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Emergenza Ucraina: l’aiuto di Soleterre Onlus per i bambini malati di cancro
L’intervista a Federica Villa, Head of Press and Communications di Fondazione Soleterre/ONG Soleterre
Il conflitto russo-ucraino, iniziato nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, ha accesso i riflettori sull’emergenza dei bambini oncologici in Ucraina. In Ucraina i bambini malati di cancro stanno già affrontando una terribile malattia e la guerra non può fermare le loro cure. È l’appello di Soleterre Onlus, Fondazione che promuove il diritto alla salute di uomini, donne e bambini in varie
parti del mondo, e presente in Ucraina dal 2003 garantendo assistenza ai bambini malati di tumore e supportando una Casa di accoglienza a Kiev, la Dacha.
La Fondazione Soleterre sin dall’inizio del conflitto ha chiesto l’apertura dei corridoi per continuare agarantire le terapie oncologiche ai bambini malati di tumore. Le prime notizie arrivate dall’Ucraina durante i primi giorni del conflitto sono state quelle dei piccoli pazienti ricoverati presso l’Istituto Nazionale del cancro di Kiev.
I bambini impossibilitati a muoversi a causa della gravità della malattia, grazie a Soleterre, hanno continuato le cure nel bunker dell’ospedale. Il 1° marzo la Fondazione ha organizzatol’evacuazione medica di 500 bambini trasferiti presso l’Ospedale pediatrico di Leopoli e poi attraverso la Polonia, la possibilità di raggiungere, con voli sanitari medicalmente assistiti con medici, infermieri e psicologi di Soleterre, diverse strutture europee che hanno offerto disponibilità all’accoglienza, tra cui l’Italia. Inoltre, al confine con la Polonia la onlus garantisce ai bambini e alle loro mamme accoglienza, mediazione linguistica e sostegno psicologico. Lo staff della fondazione è impegnato a portare in Ucraina i medicinali e i chemioterapici ormai non più reperibili.
Per saperne di più, abbiamo intervistato Federica Villa, Head of Press and Communications di Fondazione Soleterre/ONG Soleterre.
Prima dello scoppio della guerra, quali erano le vostre attività in Ucraina?
Da 19 anni Soleterre è presente in Ucraina con il Programma Globale “Grande contro il cancro” e collabora con l’Ospedale Pediatrico di Leopoli, l’Istituto Nazionale del Cancro e l’Istituto di Neurochirurgia di Kiev per garantire ai bambini e ai ragazzi malati di cancro accesso alle migliori cure mediche, che comprendono anche accoglienza e supporto psico-sociale durante le terapie.
Nel 2009 abbiamo inaugurato la Dacha a Kiev, la prima e unica casa d’accoglienza per bambini malati di cancro in Ucraina: è un luogo sicuro e accogliente, vicino all’ospedale. Qui i bambini possono soggiornare gratuitamente con i loro cari e seguire le cure in regime day-hospital avendo sempre al loro fianco la famiglia e un team di psicologi, educatori e fisioterapisti.
Con l’inizio del conflitto qual è stato il vostro impegno per garantire le cure oncologiche in Ucraina?
La nostra priorità è sempre stata quella di garantire ai bambini l’accesso alle terapie salva vita: i pazienti oncologici non possono rimanere senza neanche per un solo giorno. Le famiglie che erano presenti nella Dacha hanno trovato rifugio nei suoi sotterranei, attrezzati dal nostro staff locale. Abbiamo aiutato i medici degli ospedali con i quali collaboriamo a rifornire i loro reparti di medicinali e quando questi sono diventati irreperibili abbiamo inviato dall’Italia carichi di antidolorifici, chemioterapici, antibiotici e tutto il necessario per garantire cure efficaci. Quando è diventato troppo pericoloso restare a Kiev, abbiamo fatto evacuare i bambini dall’Istituto Nazionale del Cancro di Kiev all’Ospedale Pediatrico di Leopoli e da lì alcuni
di loro hanno superato in confine tra Ucraina e Polonia arrivando poi, accompagnati dal nostro staff di mediatori linguistici, psicologi e medici in ospedali europei ed extraeuropei con voli speciali coordinati in collaborazione con Areu Regione Lombardia e Protezione Civile.
In che modo state sostenendo i reparti pediatrici rimasti funzionanti degli ospedali di Leopoli e Ternopil?
