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Fecondazione eterologa: ora si può?
Si dice che non si dovrebbe abbandonare questo pianeta e questa vita senza aver piantato un albero e lasciato un figlio, forse perché scopo ultimo dell’esistere è trasmettere alle generazioni successive qualcosa di nostro, testimonianza dell’ “esser passati” e quale testimonianza migliore di un figlio potremmo mai donare al mondo?
La procreazione è spesso ambizione comune tra gli uomini e necessità innata nelle donne, che talvolta sviluppano il senso materno e la volontà di mettere al mondo dei figli già in tenerissima età, eppure quello che più volte è stato definito come un diritto alla vita, non è prerogativa concessa a tutti in natura e molte coppie per sopperire a problemi di infertilità o sterilità ricorrono o vorrebbero ricorrere alla fecondazione assistita, in particolare l’eterologa ha subito una nuova apertura in Italia negli ultimi mesi.
LA SENTENZA Il 9 Aprile di quest’anno, la Corte Costituzionale ammette nuovamente il ricorso alla fecondazione eterologa in Italia, dichiarando illegittima buona parte della Legge 40 del 2004, che ne aveva sancito il divieto. La sentenza, scritta dal giudice G. Tesauro, statuisce infatti come la determinazione di avere o meno un figlio debba essere “incoercibile”, ovvero non debba essere in alcun modo repressa, inoltre tale divieto instaurava, secondo la Corte, una discriminazione tra le coppie in base alle loro possibilità economiche, a seconda delle quali si poteva scegliere di rivolgersi all’estero, nelle cliniche dei paesi dove questa tipologia di Procreazione Medica Assistita era ed è ammessa.
Tralasciando quelli che sono problemi e dubbi di natura etica o morale, la fecondazione eterologa, a distanza di diversi mesi dalla emissione della sentenza, sembra però non avere avuto il successo sperato dai suoi fautori, riscontrando degli impedimenti che continuano a ostacolarne l’attuazione, dovuta a limitazioni non più di carattere legale, ma bensì oggettive, coma la difficoltà a reperire donatori di spermatozoi e donatrici di ovociti.
La diffidenza nel donare, specialmente per quanto riguarda l’universo femminile, dove la pratica risulta molto più invasiva rispetto a quella maschile, è da ricercare sicuramente in una assenza di sensibilizzazione verso l’argomento, ma più banalmente è da ravvedere nella assoluta mancanza di compenso prevista per la donazione, nemmeno a titolo di rimborso spese. Nel panorama europeo troviamo pareri discordanti al riguardo: stessa linea di pensiero utilizzata dai cugini transalpini e rimborsi fino a 2000€ previsti in Belgio, anche se mediamente viene sempre previsto un rimborso tra i 500 e i 1000 euro e le ragioni economiche rappresentano quasi la metà delle motivazioni che spingono le donne a donare.
Per ovviare a questa carenza, sono sempre maggiori le richieste di gameti rivolte all’estero: il primo a percorrere questa strada è stato l’ospedale Careggi di Firenze, ma anche altre realtà private ne stanno seguendo l’esempio, consapevoli di non poter far fronte alla domanda con le sole donazioni effettuate da donne italiane.
Ci sono poi soluzioni alternative volte ad attivare il meccanismo di donazione, uno di questi è l’egg-freezing, ovvero il congelamento dei propri ovociti in giovane età, sia allo scopo di prevenire problemi futuri di sterilità, sia al fine di posticipare la maternità in età avanzata, il tutto gratuitamente a patto si donino metà dei gameti congelati. Un altro metodo è il gametes crossing, sistema simile alla banca del sangue, dove si intrecciano e si scambiano i gameti donati in favore di un’amica o di una conoscente con quelli di un’altra che abbia fatto lo stesso, restando così anonime e sconosciute le donatrici alla destinataria degli ovociti. Infine l’egg-sharing, dove chi si sottopone alla fecondazione omologa decide di cedere le cellule in sovrannumero.
Una volta ottenuti i gameti necessari, si va inoltre incontro ad un altro problema, sempre di natura economica, ovvero su chi debba farsi carico delle spese relative alla PMA eterologa e in questo senso il ministro della salute Lorenzin ha delegato le singole regioni ad adottare le proprie linee guida con la conseguenza che la Lombardia ha introdotto una gratuità parziale a cui possono accedere solo coppie con determinati requisiti di infertilità.
Al di là del fattore economico, però, sembra ci sia una dicotomia evidente tra i due modi di concepire la maternità: da una parte il forte desiderio di formare una famiglia e avere il diritto, considerato addirittura “incoercibile” dalla Sentenza di aprile, di mettere al mondo dei figli, anche quando la natura non ce ne ha concesso la possibilità; dall’altro una riluttanza a cedere a sconosciuti il proprio privilegio, attanagliati dal dubbio di non poter aver accesso a quella vita che si è indissolubilmente contribuito a formare.