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Covid-19: anticorpi monoclonali, la terapia che riduce il rischio di ospedalizzazione
“Esistono farmaci potenti e mirati, come gli anticorpi monoclonali, e due di questi sono già stati approvati negli Stati Uniti”, dicono all’ANSA il farmacologo Carlo Centemeri, della Giovanni Lorenzini Medical Foundation MI-NY, e il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca.
“Gli anticorpi monoclonali – osservano i due esperti – sono oggi una potentissima componente dell’arsenale per trattare i pazienti infetti e sintomatici, subito dopo aver contratto il virus, riducendo in modo importante il rischio di ospedalizzazione o, laddove invece il paziente si trovasse già ricoverato, di stabilizzarne la condizione, intervenendo sulla sindrome indotta da coronavirus”.
“Al momento risultano in corso di studio numerosi anticorpi monoclonali aventi prevalentemente come target di azione la proteina spike di SARS-CoV-2. Gli studi disponibili indicano l’assenza di beneficio nei pazienti ospedalizzati con fase avanzata di malattia, mentre l’utilizzo in contesti più precoci è stato associato a una riduzione della carica virale con evidenze preliminari di un minore utilizzo di risorse sanitarie (ospedalizzazione, accessi in PS). Non sono disponibili informazioni su outcome clinici più rilevanti come accesso in terapia intensiva, intubazione o mortalità”. È quanto comunica l’Aifa in una nota con la quale intende voler promuovere e supportare uno studio clinico randomizzato.
“Le linee guida – scrive Aifa – delle principali società scientifiche internazionali (IDSA e NIH) non raccomandano l’utilizzo routinario in pratica clinica degli anticorpi monoclonali. Al fine di verificare se gli anticorpi monoclonali possono rappresentare una reale opzione terapeutica nella prevenzione della progressione del COVID-19 nei pazienti in fase precoce di malattia, l’Agenzia Italiana del Farmaco ritiene utile promuovere e supportare uno studio clinico randomizzato”.
Nel laboratorio di biotecnologia Menarini Biotech di Pomezia, nel Lazio, si sta lavorando su una delle principali cure per i pazienti Covid-19 con gli anticorpi monoclonali. “Gli anticorpi monoclonali sono delle proteine prodotte in laboratorio – spiega al Tg2 Arianna Aloisio, ricercatrice Menarini Biotech – che producono anticorpi tutti uguali, da qui la parola mono-clonale. Questo ci da la garanzia di poter offrire al paziente sempre lo stesso medicinale”. “L’anticorpo sul quale stiamo lavorando – aggiunge – ha un meccanismo di azione molto specifico: ha la capacità di legarsi alla proteina Spike del virus Sars-CoV2. La proteina è lo strumento utilizzato dal virus per entrare all’interno delle cellule e riprodursi. Interrompendo questo meccanismo, il virus non è più in grado di entrare nelle cellule e non può quindi replicarsi.”
Sulla disponibilità, “entro la primavera – afferma – inizieranno gli studi clinici e una volta raccolti i dati necessari da sottoporre alle autorità regolatorie, chiederemo l’autorizzazione per una produzione a maggior scala”.
Gli anticorpi monoclonali possono così avere una funzione terapeutica, come farmaco, se utilizzate all’inizio dell’infezione in modo tale da limitarne la gravità. “Oppure una funzione protettiva temporanea, della durata di qualche mese. Forse da due a sei”, spiega Giuseppe Novelli, genetista policlinico Tor Vergata di Roma in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera.
Differenza col vaccino? “Lo scopo preventivo – spiega ancora l’esperto – è identico ma col vaccino la protezione dura di più perché viene stimolata la memoria immunitaria che lascia ricordo dell’agente patogeno. Quindi le difese si riattivano tutte le volte che l’organismo lo incontra. Nel caso dei monoclonali l’immunità è immediata e temporanea. Il loro ruolo potrebbe essere importante nell’ambito di comunità esposte al contagio, ad esempio le residenze per anziani, dove c’è bisogno di una protezione rapida”.
Almeno una decina di gruppi al mondo stanno lavorando a questi studi. Tra i più promettenti c’è il cocktail denominato REGN-COV2, noto per essere stato somministrato all’ex presidente Usa Donald Trump. È costituito da due diversi anticorpi monoclonali prodotti dalla società Regeneron. I risultati provvisori hanno evidenziato un effetto di riduzione della carica virale. Il cocktail ha ottenuto dalla Fda l’autorizzazione per l’uso in emergenza per pazienti con sintomi lievi-moderati “ad alto rischio di diventare gravi”, spiega lo Spallanzani.