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Tamponi salivari: un valido strumento di tracciamento del virus Sars-Cov-2
In Piemonte al via l’utilizzo dei tamponi salivari per lo screening finalizzato a individuare la presenza del Covid-19
Dopo il via libera, a maggio scorso, del Ministero della Salute ai test salivari molecolari la regione Piemonte inizierà la prossima settimana l’utilizzo dei tamponi salivari per lo screening finalizzato a individuare la presenza del Covid-19.
Diventa così possibile disporre di un nuovo test affidabile per la diagnosi di infezione, messo a punto dai ricercatori del Centro di Biotecnologie molecolare dell’Università di Torino, in linea con la sperimentazione in questo ambito dello scorso anno. In una prima fase – si legge nella nota – l’uso di questa metodica verrà riservata alle persone con disabilità, ospiti di strutture residenziali o semiresidenziali (418, con circa 6.000 ospiti in tutto il Piemonte), dove, secondo una circolare del ministero della Salute dell’8 maggio scorso, il controllo sulla diffusione del virus deve essere effettuato almeno una volta al mese.
Nel protocollo che l’Unità di Crisi ha inviato ai responsabili di queste strutture e agli Enti gestori delle politiche sociali si legge come i test salivari presentino, a fronte di una sensibilità media non molto inferiore in termini di precisione a quella dei tamponi naso-faringei, una serie di indubbi vantaggi, dalla minor invasività alla facilità di esecuzione. Il sistema rappresenta dunque una valida alternativa per le persone che, come appunto i disabili, possono presentare una minor tollerabilità ai tamponi naso-faringei, tanto che a volte è molto difficile il prelievo.
I test salivari non danno tuttavia un risultato immediato, ma devono essere processati presso un laboratorio, come quelli molecolari. Il protocollo prevede che le Asl provvedano al ritiro e alla consegna dei campioni presso il centro abilitato che è stato per ciascuna di esse individuato.
“Già dalla prossima settimana – precisa l’assessore regionale alla Ricerca applicata Covid Matteo Marnati – saremo pronti a partire con questo importante strumento di tracciamento del virus, che ha la caratteristica di essere molto meno invasivo dei tamponi naso-faringei. Ci permetterà quindi di proseguire con maggior facilità con l’attività di screening nei disabili, con la possibilità di valutare una eventuale sua estensione anche ai minori a settembre, per la riapertura delle scuole. Ne abbiamo già acquisiti 60.000 pezzi, ma siamo pronti ad ulteriori approvvigionamenti”.
“Siamo di fronte ad un altro passo avanti importante – sottolineano gli assessori alla Sanità Luigi Genesio Icardi e alle Politiche sociali Chiara Caucino – per garantire la sicurezza delle nostre strutture con uno sguardo attento alle specifiche esigenze di chi, in una condizione di maggiore fragilità, può avere più difficoltà a sottoporsi spesso a un tampone nasale”.
Nel test salivare si ricercano tracce del virus nella saliva. Ci sono due tipi di test salivare: uno molecolare e un altro antigenico.
Con la circolare del Ministero della Salute, firmata dal direttore generale della Prevenzione Gianni Rezza, il ministero ha dato l’ok all’uso dei test salivari e antigenico su saliva ad uso professionale per la diagnosi di infezione da Sars-CoV-2. Via libera ma con alcune limitazioni “perché la sensibilità diminuisce dopo i primi 5 giorni dall’inizio dei sintomi” e perché “il campione di saliva può essere considerato un’opzione per il rilevamento dell’infezione da Sars-CoV-2 qualora non sia possibile ottenere tamponi oro/nasofaringei”. “Il campione di saliva può essere considerato un’opzione per il rilevamento dell’infezione da Sars-CoV-2 in individui asintomatici sottoposti a screening ripetuti per motivi professionali o di altro tipo, per aumentare l’accettabilità di test ripetuti, in particolare: se vengono sottoposti a screening individui molto anziani o disabili e in caso di carenza di tamponi”, sottolinea la circolare indicando quando usare il test salivare molecolare.
Nella circolare sui test salivari i tecnici del ministero evidenziano come “l’uso della saliva per la diagnosi di infezione da Sars-CoV-2 prevede un metodo di raccolta non invasivo, tuttavia la corretta raccolta del campione salivare è un passaggio cruciale. I campioni di saliva possono essere eterogenei (saliva orale, saliva orofaringea posteriore) e le diverse tecniche e sedi di raccolta possono avere un impatto sulla sensibilità del metodo. Inoltre, i campioni di saliva possono essere mucosi e viscosi, determinando difficoltà di lavorazione con i metodi e le attrezzature automatizzate di estrazione dell’Rna o di estrazione/amplificazione esistenti”.
Inoltre, “la saliva è stata valutata come possibile substrato per i test antigenici basati su strumentazione automatica di laboratorio, con lettura in chemiluminescenza – conclude la circolare – Al momento, il repertorio disponibile di tali test marcati Ce-Ivd per la matrice salivare è limitato, ma è in corso di ampliamento. Il confronto con il test molecolare indica per la saliva una sensibilità simile a quella osservata per il tampone nasofaringeo”.