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Scienze della vita: un settore interdisciplinare per rispondere alle sfide del futuro
Simoni “un potenziale altamente competitivo a livello globale che può essere di forte stimolo allo sviluppo delle nostre società e delle nostre economie”. L’intervista al presidente della Fondazione Human Technopole Prof. Marco Simoni
Innovazione e ricerca, medicina (e prevenzione) di precisione, cure personalizzate. Riflettori puntati sul potenziamento della ricerca nelle scienze della vita – industria farmaceutica, biotecnologie e produzione di dispositivi medici e servizi sanitari – per lo sviluppo di un’economia sostenibile in grado di creare grandi opportunità nel settore sanitario, agroalimentare, chimico, farmaceutico e di tutela dell’ambiente. Il settore delle life science, che in Italia vale il 10% del Pil nazionale, rappresenta un elemento chiave per rispondere alle sfide del futuro, un processo accelerato dalla pandemia da Covid-19 che vede l’Italia un Paese competitivo al livello internazionale. In questo scenario Human Technopole, l’istituto italiano di ricerca per le scienze della vita, con sede a Milano nell’ex area di Expo 2015 (Mind– Milano Innovation District), rappresenta un hub internazionale per la ricerca nel campo dell’industria e delle scienze della vita. Health Online ha intervistato il Presidente della Fondazione Human Technopole, Prof. Marco Simoni. “Il settore delle scienze della vita ha un potenziale enorme, non solo a livello nazionale, ma globale: secondo le stime dell’OCSE nel 2030 le cosiddette Life Sciences incideranno complessivamente per il 2,7% del PIL globale. Saranno biotech l’80% dei prodotti farmaceutici, il 50% di quelli agricoli, il 35% di quelli chimici e industriali. Perché il nostro Paese possa essere competitivo in questo settore è necessaria a mio avviso una riflessione su come favorire e rendere più semplice e concreta l’interazione tra le varie componenti della filiera. Penso ad esempio al tema del trasferimento tecnologico che ancora ci vede deboli rispetto a competitor stranieri, a causa di un ecosistema frammentato, dell’assenza di figure professionali specializzate e di capitali pazienti, ma anche di una visione ancora radicata che considera il trasferimento tecnologico come alternativo alla divulgazione scientifica”.
In che modo il settore delle scienze della vita può migliorare la vita dei cittadini?
“Migliorare la salute e il benessere delle persone è il fine ultimo delle scienze biomediche. Quello delle life science è un settore altamente interdisciplinare che include l’industria farmaceutica, la biotecnologia e i servizi sanitari. Oggi l’approccio a cura e prevenzione si sta indirizzando sempre più verso una medicina predittiva e personalizzata che combina fattori intrinsechi (come le nostre caratteristiche genetiche) con fattori estrinsechi (stile di vita, ambiente circostante). Investire in quest’area significa non soltanto migliorare la qualità delle nostre vite, ma anche potenziare un settore altamente competitivo che può essere di forte stimolo allo sviluppo delle nostre società e delle nostre economie”.
Conosciamo meglio Human Technopole. Come e perché nasce il progetto?
“Human Technopole nasce su proposta del Governo italiano per raccogliere l’eredità di EXPO Milano 2015. L’area dell’esposizione universale oggi è MIND – Milano Innovation District: un nuovo distretto cittadino dedicato a scienza, ricerca e innovazione. Al cuore di quest’area, dentro gli spazi di Palazzo Italia, abbiamo avviato un nuovo istituto di ricerca per le scienze della vita. Human Technopole vuole essere un centro d’eccellenza per la ricerca, aperto a collaborazioni con la comunità nazionale e internazionale”.
Quali sono strategie e quali i centri che lo compongono?
“Le nostre prime aree di ricerca sono tra di loro complementari e altamente rilevanti per il settore biomedico: genomica, neurogenomica, biologia strutturale, biologia computazionale e un focus su sanità pubblica e sistemi sanitari con il Centro Analisi, Decisioni e Società, organizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano. La nostra missione è quella di migliorare la salute e il benessere delle persone, grazie a uno studio globale e interdisciplinare della biologia umana. Vogliamo comprendere il funzionamento delle malattie, in particolare cancro e malattie neurodegenerative, sfruttando gli avanzamenti tecnologici degli ultimi vent’anni e l’enorme quantità di dati biologici, clinici e socioeconomici a disposizione della comunità scientifica”.
Quali sono le attività a supporto della comunità scientifica nazionale e internazionale?
“Le nostre iniziative mirano a portare valore aggiunto all’ecosistema nazionale, già molto avanzato. Human Technopole è per esempio dotato di facility e strumenti finora inesistenti nel panorama italiano. Stiamo allestendo la più ampia facility di crio-microscopia elettronica in Italia, una tecnica all’avanguardia che permette di congelare le molecole e osservarle a risoluzione atomica. Si tratta di macchinari che metteremo a disposizione di tutta la comunità scientifica nazionale e internazionale. La nostra ambizione è anche quella di offrire opportunità alla prossima generazione di scienziati. A fine gennaio 2021 si è chiusa la call della prima edizione dell’Early Career Fellowship Programme, un’iniziativa che permette a cinque giovani ricercatori di qualunque nazionalità di ottenere una borsa di studio di 200.000 euro all’anno per cinque anni, per venire a sviluppare in un centro di ricerca o in un’università italiana un progetto innovativo nell’ambito delle scienze della vita, avendo accesso anche alle infrastrutture e le tecnologie di Human Technopole”.
Eccellenza scientifica, interdisciplinarità, collaborazione e servizio alla comunità di ricerca, sono i valori che guidano le attività di Human Technopole per rafforzare la ricerca biomedica italiana ed internazionale.
