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Diastasi addominale, una patologia da non sottovalutare
C’è un problema, che può essere più o meno grave, che affligge tante neomamme dopo il parto: la diastasi addominale.
Si tratta di una patologia vera e propria, ancora poco conosciuta e di cui si parla poco anche nei corsi pre parto, dove le informazioni per le future mamme dovrebbero essere chiare e complete.
La gravidanza è un momento bellissimo per la vita di una donna, così come il parto, che non deve assolutamente spaventare. Ma è anche vero che le donne devono essere consapevoli che la loro pancia potrebbe non tornare più come prima, se non con esercizi mirati, o addirittura con un intervento chirurgico. La mancata conoscenza di questo disturbo, infatti, porta molte persone a credere che la pancia gonfia anche a diversi mesi dal parto sia comunque sintomo di gonfiore, quando in realtà si tratta di un vero e proprio deficit funzionale dei muscoli addominali.
La patologia è facilmente diagnosticabile, si può fare anche un test di autovalutazione, ma solo con un’ecografia addominale se ne può conoscere la reale portata. Ma di cosa si tratta? Sostanzialmente della separazione eccessiva della parte sinistra e dalla parte destra del muscolo retto addominale. Per saperne di più, abbiamo fatto alcune domande alla dott.ssa Simona Colicchia, fisioterapista dell’Health Point Medical Care di Formello (Roma).
Che cos’è esattamente la diastasi addominale e perché è così probabile che si verifichi dopo una gravidanza?
Per Diastasi Addominale si intende l’allontanamento dei due fasci del muscolo retto addominale. Questo muscolo fa parte della parete addominale anteriore e si estende dalla gabbia toracica al pube. È costituito di due metà (destra e sinistra) tra le quali si trova la Linea Alba: una striscia di Tessuto Connettivo che diventa ben visibile verso la fine della gravidanza. Il Tessuto Connettivo è molto resistente, ma poco elastico. Per questo motivo è difficile che si rompa, ma può “stirarsi” e non sempre torna nelle sue condizioni iniziali. Lo stiramento di questa struttura si verifica quando c’è un rapido aumento delle dimensioni dell’addome, per questo motivo è più frequente riscontrare il problema dopo una gravidanza. Anche l’aumento di peso può avere la stessa conseguenza, quindi anche gli uomini possono riscontrare questo problema. Tuttavia gli ormoni che entrano in gioco durante la gravidanza aumentano l’elasticità del Tessuto Connettivo, permettendo un ritorno alle condizioni iniziali in buona parte dei casi.
Quali problemi comporta, oltre al discorso estetico? Nel tempo può peggiorare o può causare complicanze, come ernie, o problemi alla schiena?
Spesso il problema estetico è il primo a far venire il sospetto di Diastasi. Questo perché dopo la gravidanza ci aspettiamo che il corpo, avendo subito dei cambiamenti e degli stress importanti, abbia qualche “difetto di funzionamento” per un certo periodo. Troppo spesso problemi come piccole perdite di urina, sensazioni di peso al basso ventre, cambiamenti nelle sensazioni durante i rapporti, fastidi alla parte bassa della schiena, pancia più prominente, vengono considerati normali dopo una gravidanza. Invece questi sono tutti sintomi, campanelli di allarme che ci indicano che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. La parete addominale può perdere la sua capacità di sostegno alterando l’equilibrio tra muscolatura anteriore e posteriore del tronco (mal di schiena) e di distribuzione delle pressioni interne (sensazione di peso al basso ventre per discesa degli organi interni – prolasso), o tra addome e pavimento pelvico (perdite involontarie di urina – incontinenza). Se non si rieduca al corretto funzionamento l’addome e le altre strutture compromesse, i sintomi tendono ad essere sempre più evidenti e si può arrivare alla necessità di intervenire chirurgicamente.
Esistono delle accortezze che si possono seguire in gravidanza per cercare di evitarla?
Le cause sono diverse, a volte anche donne che hanno una parete addominale molto tonica possono ritrovarsi con un problema di diastasi. In questi casi infatti la struttura tende ad essere ancora più rigida e quindi meno elastica e può subire di più lo stiramento durante la crescita del pancione. Durante la gravidanza si dovrebbero evitare attività fisica troppo intensa, addominali classici e sforzi eccessivi che ne richiedano l’utilizzo, fare attenzione ai movimenti con cui ci si alza dal letto (prima girarsi su un fianco) e anche dalle sedie (spostando prima il peso in avanti), evitare inarcamenti eccessivi della schiena (come sdraiarsi su un pallone da palestra), utilizzare un banchetto sotto i piedi ogni volta che si va in bagno e non spingere per fare i propri bisogni! Sotto una guida esperta si possono fare esercizi che attivino in modo corretto la parete addominale, in particolare la muscolatura profonda (muscolo Trasverso dell’Addome) e quella del Pavimento Pelvico.
Quali sono i sintomi con cui si manifesta la diastasi?
