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Epatite acuta nei bambini: che cos’è e cosa dicono gli esperti
Si allarga, in Europa, l’allarme per le epatiti acute pediatriche che colpiscono bambini sotto i 10 anni, in alcuni casi con forme talmente gravi da provocare un’insufficienza d’organo. Fra i sintomi più comuni, l’ingiallimento della pelle e della sclera degli occhi, dolore nella parte alta destra dell’addome, nausea e vomito. Al momento, la causa esatta rimane sconosciuta. Un’origine infettiva è ritenuta come la più probabile ma i casi non sono legati a epatiti virali note, come A,B,C,E.
Le indagini sono in corso e l’Ecdc è al lavoro insieme all’Oms per supportare le indagini.
Il primo caso di epatite acuta nei bambini è stato segnalato per la prima volta il 5 aprile in Scozia. Nel corso dei giorni si è registrato un aumento dei casi in Inghilterra. L’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito, il 12 aprile, ha infatti riferito che c’erano ulteriori casi oggetto di indagine in Inghilterra, che portavano a oltre 60 i casi attenzionati oltremanica. La maggior parte riguardava bambini tra 2 e 5 anni e alcuni avevano avuto bisogno di un trapianto di fegato, evento rarissimo in questa fascia di età. Dopo pochi giorni, sono stati segnalati altri casi in Spagna, in Danimarca, Paesi Bassi, Irlanda, negli Stati Uniti e anche in Italia.
In Italia “abbiamo 20 segnalazioni e 8 casi sospetti” di epatite acuta pediatrica di origine sconosciuta. Lo ha detto il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ospite di ‘TimeLine’ su SkyTg24. I casi di epatite nei bambini stanno crescendo ovunque nel mondo, segnalazioni anche in Canada e Giappone. “Le segnalazioni aumentano – ha aggiunto – anche perché i sistemi sanitari sono stati allertati nel farle. Molte altre segnalazioni si avranno nel mondo ma non vuol dire avere nuovi casi perché devono essere confermati escludendo le epatiti note. Oggi non possiamo dare un nome a questa epatite”.
La causa dell’epatite acuta che sta colpendo i bambini “può essere infettiva così come accade per le altre epatiti, dalla A alla E, ma non è noto l’agente che l’ha determinata. L’ipotesi di lavoro principale è quella infettiva con virus non nuovo, ma che potrebbe essere mutato oppure potrebbe avere avuto qualche alterazione per la coesistenza con altre infezioni virali”, ha detto Sileri.
“È importante tranquillizzare la popolazione – ha sottolineato – si tratta di pochi casi e non vi è una catena di contagi riconosciuta. Capisco che usciamo da due anni di pandemia e questa paura del contagio ha toccato quasi tutti. Ma non è questo il caso, non c’è una catena di contagio nota. Attenzione però a valutare quali sintomi si presentano, se i bambini hanno sintomi influenzali con l’apparato gastroenterico coinvolto, bisogna informare il pediatra di fiducia e il medico di famiglia, ma non ci deve essere preoccupazione. Lo dice il padre di due figli piccoli – ha concluso – è normale vedere episodi gastrointestinali; invece, ci si deve preoccupare se si vedono gli occhi diventare gialli. Questo è un campanello d’allarme”.
In Italia, la situazione è sotto stretto monitoraggio.
La Società italiana, gastroenterologia patologia e nutrizione pediatrica (la Sigenp) – area fegato pancreas (di cui è coordinatore Angelo Di Giorgio, pediatra epatologo del Centro epatologia e trapianti pediatrici dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo) – ha lanciato uno studio finalizzato a fotografare la situazione italiana in merito ai casi di epatite acuta. Il Servizio Regionale di Sorveglianza delle Malattie Infettive (Seresmi) dell’Istituto Spallanzani ha inviato a tutte le strutture del Servizio sanitario regionale un aggiornamento delle comunicazioni inoltrate dal Ministero della Salute sulle segnalazioni dell’Ecdc.
È stata attivata una rete di sorveglianza nazionale. “La Pediatria di Famiglia ha dato immediata disponibilità, attivando una rete di sorveglianza sul territorio nazionale per i casi di epatite che si dovessero verificare”. Lo ha affermato Antonio D’Avino, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri Fimp, che ha incontrato il ministro della Salute Roberto Speranza. “Il ministro ci ha chiesto di rafforzare l’impegno nell’attività vaccinale, in particolare contro Covid, alla luce della ripresa dell’epidemia in alcune aree della Cina, costrette al lockdown”.
