Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
Malattie autoimmuni e COVID-19. L’Oms vieta il trattamento con i farmaci antimalarici somministrati a chi soffre di lupus e artrite reumatoide
Chi soffre di malattie autoimmuni ha meno possibilità di contrarre il COVID-19. È questo il risultato di una ricerca condotta dall’Università di Firenze e che ancora una volta accende i riflettori sulla relazione tra nuovo Coronavirus e malattie autoimmuni balzata all’onore delle cronache in piena emergenza sanitaria e su cui si è concentrato primariamente il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump. Di fatto, i riflettori si sono accesi su due farmaci antimalarici, Clorochina e Idrossiclorochina, presentati dal tycoon come “un’ottima soluzione anti-COVID19”. Alla politica ha però risposto la rivista medica “The Lancet”, chiarendo che la somministrazione di questi farmaci porterebbe a un aumento del rischio di sviluppare patologie cardiache e, in casi estremi, alla morte. Gli esperti della Harvard Medical School sottolineano infatti che, nonostante gli antimalarici siano stati considerati utili per trattare malattie come il lupus (il nome latino viene dal fatto che un tempo si osservavano rare forme di Lupus con una manifestazione cutanea molto severa sul viso, che poteva far pensare al morso di un lupo) o l’artrite reumatoide, le evidenze scientifiche indicano invece che l’assunzione di questi farmaci, in combinazione con degli antibiotici o meno, non è efficace per il Covid-19. A supporto di questa tesi arriva il parere dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che ha sospeso i trattamenti con l’idrossiclorochina contro il Coronavirus dopo che alcuni studi ne hanno messo in luce l’elevato tasso di mortalità. Abbiamo chiesto ad Augusta Canzona, Presidente dell’Associazione Gruppo LES Italiano, che conta in Italia 60 mila persone seguite clinicamente, con un incremento di circa 1500 nuovi casi diagnosticati ogni anno, di fare chiarezza su questo agone che ha assunto dei confini internazionali.
Secondo quali criteri antimalarici la Clorochina e la Idrossiclorochina, farmaci usati anche per combattere malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide o il lupus eritematoso sistemico, potrebbero essere utili nel prevenire l’infezione da Coronavirus?
Gli antimalarici sono stati testati durante l’epidemia di SARS del 2002 e in quell’occasione avevano già dimostrato di poter interferire con i meccanismi di ingresso del virus nelle cellule, alterando il pH e attraverso altri meccanismi, possono compromettere l’adesione del virus alla parete cellulare, per provare a farla semplice.
Pertanto, da dove prende avvio questa letteratura terapica?
La storia della possibile utilità degli antimalarici per il Covid19 nasce da due studi in vitro in cui è stato dimostrato che le cellule trattate con cloro china (CQ) e idrossiclorochina (HCQ) e poi infettate con SARS-CoV2 eliminavano meglio il virus di quelle non trattate. Poi è arrivato il primo studio francese che ha dimostrato (prima su pochi pazienti, poi su 80 casi) che il trattamento con idrossiclorochina (in alcuni casi associato ad azitromicina) rendeva possibile l’eliminazione del virus in 7-8 giorni. I dati successivi sono controversi: alcuni hanno confermato il dato dei francesi, altri non hanno evidenziato differenze nell’andamento della malattia (concetto diverso dall’eliminazione del virus) tra chi prendeva antimalarici e chi non li assumeva. Infine, è intervenuta l’Oms riferendosi allo studio pubblicato su Lancet, nel quale gli autori hanno dimostrato come il trattamento con il farmaco antimalarico clorochina e il suo analogo, l’idrossiclorochina, usato per trattare malattie autoimmuni come il lupus e l’artrite, non offrano alcun beneficio per i pazienti affetti dal COVID-19.
Quale relazione intercorre tra Lupus eritematoso sistemico e il COVID-19?
I dati a disposizione non chiariscono se le persone con il Lupus sono più suscettibili all’infezione (o a una forma più grave di Covid-19). Sono stati descritti alcuni pazienti con Lupus, già in trattamento con Plaquenil, che hanno avuto il Covid-19. Ma non è chiaro se la percentuale di persone con Lupus che si ammala è uguale alla popolazione generale o no. L’aggiornamento della Covid19 Global Rheuamtology Alliance parla di 136 LES (su 872, sono circa il 15%) affetti da Covid-19 in tutto il mondo. I dati sono aggiornati a qualche giorno fa e di sicuro sottostimano il numero vero.