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Trapianto di fegato: Modena centro di eccellenza
Con 922 trapianti di fegato l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena si conferma ancora una volta polo di innovazione e riferimento di eccellenza nel campo della chirurgia dei trapianti. L’ultimo in ordine di tempo è stato un trapianto da donatore vivente ad un paziente affetto da un tumore maligno avanzato del fegato, che ha visto impegnato un team multidisciplinare per un periodo di preparazione di oltre tre mesi.
“Il trapianto di fegato da donatore vivente è un intervento estremamente complesso, non solo per ragioni tecnico-chirurgiche, ma anche per l’organizzazione che richiede, per il coinvolgimento di numerosi specialisti, e infine, per le indubbie implicazioni etiche – ha spiegato il prof. Fabrizio Di Benedetto, direttore del Reparto di Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato dell’AOU di Modena – Oltre 70 persone hanno lavorato alla stesura dei percorsi aziendali, all’organizzazione del trapianto e alla realizzazione materiale dei due interventi”.
Il paziente è un uomo di gruppo sanguigno raro, affetto da un tumore maligno avanzato del fegato. Questa condizione clinica lo poneva ad altissimo rischio di progressione di malattia, con conseguente perdita della chance curativa del trapianto. Grazie alla generosità del figlio che si è offerto per la donazione, una volta svolti tutti gli accertamenti per la compatibilità, è stato possibile eseguire questo complesso intervento. È stata prelevata la parte destra del fegato del donatore che dopo poco è stata trapiantata con successo nel padre. Il paziente trapiantato è in ottime condizioni cliniche, il fegato trapiantato ha subito mostrato eccellenti segni di funzionalità ed il paziente è stato dimesso.
“L’attività trapiantologica – ha detto il dottor Claudio Vagnini, Direttore Generale dell’AOU di Modena – è frutto di una complessa organizzazione al servizio di un gesto di grande generosità che può salvare una vita. Questa caratteristica è ancora più marcata quando siamo in presenza di una donazione da vivente. Un’attenzione all’Altro che è nostro compito sostenere, in modo che ottenga quanto sperato. Il risultato di oggi, unito ai dati di attività del centro, testimonia il grande lavoro di squadra che questa Azienda è stata in grado di compiere, grazie soprattutto all’integrazione tra i due ospedali”.
Al Policlinico sono presenti due sale operatorie adibite al trapianto di fegato che dispongono delle dotazioni tecnologiche necessarie, e che sono state operative per 15 ore di seguito, consentendo grazie ad una perfetta sincronia lo svolgimento del delicato intervento chirurgico. “Le competenze del Centro trapianti modenese – ha concluso il Magnifico Rettore di UNIMORE, prof. Carlo Adolfo Porro – nella chirurgia epatica e pancreatica robotica, della chirurgia oncologica, e del trapianto di fegato sono al servizio dei Medici in Formazione della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale del nostro Ateneo, di cui il prof. Di Benedetto è il direttore. Un patrimonio di competenza che contribuisce a rafforzare il ruolo internazionale del nostro Ateneo”.
Il percorso di trapianto di fegato da donatore vivente, una realtà molto diffusa nel mondo orientale e riservata in occidente a centri di grande esperienza. Esso rappresenta la massima espressione di complessità chirurgica, clinica e tecnologica che richiede la presenza di una struttura con un solido background. Il Centro trapianti di Modena è nato nel 2000 ed è diretto dal 2013 dal Prof Fabrizio Di Benedetto. In questi sette anni la Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e dei Trapianti di Fegato ha rappresentato una realtà di profilo internazionale all’interno della AOU di Modena e dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Sono stati creati programmi innovativi come la chirurgia robotica del fegato, la chirurgia maggiore epatica con sostituzioni vascolari, il prelievo di rene da donatore vivente con tecnologia robotica, e la modernizzazione nel campo della chirurgia dei trapianti di fegato, come ad esempio le nuove indicazioni per metastasi epatiche da tumori del colon.