Tra le ipotesi della causa, vi è quella di un legame con il Covid-19 o con altre forme di infezioni virali, come quella da adenovirus, visto che entrambi i virus sono stati riscontrati in alcuni dei piccoli pazienti. Mentre non è stato identificato alcun collegamento al vaccino contro il Covid-19. “Al momento non ci sono elementi che suggeriscano una connessione tra la malattia e la vaccinazione contro il Sars-CoV2 , e anzi diverse considerazioni porterebbero ad escluderla”. Lo chiarisce l’Istituto Superiore di Sanità in un approfondimento sulle epatiti acute di origine misteriosa.
“Nella quasi totalità dei casi in cui si è a conoscenza dello status – sottolinea l’Iss – i bambini colpiti non erano stati vaccinati”. Improbabile, secondo l’Istituto, è anche l’ipotesi che sia un adenovirus a causare le epatiti, avanzata da qualche ricercatore.
Secondo gli esperti, la teoria principale è che si possa trattare di un’infezione virale probabilmente causata da un adenovirus, una famiglia comune di virus che può causare il comune raffreddore, tra le altre condizioni. Un tipo di adenovirus, in particolare, causa comunemente gastroenterite acuta e sono stati segnalati casi di epatite in bambini immunocompromessi, ma mai in precedenza in bambini sani.
Gli esperti stanno approfondendo le analisi per stabilire se l’adenovirus coinvolto sia mutato, causando così malattia più grave, o se possa agire insieme ad un altro virus, incluso il Sars-CoV-2. Qualsiasi collegamento con i vaccini contro Covid-19 è stato invece escluso, poiché i bambini in Gran Bretagna, dove è stata individuata la maggior parte dei casi, non erano vaccinati.
Secondo altri esperti, invece, l’immunità ridotta a causa dei diminuiti contatti sociali durante la pandemia potrebbe essere una ulteriore spiegazione.
Per Paolo Biasci, past president della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), “Al momento non abbiamo certezze su questa forma epatite acuta dei bambini. Come in tutte le situazioni virali, purtroppo già vissute negli ultimi anni, quando compare una situazione del genere dobbiamo aspettare che la scienza faccia il suo corso. È inutile sforzarsi di dare risposte che potrebbero essere imprecise, inutili o addirittura controproducenti in questo momento”. “In questo momento si rischia di dare risposte parziali che poi, successivamente, passano come ‘sbagliate’ e rischiamo di compromettere la comunicazione indirizzata alle famiglie – ha concluso- Ora siamo in una fase in cui sono in corso indagini scientifiche e una attività importante di sorveglianza. Sono i due elementi fondamentali per affrontare un problema emergente”.
“Ricordiamo che siamo di fronte a poche segnalazioni nel mondo, quindi serve attenzione e serve comunicare eventuali altri casi sospetti senza creare un panico immotivato nella popolazione. Aspettiamo i risultati della scienza, le indagini possono essere laboriose e complicate, al momento non possiamo neanche escludere di essere di fronte a un nuovo virus che può aver modificato l’epatite acuta del bambino”. Così all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). “Di epatiti criptiche a eziologia sconosciuta ce ne sono abitualmente e gli specialisti si muovono su più fronti: l’origine virale, quella tossica alimentare o anche l’origine autoimmune – ha precisato – Fatta questa distinzione, nei casi di epatite virale di origine sconosciuta registrati fino ad oggi nel mondo, possiamo esclude lo scenario di origine alimentare perché non abbiamo un cluster familiare o ristretto ad una città, ma diversi casi sparsi in giro per il mondo”. Anche sull’ipotesi che possa esserci una origine immunologica o autoimmune, “la numerosità dei casi eccede quella attesa – ha spiegato l’infettivologo – Rimane l’origine infettiva ma va dimostrata, soprattutto quella che punta sull’adenovirus, visto che non in tutti i casi oggi confermati c’è la presenza dell’adenovirus. Infine, c’è anche la possibilità, difficile però, che possa esserci dietro un adenovirus mutato”.
“La meningite fa molti più danni e morti in giro per il mondo rispetto a questi casi di epatite acuta dei bambini, ma visto che la conosciamo ci preoccupiamo di meno. Questo però ci fa capire che occorre, prima di tutto, capire quale agente infettivo è responsabile dei casi. Infine – ha concluso Andreoni – se ci sono alcuni sintomi come vomito, febbre, dolori addominali o occhi giallini, bisogna chiamare il pediatra. Sarà il medico a capire se siamo di fronte a un quadro gastrointestinale o a qualcosa di diverso e ad attivare i controlli necessari”.