La pancia tende ad essere sempre gonfia, nelle magrissime si può vedere una “striscia vuota”, quasi un buco, al centro dell’addome tra i due retti. Se si fanno movimenti in cui lo sterno si avvicina al pube (come negli addominali classici) la pancia sembra avere una forma a “punta” al centro, molte la chiamano “la pinna”. Si può avere qualche perdita involontaria di urina (magari durante un colpo di tosse), un senso di pesantezza al basso addome, un fastidio o un vero e proprio dolore particolarmente frequente nella parte bassa della schiena soprattutto quando si sta in piedi, e ancora nausea, difficoltà digestive, ernie ombelicali.
Quanto può essere risolutiva la fisioterapia in una distasi da lieve a moderata?
La Diastasi viene considerata fisiologica fino a 2 – 2,5 cm. Inoltre è necessario aspettare un periodo di tempo che varia dai 6 ai 12 mesi dopo il parto per poter fare una valutazione corretta (non tutti gli esperti concordano sui tempi e inoltre ci sono da considerare le modificazioni ormonali legate all’allattamento). La Fisioterapia deve servire a restituire alle donne la conoscenza del proprio corpo e le modalità per farlo funzionare al meglio. Il tessuto connettivo una volta che ha perso elasticità non la riacquista. Gli esercizi che si eseguono durante la seduta di Fisioterapia hanno lo scopo di migliorare la postura, la forza e la coordinazione dei muscoli addominali con gli altri muscoli implicati nello svolgimento di determinate funzioni come il sostegno della schiena, il bilanciamento e la distribuzione delle pressioni interne all’addome. Si dà la precedenza al lavoro della muscolatura profonda, in particolare del Trasverso dell’Addome, che ha la funzione di avvicinare tra di loro i retti, con un effetto “busto naturale”: porta l’ombelico in alto e in dentro e assottiglia il punto vita, aumentando la stabilità e il sostegno della schiena (l’immagine più simile al suo lavoro è quella del bustino utilizzato dalle donne nell’800). Con la costanza si può ottenere un buon risultato sul miglioramento della sintomatologia e anche sull’aspetto fisico.
Ci sono esercizi e movimenti che è meglio evitare per non peggiorare la situazione?
Tutti i movimenti che avvicinano lo sterno al pube e che fanno aumentare la pressione all’interno dell’addome come gli addominali classici (crunch) e i passaggi posturali scorretti (alzarsi dal letto senza voltarsi prima su un fianco), inoltre tutti gli sforzi fatti trattenendo il respiro (sollevare pesi, spingere per andare in bagno… senza lasciar uscire l’aria).
Quanto è invasivo l’intervento chirurgico e in quali casi è davvero consigliato?
Esistono diversi tipi di interventi chirurgici che possono essere più o meno invasivi e lasciare delle cicatrici più o meno evidenti. La chirurgia è l’unica in grado di “ricucire” i due retti, ma questo non deve far pensare che si è immuni dalla Rieducazione. È molto importante capire cosa non fare, cosa fare e quali sono le modalità corrette di eseguire alcuni movimenti. Se infatti non si hanno alcune attenzioni, in particolare nel primo periodo post operatorio, e se non si impara a muoversi in modo corretto, possono esserci anche delle recidive. Ciò che rende necessario l’intervento chirurgico è legato soprattutto all’ entità dei sintomi. Come Fisioterapista ritengo che sia sempre meglio provare prima a gestirli con degli esercizi mirati. In questo caso se la Riabilitazione non risultasse sufficiente ci si troverebbe comunque con una muscolatura più pronta ad affrontare (e a recuperare) un intervento chirurgico.
In caso di seconda o terza gravidanza, in presenza di diastasi, quali sono i rischi a cui si va incontro e quali precauzioni bisogna adottare?
La gravidanza è di per sé un fattore di rischio per la diastasi dei retti. Ovviamente se questa era già presente, ulteriori gravidanze potrebbero farla peggiorare. Le accortezze sono le stesse per ogni gravidanza, facendo molta più attenzione ad evitare quegli sforzi e/o movimenti che abbiamo visto tra quelli controindicati.
Perché si parla così poco di questo problema?
Diciamo che se ne è parlato poco fino ad ora. E questo perché (purtroppo) si è sempre associata la “scelta della maternità” a qualche cambiamento del corpo. Che il corpo cambi non ci sono dubbi, ma se non ricomincia a funzionare bene come prima, si chiama “problema” e non è giusto rassegnarsi quando ci sono delle soluzioni possibili. A me preoccupa di più il fatto che in questo periodo la Diastasi dei Retti e il Pavimento Pelvico sono due temi che iniziano ad andare di moda. Ne parlano tutti, anche senza cognizione di causa, strappando pezzetti di discorsi trovati in rete. E cosa ancor peggiore ci lavorano in molti. È necessario considerare che anche se si tratta di muscoli, questi si trovano in una condizione patologica, e come abbiamo visto sono legati ad altri aspetti come la postura e il pavimento pelvico. Quindi non basta entrare in una palestra e scegliere l’attività col nome più accattivante. È importante che chi cura la diastasi sia un operatore sanitario e che sappia trattare il problema nel modo più globale possibile.