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Quarantena, già mi manchi…
Si riparte. Superato il picco dei contagi da Covid-19, in Italia il Governo ha studiato un piano di intervento finalizzato alla graduale ripresa delle attività. La tanto attesa Fase 2, che comporterà meno restrizioni e maggiori possibilità di spostamenti. Eppure, nonostante la quarantena abbia imposto una clausura forzata a molte persone, c`è chi ha saputo approfittare di questo tempo sospeso per rendersi conto che c´è vita oltre il lavoro e che la qualità della nostra vita dipende da tante altre piccole e grandi variabili. E un senso di nostalgia già attanaglia chi sa che presto il lusso di poter trascorrere più tempo con i propri cari o di non dover restare imbottigliato nel traffico ogni mattina e ogni sera o, ancora, di non doversi ritrovare di fronte al solito collega di scrivania o al capo urlante finirà.
Già, perché, se da un lato per alcune persone la quarantena sia stata vissuta con estremo disagio, una larga fascia della popolazione ha approfittato di questo stop obbligato per riallacciare i rapporti con il partner, con i figli o con i genitori. O per riprendere in mano vecchi progetti. Per apprezzare le piccole grandi cose di ogni giorno, come svegliarsi con più calma e fare colazione assieme, fare la pausa caffè non davanti al solito distributore che eroga un surrogato di acqua calda nera ma in compagnia dei propri cari. O ancora, trovarsi già sul posto di lavoro, senza doversi sorbire il solito traffico della mattina e della sera. Si arriva a fine giornata sì stanchi ma non esausti. Con ancora il tempo e la voglia di raccontarsi e di ascoltare, di guardare un film insieme, di ritrovare l´intimità.
Il mondo si è fermato. E di questo ne ha beneficiato persino Madre Natura. La Terra respira, l´inquinamento è diminuito, grazie alla diminuzione degli spostamenti e della produzione. Leggiamo di delfini che ritornano ad avvicinarsi alle coste, perché non più spaventati dai rumori dei natanti. Apriamo le finestre al mattino e ci accorgiamo che l´aria è più limpida e buona da respirare. E che il cielo è terso. Là fuori un gran silenzio che da pace. E il dolce cinguettio degli uccelli ha sostituito i clacson delle automobili che suonano all´impazzata.
Ma proprio quando in tanti si stavano abituando a questi nuovi ritmi ecco che è già tempo di cambiare nuovamente stile di vita. Esasperazione di quella che Bauman ha definito “società liquida”, sempre mutevole, sempre pronta al cambiamento. Plastica, poliedrica, ci obbliga, come un camaleonte, a cambiare colore, a trasformarci quasi a comando.
Ritornare lentamente a popolare le strade, i luoghi di lavoro, ricominciare a guardarci in faccia. Non credo lo faremo allo stesso modo. Almeno per un po´. Qualcosa è cambiato in noi. E guarderemo al futuro, al lavoro, ai nostri cari con occhi diversi. Abbiamo capito di essere fragili. E di essere tutti sulla stessa barca. Proprio come una livella, per citare il principe della risata Totò, questo virus ha abbattuto le differenze geografiche e sociali e ha fatto sì che ci riscoprissimo “tutti membri della razza umana”, come canta Damon Albarn in una delle sue canzoni.
Einstein diceva che non sopravvivono i più forti ma chi si sa adattare al cambiamento. Se ci vedesse oggi direbbe sarebbe fiero di noi. Noi, Italiani, che abbiamo fatto dell´arrangiarsi un´arte, maestri della poliedricità e dell´ecletticità. Caduti mille volte ma rialzatici mille e una, ci siam sempre scossi la polvere di dosso e siamo ripartiti più forti di prima. “Ce la faremo” è stato uno dei tormentoni che ha accompagnato questo periodo di isolamento sociale. Non è soltanto uno slogan ma un impegno a lanciarci verso l´imminente arrivo di questa Fase 2, più consapevoli di cosa conti veramente nella vita. Non si vive di solo lavoro. O di solo pane, come disse Qualcuno. E quel Qualcuno pare la sapesse lunga.