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Al via la campagna di vaccinazione anti Covid per adolescenti e bambini
Fra gli scienziati c’è chi invita alla prudenza. Sono ancora pochi i dati sulla relazione tra i vaccini anti Covid e la manifestazione di miocarditi negli adolescenti
A pochi giorni dal via libera dell’Ema e dell’Aifa alla somministrazione del vaccino anti covid Pfizer dai 12 ai 15 anni, dal 3 giugno in Italia si sono aperte le prenotazioni libere e non più per fasce d’età. Ogni regione sta portando avanti la propria campagna vaccinale e si è registrato un boom di adesioni tra i giovani in Lombardia e Veneto.
Il tema sulla vaccinazione agli adolescenti e bambini sta alimentando il dibattito all’interno della comunità scientifica.
Per Paolo Palma, responsabile di Immunologia clinica e Vaccinologia all’ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma: “Se vaccinare contro il Covid nelle scuole da un punto di vista organizzativo trova concordi molti sul fatto che sia una strategia vincente, in ambito pediatrico è invece molto discussa la questione se sia indicato proprio fare il vaccino anti-Covid in questa fascia d’età. Se però è vero che non sembrano esserci sintomi molto severi in questa classe di popolazione, è anche vero che in una situazione come questa attuale lasciare una fascia d’età senza copertura fa sì che rappresenti un serbatoio potenziale di contagio”.
Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, intervenuto ad ‘Agorà’ su Rai3, spiega che è giusto proteggere anche i più giovani. “Non esistono vaccinazioni che escludano delle fasce d’età. Tutte le vaccinazioni, sappiamo bene, si fanno in età pediatrica”. Inoltre “c’è questo grosso dibattito” relativo al fatto “che, se non viene vaccinata l’intera popolazione c’è il rischio che avremo una sorta di endemia nei più giovani”.
“Vaccini Covid? Sì, ma ai bambini non serve” inizia così l’articolo-appello sulla non obbligatorietà dei vaccini di un gruppo di esperti tra i quali l’epidemiologa Sara Gandini, Direttrice dell’unità di farmaco-epidemiologia molecolare dello IEO di Milano e autrice di uno studio, pubblicato su Lancet Regional Health – Europe, sull’incidenza del virus SARS-CoV-2 nelle scuole elementari e medie. “Data la bassa incidenza, la bassa gravità della malattia nelle fasce pediatriche e il fatto che le scuole non hanno un ruolo rilevante nella trasmissione del SARS-CoV-2, anche con le nuove varianti, e quindi i limitati benefici che i vaccini potrebbero avere per la collettività, al momento non si vede l’urgenza di vaccinare i giovani, mentre è molto più urgente vaccinare i tanti anziani e fragili che, per diversi motivi a loro non imputabili, non hanno avuto accesso al vaccino o non sono ancora riusciti a prenotarsi sulla piattaforma”.
Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di concedere un’estensione del vaccino anti-COVID-19 Pfizer all’età compresa tra 12 e 15 anni. Da uno studio su 2260 bambini di età compresa tra 12 e 15 anni realizzato conformemente al piano d’investigazione pediatrica (PIP) di Comirnaty, approvato dal comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA è emerso che gli effetti indesiderati più comuni riscontrati sono simili a quelli osservati nelle persone di età pari o superiore a 16 anni. Seppur il CHMP ha concluso che i benefici del siero Pfizer in questa fascia d’età – lo stesso di quello autorizzato per gli adulti e gli adolescenti di età pari o superiore a 16 anni – sono superiori ai rischi, ha constatato che, a causa del numero limitato di bambini inclusi nello studio, la sperimentazione non ha potuto rilevare effetti indesiderati rari.
Andrea Crisanti, professore di Microbiologia e Microbiologia clinica all’Università di Padova, invita alla cautela sull’estensione della campagna di vaccinazione ai bambini. “È molto presto. Non ci sono abbastanza dati sui ragazzi. E ci sono aspetti come alcune segnalazioni di miocarditi post iniezione con il siero a mRna che sono elementi da non sottovalutare e su cui si devono continuare analisi e approfondimenti per avere un quadro chiaro. Quindi diamo tempo al tempo”.
Al momento i dati arrivano da Israele dove sono stati vaccinati solo ragazzi di oltre 15 anni. A segnalare un possibile collegamento tra il vaccino anti-covid Pfizer e rare miocarditi (un’infiammazione del muscolo cardiaco che si manifesta con dolore toracico associato a palpitazioni n.d.r) tra i giovani immunizzati è un report presentato al ministero della Salute in Israele. Il documento contiene un primo dato sulla frequenza di questi eventi: tra 1 su 3.000 e uno su 6.000 ragazzi (maschi) di età compresa tra 16 e 24 anni che hanno ricevuto il vaccino hanno sviluppato miocardite. I ricercatori, secondo quanto riportato sulla rivista Science online, affermano che questo vaccino sembrerebbe mettere i giovani a “rischio elevato di sviluppare l’infiammazione del muscolo cardiaco” in questione. Ma la maggior parte dei casi è stata lieve e si è risolta in poche settimane, come è tipico della miocardite.
I funzionari sanitari israeliani hanno sollevato per la prima volta il problema ad aprile, quando hanno segnalato più di 60 casi, per lo più in giovani uomini che avevano ricevuto la loro seconda dose di vaccino pochi giorni prima. Nello stesso periodo, il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti ha iniziato a monitorare 14 casi di questo tipo. A metà maggio, anche i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) hanno affermato che stavano esaminando casi di miocardite. E sempre a maggio anche l’Agenzia europea per i medicinali Ema ha dichiarato di aver ricevuto 107 segnalazioni di miocardite post vaccino Pfizer-BioNTech, ovvero circa una su 175.000 dosi somministrate.
Sono ancora pochi i dati sulla relazione tra i vaccini anti Covid e la manifestazione di miocarditi negli adolescenti, di conseguenza “occorre essere prudenti e attendere ulteriori informazioni prima di proseguire con la campagna di vaccinazione nei giovanissimi”, afferma il virologo Francesco Broccolo dell’Università di Milano. “Sono ancora pochi” e “non permettono di capire se ci sia una reale associazione”. Finora, infatti, in quanto i ragazzi sono stati vaccinati ancora poco”.
I dati di Israele di riferiscono solo ai ragazzi di oltre 15 anni, “mentre – rileva Broccolo – si sta ragionando su vaccini destinati agli adolescenti fra 12 e 15 anni. Inoltre, l’orientamento degli esperti del ministero della Salute di Israele è favorevole a passare a una dose di vaccino per gli adolescenti, considerando quasi il 90% delle miocarditi si manifestano con la seconda dose”.
Gli altri dati disponibili arrivano dagli Stati Uniti, dove l’agenzia regolatoria dei farmaci, la Food and Drug Administration (Fda), non ha approvato all’unanimità l’uso emergenziale per il vaccino Pfizer/BioNTech per la fascia d’età fra 12 e 15 anni e i dati finora raccolti riguardano complessivamente 2.000 adolescenti, mille dei quali hanno ricevuto il placebo. “Sulla base dei dati finora disponibili sembra che ci sia un minimo rischio aggiunto di miocarditi, ma – conclude Broccolo – si tratta di un rischio difficile da valutare in quanto i dati non sono sufficienti. Di conseguenza potrebbe essere opportuno attendere prima di partire con le vaccinazioni nella fascia d’età fra 12 e 15 anni e nel frattempo coprire tutta la popolazione adulta”.