Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
Insufficienza renale cronica: un problema sociale
L’insufficienza renale cronica (IRC) è tra le patologie che, con l’invecchiamento progressivo della popolazione, sempre più spesso ci colpisce.
Le cause scatenanti l’IRC sono molteplici e consistono in tutte quelle situazioni fisiopatologiche che determinano una perdita funzionale dei nefroni. Le più comuni sono la nefropatia diabetica, l’ipertensione arteriosa, le glomerulonefriti, il rene policistico, anomalie genetiche a carattere dominante.
In condizioni normali è sufficiente che solo un terzo dei neuroni sia attivo per svolgere completamente il compito funzionale dei reni. Quando, in seguito a svariate situazioni patologiche, la grande capacità compensativa dei nefroni residui viene superata, i reni non riescono più a depurare il sangue e di conseguenza si va incontro ad uremia (accumulo di scorie azotate) con interessamento generalizzato di organi e apparati.
Pertanto i sintomi clinici che possano far sospettare di essere di fronte a IRC sono molteplici e sono riconducibili ai singoli distretti interessati dalla malattia. Si dovrebbe valutare l’eventualità di IRC ed effettuare indagini adeguate in presenza di scadenti condizioni generali non spiegabili altrimenti, ipertensione arteriosa, anemia, prurito, ipeparatiroidismo, pericardite nonché segni o sintomi urinari (proteinuria, ematuria, edemi, nicturia, dolori al fianco, ostruzione prostatica) o neurologici (stato confusionale, coma, neuropatie periferiche, convulsioni).
Se l’uremia, pur adeguatamente trattata, supera un certo livello-soglia, gli unici rimedi sono la dialisi o il trapianto. Esistono due tipi di dialisi: l’emodialisi e la dialisi peritoneale. Quella peritoneale consiste nell’utilizzare uno speciale catetere in cavità addominale introducendo soluzioni glucosate. Questa metodica è praticabile anche a domicilio e non richiede particolari competenze,tanto da essere utilizzabile anche da familiari e/o assistenti debitamente istruiti.
Il trattamento dialitico, pur avendo registrato grandi progressi negli ultimi decenni, non riesce a sostituire completamente la funzione renale. Quindi la soluzione ideale rimane il trapianto. Ma questo è limitato dalla scarsità dei donatori e dalla loro istocompatibilità con il ricevente: infatti si ricercano in primis organi in ambito parentale.
Questa breve premessa non tanto per spiegare scientificamente questa comune patologia (che richiederebbe ben altro spazio) quanto per capire l’entità e l’importanza del suo impatto sulla nostra società, sia per quanto attiene ai condizionamenti per i singoli ammalati che per le ripercussioni dirette sulle famiglie coinvolte e indirettamente sui costi sociali.
A questo proposito bisogna ricordare che circa il 6% della popolazione è affetto da IRC e molti sono destinati a terapia dialitica e/o trapianto. Numeri impressionanti: solo in Italia alcuni milioni di malati. Ogni anno almeno 50-60 persone ogni milione di abitanti vengono sottoposte a trattamento per IRC terminale: due terzi di questi soggetti ha meno di 60 anni. Negli ultimi 40 anni il trattamento dialitico ha prolungato di molto la vita degli ammalati di IRC allo stadio terminale, ma questo ha comportato un enorme dispendio di risorse umane ed economiche sia a carico dell’Erario Pubblico che dei singoli pazienti e delle relative famiglie.
Praticamente tutti gli organi di questi pazienti sono danneggiati per cui bisogna cercare di prevenire per quanto possibile le complicanze a carico del cuore,del sistema muscolo-scheletrico,del sistema nervoso.
Tutto ciò richiede strutture e personale altamente specializzato, impiego di apparecchiature costose, di assistenza domiciliare, di trasporti ad hoc che incidono enormemente sulla spesa sociale.
Considerato che ogni anno si registra un significativo incremento dei pazienti affetti da IRC che arrivano allo stadio ESRD (end-stage renal disease), ci si pone un drammatico interrogativo: fino a quando il SSN riuscirà a sostenere finanziariamente tutti gli oneri che ne derivano?
C’è chi sostiene la possibilità di curare a domicilio tutte le malattie croniche ipotizzando in tal modo di diminuirne i costi complessivi e nel contempo migliorare le condizioni di vita dei malati, in particolare di quelli affetti da IRC.
Ma nell’attuale situazione demografica in cui i nuclei familiari sono numericamente ridotti al minimo, spesso non esiste una rete parentale sufficiente a permettere questo tipo di scelte assistenziali. E, laddove la rete assistenziale presenti troppe lacune per rendere possibile l’attività domiciliare, ipotizzare forme assistenziali integrative potrebbe essere un’ipotesi realizzabile.