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Rianimazione cardiopolmonare durante la pandemia, pubblicate le nuove linee guida
L’International Liaison Committee on Resuscitation, che riunisce le 7 società continentali che si occupano di arresto cardiaco, ha pubblicato le nuove linee guida per la rianimazione cardiopolmonare presentandole nel corso di un web meeting a cui hanno preso parte oltre 1800 specialisti e una faulty nazionale. Nelle nuove linee guida le procedure di rianimazione cardiopolmonare sono state adeguate alle esigenze imposte dal Covid-19. Gli argomenti trattati includono: la spiegazione sulla catena della sopravvivenza, il riconoscimento precoce dell’arresto cardiaco, come effettuare le compressioni toraciche di qualità, la defibrillazione esterna automatizzata (DAE), come misurare la qualità della RCP (rianimazione cardio-polmonare) e come applicare le nuove tecnologie a supporto della medicina. Le linee guida riconoscono tra l’altro che l’uso della tecnologia mobile, compresi i social media, le reti cellulari e le applicazioni per smartphone, potrebbe presto avere un grande impatto notificando i cittadini come primi soccorritori attraverso un sistema di allerta di messaggi testuali e di rilevamento del posizionamento mobile, aumentando conseguentemente le probabilità di sopravvivenza delle vittime di arresto cardiaco. Devono, inoltre, essere organizzati dei corsi di formazione per gli insegnanti e i bambini al fine di poter intervenire, eventualmente, come primi soccorritori in caso di RCP. Ai dispatcher ILCOR raccomanda, invece, che i centri di smistamento implementino un algoritmo standardizzato e/o criteri standardizzati per determinare immediatamente se un paziente sia in arresto cardiaco al momento della chiamata di emergenza e per monitorare e tracciare la loro capacità diagnostica. Infatti, nel contesto del COVID-19, il riconoscimento precoce dell’arresto cardiaco da parte del dispatcher consentirà al personale EMS di indossare DPI di precauzione del contagio per via aerea il prima possibile.
“Sono più di 65000 i casi di arresto cardiaco che avvengono ogni anno in Italia – spiega Niccolò B. Grieco, direttore di corsi avanzati presso il centro di formazione “Critical Care Niguarda” – e solo una minima parte avviene in reparti attrezzati per affrontare prontamente il problema. È pertanto fondamentale che vengano coinvolti nel soccorso tutti i soggetti della “catena della sopravvivenza” che vanno dal testimone occasionale di un malore fino al rianimatore più esperto nel trattamento della Sindrome post-arresto cardiaco. Si rimarca in questa edizione delle GL 2021-2025 l’importanza del riconoscimento precoce dell’arresto e dell’inizio precoce delle manovre di rianimazione di alta qualità che ricoprono un ruolo fondamentale, in quanto la maggior parte degli eventi avviene in presenza di un testimone”.
Secondo i dati disponibili l’avvio immediato dell’RCP può raddoppiare o anche quadruplicare la sopravvivenza all’arresto cardiaco. In questo, il centro di formazione di Niguarda da tempo si spende perché a tutti siano fornite le conoscenze fondamentali per affrontare un arresto cardiaco, non solo il personale medico ma tutti coloro che lavorano nell’Azienda. Insieme al sistema 112 annualmente sono formati nei World Restart a Heart Day di ottobre anche insegnanti, studenti e cittadini comuni. Nelle ultime LG2021 è stato aggiunto un importante capitolo che si chiama “Systems saving lives” che rimarca come gli strumenti di sensibilizzazione e cultura dell’arresto cardiaco debbano coinvolgere tutti i canali che possono raggiungere la popolazione (social media, YouTube, videogiochi) ma soprattutto invita i Governi a far sì che l’insegnamento delle manovre salvavita avvenga nella scuola dell’obbligo.
“A Niguarda – prosegue Grieco in una nota stampa – studenti di infermieristica e di medicina hanno inserito da tempo il BLS all’interno dei programmi accademici grazie alla collaborazione con gli Istruttori ospedalieri. Senza dimenticare il fondamentale valore aggiunto della standardizzazione dell’intervento, che permette a tutti gli operatori, anche provenienti da realtà differenti, di “parlare la stessa lingua” consentendo così la massima continuità nel percorso di cura del paziente. Negli ultimi 3 anni più di 50 persona tra medici e infermieri del De Gasperis sono stati certificati come operatori avanzati con risultati eccellenti e nel solo periodo Covid sono stati formati più di 850 esecutori BLS”.