre bevande alcoliche o più negli uomini e due o più nelle donne). Uno su tre è sovrappeso, il 10% obeso e uno su tre riporta di essere completamente sedentario. Eccetto il consumo di alcolici, tutti questi fattori di rischio per numerosi tumori sono più frequenti nel Sud d’Italia dove anche gli screening e la diagnosi precoce di tumore sono più carenti.
Oltre che sul miglioramento dello stile di vita, la lotta contro i tumori può contare sulla prevenzione e sulla cura precoce. Il primo decennio del nuovo secolo è stato caratterizzato dalla introduzione in oncologia dei farmaci biologici a bersaglio molecolare e delle nanotecnologie, mentre è stata l’immunoterapia a focalizzare le speranze nel secondo decennio. Nell’ottobre 2018, James P. Allison e Tasuku Honjo hanno congiuntamente ricevuto il Premio Nobel in Fisiologia e Medicina per le loro ricerche innovative sul ruolo che il sistema immunitario innato può svolgere contro le cellule del cancro. Studi che hanno portato allo sviluppo e all’impiego clinico di farmaci immunoterapici, con possibilità di miglioramenti impensabili per la cura di alcuni tipi di tumore – in particolare per gli stadi avanzati di malattie da lungo tempo considerate intrattabili e dove le possibilità di sopravvivenza erano tipicamente molto basse.
In questo campo le terapie cellulari avanzate sono le protagoniste di una vera rivoluzione in medicina. Oggi, non solo è possibile prelevare le cellule più efficaci del sistema immunitario e farle proliferare, ma è anche possibile modificarle in modo da far acquisire loro la capacità di riconoscere e uccidere selettivamente il bersaglio, nonché reinfonderle in numero adeguato nei pazienti con il fine preciso di eliminare le cellule tumorali. La grande innovazione risiede nella capacità di queste cellule modificate di rimanere nell’individuo per tempi lunghi, proliferare e proseguire nel tempo la loro azione antitumorale. A fronte degli importanti risultati sperimentali ottenuti nelle prime sperimentazioni, si stanno sviluppando terapie che si basano sull’utilizzo delle cellule immunitarie istruite e modificate, di cui i CAR-T sono l’esempio più avanzato. È tuttavia necessario che le straordinarie potenzialità di queste terapie siano meglio comprese, soprattutto nella gestione delle complicanze conseguenti alle tempeste di citochine che il sistema immunitario modificato scatena mentre elimina le cellule tumorali.
Negli ultimi anni, le tecniche di next generation sequencing applicate all’analisi DNA hanno permesso di analizzare grandi tratti di genoma in un tempo ristretto. Grazie ai test predittivi è possibile individuare mutazioni genetiche associate all’insorgenza e alla prognosi di determinati tumori, utilizzando tecniche di sequenziamento e sofisticate analisi bioinformatiche. Per esempio le mutazioni sui geni BRCA1 e BRCA2 portano alla soppressione della loro funzione, quindi alla crescita cellulare incontrollata nonché, nel lungo periodo, alla formazione del tumore. Le donne che ereditano la mutazione BRCA1 hanno una probabilità compresa tra il 45-80% di ammalarsi di tumore al seno e del 20-40% di probabilità di ammalarsi di tumore ovarico nell’arco della vita. Le percentuali sono un po’ inferiori per il gene BRCA2, comprese rispettivamente tra il 25-60% e il 10-20%. Anche i soggetti di sesso maschile possono ereditare la mutazione genetica e a loro volta trasmetterla ai figli. La presenza di tale mutazione comporta un aumento di rischio oncologico. Il soggetto portatore del difetto genetico (chiamato carrier) può essere sia di sesso maschile che femminile e i figli hanno il 50% di probabilità di ereditare tale mutazione. Negli ultimi tempi sono stati sviluppati numerosi test di screening genetico che permettono di rilevare le mutazioni a carico dei geni BRCA (BRCA1 e BRCA2).
La possibilità di rilevare la predisposizione genetica a diverse forme tumorali è un grande passo avanti per la medicina, poiché permette di attuare strategie di prevenzione e d’intervento precoci mirate a mantenere sotto controllo lo stato di salute del paziente e la possibile insorgenza di questa malattia. I test predittivi o di “suscettibilità “ possono anche aiutarci ad individuare uno stile di vita corretto ma soprattutto personalizzato, al fine di eliminare quei fattori come sovrappeso, obesità e sedentarietà che potrebbero contribuire ad aumentare il rischio di sviluppare un tumore.
Fonti:
1)CRO (Centro di Riferimento Oncologico)
2)ANSA
3)AIRC
4)Campeau PM, Foulkes WD, Tischkowitz MD. Hereditary breast cancer: New genetic developments, new therapeutic avenues. Human Genetics 2008; 124(1):31–42
5)Pal T, PermuthWey J, Betts JA, et al. BRCA1 and BRCA2 mutations account for a large proportion of ovarian carcinoma cases. Cancer 2005; 104(12):2807–16
Articolo di Patrizia Emanuel, Stemway Biotech