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Lotta al linfoma e Covid-19: la ricerca non si ferma e premia progetti innovativi nella cura dei linfomi
La pandemia non ferma la ricerca. Garantire la continuità terapeutica nei pazienti onco-ematologici (leucemia acute e croniche, linfomi e mieloma) a fronte della nuova pandemia da SARS-Cov-2, resta la priorità della Fondazione Italiana Linfomi Onlus (FIL). “Sospendere la ricerca in questo momento storico avrebbe il significato di una ‘diserzione etica’ rispetto alle attese dei nostri pazienti. Purtroppo il linfoma, così come le altre neoplasie, non ha cessato di esistere durante la pandemia, che anzi ha favorito diagnosi ritardate e quindi quadri più gravi, a causa della riluttanza dei pazienti a recarsi in ospedale in caso di sintomi. La ricerca non può mai essere considerata un’attività facoltativa. Nel caso degli studi clinici promossi dalla FIL, poi, si tratta quasi sempre di ricerche con una ricaduta immediata sulle possibilità terapeutiche da offrire al paziente.” Lo ha affermato il Presidente della FIL Francesco Merli durante il suo intervento nella Riunione Plenaria della Fondazione Italiana Linfomi Onlus, che si è svolta il 13 novembre in modalità virtuale.
In occasione della riunione, che ha coinciso con il decimo anniversario della Fondazione, è stato fatto il punto sulla ricerca sottolineando l’impegno dei giovani che conferiscono innovazione e costruiscono il futuro della ricerca. I vincitori del Premio Brusamolino 2020, con cui la FIL in collaborazione con l’Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma (AIL) assegna 10 mila euro, sono due giovani ricercatrici, la dr.ssa Beatrice Casadei dell’Ematologia del Policlinico S. Orsola Malpighi di Bologna, e la dr.ssa Benedetta Donati del Laboratorio di Ricerca Traslazionale dell’IRCCS/AUSL di Reggio Emilia.
Lo studio della dott.ssa Donati ha permesso di identificare marcatori di espressione genica presenti al momento della diagnosi che sono in grado di predire la risposta ai primi cicli di terapia e quindi possono anticipare l’aggressività dei Linfomi di Hodgkin. I marcatori molecolari individuati in questo studio potranno essere d’aiuto per lo sviluppo di nuovi strumenti che indirizzino i clinici nella scelta del miglior trattamento per ciascun paziente e contribuiscono all’identificazione di nuove possibili terapie per le forme più aggressive di questa malattia, che presenta complessivamente tassi di guarigione molto elevati.
Sempre nell’ambito del linfoma di Hodgkin, in questo caso ricaduto/refrattario, il lavoro presentato dalla dott.ssa Casadei ha l’obiettivo di sottolineare come il trapianto da donatore abbia ancora un ruolo nel trattamento dei pazienti affetti da questo tipo di linfoma, sebbene sottoposti a terapia con nuovi farmaci. Il consolidamento trapiantologico post terapia con anticorpo monoclonale anti-PD1, infatti, sebbene sembri essere gravato da un maggiore incidenza di tossicità acuta, determina un elevato tasso di risposte, migliorando la sopravvivenza di pazienti pesantemente pretrattati e refrattari alle precedenti linee terapeutiche.
“Tutti i progetti premiati sono in linea con la mission della Fondazione che da 10 anni porta avanti la ricerca sulla diagnostica avanzata arrivando a coinvolgere nei propri studi circa 1000 pazienti all’anno – ha specificato Francesco Merli Presidente FIL – e confermano quanto sia importante per raggiungere risultati significativi a livello internazionale creare un contesto che permetta un continuo confronto di competenze. La FIL, con la sua rete di collaborazione tra i centri di ricerca diramati su tutto il territorio nazionale, ne è l’esempio”.