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Una battaglia durata sette mesi, la figlia di Jovanotti racconta la lotta contro il linfoma di Hodgkin
Una brutta storia durata sette mesi. È questa la triste pagina di diario condivisa da Teresa Cherubini, la figlia 22enne di Jovanotti, che dopo aver sconfitto il linfoma di Hodgkin con 6 cicli di chemioterapia, ha deciso di raccontare la sua esperienza su Instagram. “Oggi – ha commentato il suo papà riproponendo sul suo profilo Facebook le parole della figlia – la mia Teresa ha voluto raccontare la sua storia degli ultimi sette mesi. Ieri gli esami di fine terapia hanno detto che la malattia se n’è andata, oggi per noi è un giorno bellissimo, lei è stata pazzesca”.
Per gli ultimi sette mesi Teresa Cherubini ha tenuto stretto a sé un segreto: “faccio fatica a raccontare una storia prima di conoscerne la fine”, ha confessato ai suoi follower. Il 3 luglio 2020 le è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin, un tumore del sistema linfatico che origina dai linfociti B (un tipo di globuli bianchi) presenti in linfonodi, milza, midollo osseo, sangue e numerosi altri organi. Tutto è iniziato ad agosto del 2019 con uno prurito alle gambe. Inizialmente, come spesso capita in queste occasioni, la 22enne aveva trascurato il fastidio pensando che sarebbe svanito via con il tempo, ma non è stato così. I mesi passavano e non faceva che peggiorare. A giugno 2020 si era sparso per tutto il corpo, fino a non consentirle di riposare la notte. “Quando mi si é ingrossato un linfonodo sotto il braccio – scrive – ho capito che era qualcosa di più serio e questo ha portato finalmente ad una diagnosi e ad un piano di cure. In questi ultimi mesi ho fatto 6 cicli di chemioterapia seguita dai meravigliosi dottori ed infermieri dell’Istituto Europeo di Oncologia a Milano. La chemio non mi ha fatto cadere i capelli del tutto, ma il 9 dicembre dopo l’ultimo trattamento ho deciso di rasarmi come segno di un nuovo inizio”.
Dopo mesi di ansie e paure la brutta storia é finita, e oggi Teresa ha deciso di raccontarla dopo che i supo oncologi le hanno detto di aver abbattuto il male. “Sono stata incredibilmente fortunata ad avere una famiglia, amici e team di medici spettacolare che mi hanno seguito e aiutato durante tutti questi mesi. Vorrei tanto ringraziare le persone che allo IEO si sono prese cura di me e di chi si trova in una situazione come la mia. Sono persone spettacolari. Il prof Paolo Veronesi che mi ha operato. Il Prof Corrado Tarella primario di oncoematologia e il suo staff, tra loro la meravigliosa Dottoressa Anna Vanazzi e suoi collaboratori. Gli infermieri e le infermiere Alice e Lucia, i radiologi, tutto il personale dell’ospedale. Ed ovviamente, un grazie speciale ai miei genitori, che ci sono sempre stati. Per un certo verso il cancro è una malattia molto solitaria, ma il supporto di chi ti sta vicino è fondamentale per superarla, io non ce l’avrei fatta senza di loro. La paura non é andata via, e ci vorrà del tempo perché possa fidarmi di nuovo del mio corpo, ma non vedo l’ora di ricominciare a vivere”.