“Nel corso degli ultimi cinquant’anni – spiega Simoni – abbiamo assistito a scoperte e avanzamenti eccezionali che ci hanno permesso di acquisire un livello di conoscenze estremamente dettagliato della biologia umana, arrivando ad analizzare il singolo genoma di un paziente o di una malattia. Abbiamo scoperto che non ci ammaliamo tutti allo stesso modo e che quindi non possiamo essere curati allo stesso modo. La ricerca nelle scienze della vita ci permette oggi di sviluppare cure e terapie migliori, personalizzate e create su misura per ciascun paziente. L’obiettivo di Human Technopole è quello di lavorare sulla medicina di precisione per individuare nuove terapie e riposizionare farmaci esistenti. Abbiamo inoltre a cuore l’importanza della comunicazione e della divulgazione scientifica. È fondamentale avvicinare i cittadini alla scienza, costruendo un dialogo inclusivo con le istituzioni per rafforzare la fiducia verso i risultati della ricerca scientifica ed evitare la diffusione di informazioni false e fuorvianti”.
Quali sono i progetti che state portando avanti?
“Al momento stiamo ultimando la costruzione dei nostri primi laboratori, ma grazie alla collaborazione con enti nazionali e internazionali i nostri primi progetti sono già partiti. Il nostro centro di Genomica, guidato dalla prof.ssa Soranzo e dal prof. Carninci ha una collaborazione con IRCCS Neuromed per il progetto Moli-sani: una caratterizzazione genetica della popolazione locale per studiare i fattori di rischio ad alcune malattie. Un altro progetto vede il coinvolgimento del nostro centro di Neurogenomica, guidato dal prof. Giuseppe Testa e in collaborazione con IRCCS Associazione Oasi Maria Santissima in Troina in Sicilia per lo studio dell’autismo e delle disabilità intellettive. Per i prossimi due anni, il prof. Testa sarà inoltre alla guida del progetto europeo LifeTime for COVID che si occupa di studiare la malattia per capire cosa va storto nei tessuti malati analizzando diverse funzioni cellulari su più livelli.Infine, vogliamo dedicare ampio spazio al tema del trasferimento tecnologico: è importante collaborare con il mondo industriale per costruire un dialogo e individuare sinergie che possano trasformare i risultati della ricerca in applicazioni tangibili per la società”.
Quali sono stati i risultati raggiunti da HT e quali i progetti per il futuro?
“Human Technopole è operativo dal 2019 con l’arrivo del direttore prof. Iain Mattaj, uno scienziato scozzese di fama internazionale che in precedenza ha guidato per 12 anni il Laboratorio Europeo di Biologia Molecolare. In questi due anni abbiamo ristrutturato Palazzo Italia, oggi sede dei nostri uffici e dei laboratori di biologia computazionale e abbiamo avviato i cantieri per la costruzione dei nostri primi laboratori che saranno inaugurati a breve. Tra qualche mese avremo spazio di lavoro per 150 scienziati. Per questo motivo la nostra attività di recruitment continua a pieno ritmo: nel 2020 il nostro personale è triplicato e per fine 2021 contiamo di superare i 200 dipendenti. Ad oggi abbiamo inoltre reclutato i direttori dei nostri centri di ricerca: scienziati che si sono formati nei migliori centri di ricerca e università del mondo raggiungendo posizioni apicali e che vengono a lavorare in Italia per la prima volta. Come menzionato abbiamo già avviato i primi progetti di ricerca e le prime borse di studio per giovani ricercatori. Nei prossimi mesi la nostra attività continuerà ad aumentare e avvieremo anche i primi corsi di formazione per formare la prossima generazione di scienziati”.
Lei ha affermato che “l’ecosistema scientifico di un Paese è l’anticorpo più importante per le nostre società”. Cioè?
“La recente pandemia da covid-19 ci ha mostrato come le nostre società devono essere in grado di affrontare rapidamente crisi inaspettate. In un mondo così globale ed interconnesso, i rischi di nuove pandemie, così come i cambiamenti climatici e le migrazioni, vanno di pari passo con la nuova fase dello sviluppo economico e, soprattutto, tecnologico, che sta vivendo il nostro mondo. Se ci impegniamo a rafforzare i nostri ecosistemi scientifici dotandoci di competenze, conoscenze e tecnologie saremo più equipaggiati per gestire le sfide attuali e future. La scienza ci permette di osservare e migliorare la comprensione del mondo che ci circonda, è fondamentale continuare a investire in questo settore”.
A suo giudizio, quale sarà la chiave per uscire dalla crisi causata dalla pandemia da Covid-19?
“Bisogna investire in progetti di medio-lungo periodo sfruttando quelle aree in cui l’Italia vanta eccellenze riconosciute a livello internazionale. Penso alle scienze della vita ma anche alla chimica verde, all’agroalimentare, al settore aerospaziale. Inoltre, è fondamentale creare opportunità per le future generazioni: un Paese che non è amico dei giovani è un Paese che si impoverisce, si avvizzisce. Sono convinto che esistano le condizioni per agire in modo diverso, il Recovery Plan in questo senso rappresenta un’opportunità unica per ridare slancio all’Italia, ma è fondamentale puntare su progetti concreti, indicando obiettivi chiari”.
In conclusione, quanto è importante investire nella ricerca per affrontare le sfide del (imminente) futuro?
“L’Italia investe solo lo 0,32% del proprio PIL in ricerca di base: in ambito OCSE siamo al diciannovesimo posto nella classifica guidata dalla Svizzera con l’1,29% e la Corea lo 0,66. È fondamentale che il nostro Paese investa in R&S in linea con la media europea per continuare a creare e condividere quelle conoscenze cruciali per la nostra competitività a livello globale”.