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Didattica a distanza, la scuola ai tempi del Coronavirus
La riapertura delle scuole? Solo e quando ci saranno le condizioni, sulla base delle indicazioni degli esperti. Lo ha spiegato lo scorso giovedì il ministro della Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina, nel corso di una informativa al Senato, ammettendo per la prima volta la possibilità di non riaprire proprio più le aule per questo anno scolastico.
L’anno scolastico è salvo, ha confermato, “in deroga al limite dei 200 giorni minimi”, aggiungendo che sta lavorando alla ridefinizione del calendario, alla valutazione, al recupero e agli esami di Stato per le scuole medie e superiori.
La didattica a distanza
Avanti allora con gli strumenti di e-learning e le lezioni a distanza che, secondo un monitoraggio del ministero, stanno impegnando 6,7 milioni di studenti su 8,3 milioni. L’obiettivo è non interrompere il percorso di apprendimento ma anche, come si legge in una nota del MIUR del 17 marzo scorso, “mantenere viva la comunità di classe, di scuola e il senso di appartenenza e combattere il rischio di isolamento e di demotivazione”. La stessa nota ha chiarito quel che si intende per “didattica a distanza”: “le attività di didattica a distanza, come ogni attività didattica, per essere tali, prevedono la costruzione ragionata e guidata del sapere attraverso un’interazione tra docenti e alunni. Qualsiasi sia il mezzo attraverso cui la didattica si esercita, non cambiano il fine e i principi (…). Il collegamento diretto o indiretto, immediato o differito, attraverso videoconferenze, videolezioni, chat di gruppo; la trasmissione ragionata di materiali didattici, attraverso il caricamento degli stessi su piattaforme digitali e l’impiego dei registri di classe in tutte le loro funzioni di comunicazione e di supporto alla didattica, con successiva rielaborazione e discussione operata direttamente o indirettamente con il docente, l’interazione su sistemi e app interattive educative propriamente digitali: tutto ciò è didattica a distanza”.
Non basta quindi assegnare i compiti, serve “uno o più momenti di relazione tra docente e discenti, attraverso i quali l’insegnante possa restituire agli alunni il senso di quanto da essi operato in autonomia, utile anche per accertare, in un processo di costante verifica e miglioramento, l’efficacia degli strumenti adottati, anche nel confronto con le modalità di fruizione degli strumenti e dei contenuti digitali – quindi di apprendimento – degli studenti, che già in queste settimane ha offerto soluzioni, aiuto, materiali. È ovviamente da privilegiare, per quanto possibile, la modalità in ‘classe virtuale’”.
Quanti di noi si trovano a dividere connessione, computer e spazi con i bambini? Con lo smart working da una parte e l’homeschooling dall’altra, tante famiglie si attrezzano come possono, cercando di gestire il tempo in una situazione che appare surreale.
Certo è che gli studenti, grandi e piccoli, si trovano ad affrontare un momento particolarmente difficile, l’emergenza Coronavirus ha stravolto le loro vite. Da un giorno all’altro hanno smesso di andare a scuola, non hanno più potuto vedere gli amici, i nonni, sono costretti a rimanere in casa, hanno dovuto abbandonare lo sport. I più piccini sono sicuramente contenti di passare più tempo con la mamma e il papà, ma allo stesso tempo non riescono forse a capire il perché di questa brusca interruzione.
Alcuni, poi, vivono in contesti più svantaggiati e di marginalità sociale, perché in famiglie più esposte alle conseguenze della crisi economica e contemporaneamente all’aumento delle disuguaglianze educative dovute alla scuola chiusa. Sono tante, purtroppo, le famiglie che non riescono a far accedere i figli alla didattica digitale, perché non hanno un computer o uno smartphone, o ne hanno uno per tutta la famiglia e magari devono lavorare in smart working, o non hanno una connessione a internet. Ci sono poi i bambini con bisogni educativi speciali o con disturbi nell’apprendimento, che avrebbero bisogno di percorsi e strumenti ad hoc. Ecco, questi ragazzi, più di altri, rischiano di rimanere isolati e di restare indietro con l’apprendimento, senza poter nemmeno contare sul sostegno di tutte le attività educative e ricreative messe in atto da cooperative, associazioni o parrocchie. Per loro, sono nati diversi progetti di sostegno in queste settimane. Save The Children, con il programma “Non da soli”, sta distribuendo 750 tablet e connessioni gratuite ai bambini e ai ragazzi delle famiglie più in difficoltà, per consentire loro di seguire le attività scolastiche a distanza e partecipare ad altre attività educative al di fuori dal contesto scuola. Oltre ai tablet, l’Organizzazione sta anche distribuendo materiale didattico e di gioco educativo, come libri, materiale per il disegno e puzzle, per i più piccoli.
I fondi
Giovedì scorso inoltre è arrivato anche il decreto ministeriale per l’attuazione di quanto previsto dal #CuraItalia’, che mette sul piatto 85 milioni di euro per il potenziamento della didattica a distanza; di questi, 10 potranno essere utilizzati dalle istituzioni scolastiche per favorire l’utilizzo di piattaforme e-learning, per dotarsi di strumenti digitali utili per l’apprendimento a distanza o per potenziare quelli già in loro possesso. Altri 70 milioni saranno utilizzabili per mettere a disposizione degli studenti più bisognosi, in comodato d’uso gratuito, dispositivi digitali per la fruizione della didattica a distanza. I restanti 5 milioni sono destinati infine a formare il personale scolastico. I 70 milioni per i dispositivi digitali saranno distribuiti fra le scuole tenendo conto sia del numero totale di alunni dell’istituto (per il 30% del totale dell’importo), sia dell’indicatore Ocse Escs (per il 70% del totale dell’importo), che permette di individuare le aree dove ci sono famiglie meno abbienti e dove, soprattutto, sono meno diffuse le dotazioni digitali.
Risorse e contenuti
Sul sito del Ministero c’è una sezione dedicata al Coronavirus, con tutte le informazioni che servono alle istituzioni scolastiche e agli insegnanti e gli strumenti per avviare l’attività didattica online. Il ministero ha anche creato la rubrica #LaScuolaNonSiFerma, che riunisce ”tutte le esperienze, le storie, i gemellaggi, gli esempi di didattica a distanza che arrivano ogni giorno dalle scuole italiane. Un modo per non perdere il contatto con le studentesse e gli studenti, per animare il racconto delle buone pratiche, per riunire le istituzioni scolastiche. E per dimostrare che il mondo della scuola, anche in un momento così difficile e imprevedibile, vuole andare avanti”. Anche la Rai ha aderito alla campagna: sulla piattaforma RaiPlay ci sono playlist tematiche, selezioni di contenuti utilizzabili da parte di insegnanti e studenti per arricchire l’esperienza della didattica a distanza, ma anche come forma di intrattenimento di alto livello per ragazzi e famiglie. Le playlist sono organizzate per temi e discipline e dedicate a tutte le fasce d’età. È stata poi potenziata anche l’offerta di Rai Cultura e Rai Scuola con speciali, approfondimenti, vere e proprie lezioni, ma anche uno spazio per sostenere le iniziative culturali sul territorio in questo periodo di emergenza, sul proprio portale web.