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Psoriasi: giovani ricercatori italiani per la cura della malattia
La dottoressa Lotti è tra i vincitori del Bando “Giovani Ricercatori” del Ministero della Salute nell’ambito della Ricerca Finalizzata 2019.
A meno di un mese dalla Giornata Mondiale dedicata alla sensibilizzazione della malattia (29 ottobre), torniamo a parlare di Psoriasi, una patologia infiammatoria della pelle, cronica, recidivante e non contagiosa generalmente caratterizzata da chiazze arrossate, ricoperte da squame biancastre, che si localizzano in alcune sedi tipiche come gomiti, ginocchia, cuoio capelluto. Lo facciamo perché si stanno facendo dei progressi nella ricerca per la cura della psoriasi, la malattia, con un forte impatto sulla qualità della vita del paziente, che colpisce più di 100 milioni di persone al mondo, in Italia circa 2 milioni e mezzo. Studi familiari e studi su gemelli hanno dimostrato chiaramente la presenza di una forte componente genetica nella suscettibilità alla psoriasi ed alla psoriasi artropatica. La probabilità di ammalare, avendo un parente di primo grado affetto, è sicuramente più alta rispetto alla popolazione generale e in particolare il rischio di ricorrenza nei figli di un affetto è compreso tra 4 e 10. (fonte: ADIPSO)
Proprio sul fronte della ricerca sulla psoriasi l’azienda ospedaliera di Modena e UNIMORE è in prima linea nella ricerca sulla psoriasi tanto da aver ricevuto un prestigioso premio dal Ministero della Salute.
La dottoressa Roberta Lotti, giovane ricercatrice del Laboratorio di Dermatologia del Policlinico, diretto dal prof. Giovanni Pellacani, è tra i vincitori del prestigioso bando Ricerca Finalizzata 2019, sezione Giovani Ricercatori. Il Bando del Ministero della Salute ha selezionato e premiato i due progetti finalizzati all’acquisizione di nuove conoscenze, volti a sviluppare procedure altamente innovative e nuove conoscenze utili al miglioramento delle opportunità di trattamento attraverso studi e sperimentazioni di carattere clinico. Il progetto prevede lo sviluppo di nuove molecole per la cura della psoriasi e rientra nel filone di ricerca che da sempre anima l’attività del gruppo diretto dal prof. Carlo Pincelli di UNIMORE.
Il progetto, della durata di 3 anni, ha ottenuto un finanziamento di 450 mila euro che consentirà di portare alla validazione pre-clinica di un rivoluzionario approccio per la cura della psoriasi, sia mediante la validazione in modelli in vitro, ex-vivo e in vivo di psoriasi che mediante metodiche di biologia molecolare molto avanzate.
La dott.ssa Lotti, è il Principal Investigator dello studio e si avvale della collaborazione del dott. Marco Manfredini, assegnista di ricerca, presso la stessa struttura.
“Sono sempre stata mossa da un forte interesse nelle patologie immuno-mediate della pelle – ha spiegato la dottoressa Roberta Lotti – e nella ricerca di una ricaduta pratica delle nostre indagini di laboratorio, alle quali ci dedichiamo ormai da molti anni presso il Laboratorio di Biologia Cutanea, sotto la guida del Prof. Pincelli. Trovo sia un grande privilegio aver la possibilità di portare avanti questo progetto come Principal Investigator, inoltre sono fermamente convinta che dalla collaborazione multidisciplinare con i ragazzi del team riusciremo a gettare le basi per una nuova terapia volta a rivoluzionare il trattamento di una patologia tanto diffusa quanto complessa, come la psoriasi”.
Il progetto premiato rientra tra quelli di validazione preclinica, che valuta l’efficacia di una nuova classe di piccole molecole di nuova sintesi che inibiscono potentemente la funzione della proteina HuR / ELAVL1, un’importante regolatore della traduzione di numerose altre molecole coinvolte soprattutto nel processo infiammatorio.
“La psoriasi – ha commentato il prof. Giovanni Pellacani – è una patologia caratterizzata da una intricata interazione bidirezionale tra il sistema immunitario e la pelle, mediata da numerose citochine infiammatorie. Il ruolo delle proteine studiate nel progetto nella proliferazione delle cellule della cute e la produzione di citochine, in particolare la interleuchina 17, da parte dei linfociti T, sembrano essere gli aspetti chiave nella insorgenza della psoriasi. Perciò, lo sviluppo di piccoli inibitori si promette di rappresentare una strategia terapeutica rivoluzionaria in grado di arrestare la formazione di placche psoriasiche attraverso l’azione simultanea sia sul comparto cheratinocitario che immunitario”.
Il progetto nasce dalla stretta collaborazione della dottoressa Lotti, da anni impegnata nello studio dei patomeccanismi di malattie immuno-mediate della pelle, con il dottor Vito D’Agostino esperto conoscitore di HuR e uno degli ideatori dell’innovativo approccio terapeutico, insieme al prof Alessandro Provenzani (CIBIO, UNITN) e altri collaboratori. “Dalla interazione delle rispettive competenze – ha aggiunto il prof. Pincelli – è nato un disegno sperimentale che mira ad andare ad investigare la biologia delle cellule coinvolte nella psoriasi (principalmente cheratinociti e linfociti) mediante innovative tecniche di biologia molecolare (UNITN) e di biologia cellulare (UNIMORE) sia in vitro che mediante l’utilizzo di modelli ex-vivo e in vivo di patologia”.