L’intervento principale riguarda il rifornimento di medicinali e di attrezzature specifiche per garantire continuità alle cure e agli interventi necessari. In Ucraina ormai da tempo è impossibile
reperire farmaci e inoltre gli ospedali di Leopoli e Ternopil, trovandosi in zone relativamente sicure stanno accogliendo grandi flussi di pazienti oncologici e non solo provenienti da ospedali di zone di guerra che sono stati evacuati e di bambini rimasti feriti nei combattimenti. La capienza di questi ospedali è al limite e il personale medico sanitario rischia continuamente il burn out a causa delle estreme condizioni di lavoro, quindi abbiamo anche attivato dei team di psicologi per prestare assistenza al personale. La Fondazione Soleterre è presente al confine con la Polonia per portare in salvo i bambini oncologici e garantire loro le cure necessarie. Sono 3 mila i bambini malati di tumore in Ucraina dei quali si sono perse le tracce e che la onlus sta cercando di intracciare. Sono piccoli pazienti che se non riceveranno presto le cure rischieranno di morire.
Come vi siete attivati per rintracciarli? Dall’allarme ad oggi ne avete trovato qualcuno o la situazione è purtroppo rimasta invariata?
Tramite lo scambio di informazioni con il personale medico dei centri ospedalieri stiamo cercando di rintracciarli telefonicamente, ma non è facile. I nostri team di psicologi presenti nei centri profughi di Przemysl e Mylny, in Polonia, oltre a prestare un primo sostengo emotivo a donne, anziani e bambini in arrivo dall’Ucraina stanno anche cercando di intercettare i piccoli pazienti oncologici sfuggiti dai canali ufficiali del sistema sanitario nazionale. È complicato, ma non ci fermiamo. Soleterre, oltre continuare a fornire cure e assistenza in Ucraina con personale medico
presente in loco e l’invio di medicinali e materiale sanitario, è riuscita a far arrivare dei pazienti Italia. Il 3 marzo sono atterrati all’aeroporto di Linate i primi bambini oncologici ucraini che erano ricoverati presso l’Istituto Nazionale del cancro di Kiev, grazie alla collaborazione tra la Fondazione Soleterre Onlus e la Regione Lombardia. I piccoli pazienti stanno ricevendo le cure al San Matteo di Pavia e all’Istituto dei Tumori di Milano.
Mi racconta come siete riusciti a portarli in Italia?
Trasportare questi piccoli pazienti e le loro mamme in Italia è stata un’operazione delicata che ha richiesto il coordinamento di più realtà. Innanzitutto un preciso scambio di cartelle cliniche per poter indirizzare e accogliere al meglio ogni bambino indirizzandolo verso il centro ospedaliero che avrebbe potuto garantire le cure migliori. La collaborazione di Fondazione Zaporuka, nostro partener in Ucraina, è stata davvero preziosa: i membri del loro team hanno accompagnato i bambini in treno e poi a piedi verso il confine polacco dove successivamente hanno preso un autobus per raggiungere i nostri colleghi sul campo che li hanno accolti e si sono accertati delle loro condizioni mediche prima di accompagnarli in volo verso l’Italia. Siamo stata la prima ONG a livello europeo a realizzare questo tipo di voli medicalmente assistiti con medici, infermieri e psicologi parlanti ucraino a bordo per offrire supporto durante tutto il viaggio. Un’operazione che 23
ha coinvolto Areu di Regione Lombardia e la Protezione Civile.
Ad oggi, quanti sono i pazienti presi in carico dagli ospedali pediatrici italiani?
Al momento sono oltre 90, ma è un numero in crescita e ogni settimana riusciamo a organizzare un ponte aereo nuovo. I bambini sono ora ricoverati in 19 diversi ospedali italiani, tra cui l’IRCSS Policlinico San Matteo di Pavia, l’Istituto dei Tumori di Milano, gli Spedali Civili di Brescia, l’Ospedale Del Ponte di Varese, il Bambino Gesù di Roma, il Gaslini di Genova e il Meyer di Firenze.
Quali sono le loro condizioni?
Al loro arrivo i bambini sono stanchi e affaticati, alcuni di loro hanno subito delicati interventi prima di affrontare il lungo viaggio di 800km che li ha portati via da Kiev verso il confine polacco. Adesso stanno ricevendo le migliori cure contro il cancro ma dobbiamo occuparci anche delle ferite emotive: hanno visto la guerra e la distruzione con i loro occhi, sono preoccupati
per i papà, fratelli e gli amici rimasti in Ucraina con cui non sempre riescono a tenersi in contatto e, sebbene ora si trovino al sicuro, devono fare i conti con una improvvisa e nuova realtà: un paese, una lingua e una cultura da conoscere. Per questo i bambini arrivati in Italia e le loro famiglie sono sempre affiancati da un team di nostri psicologi e mediatori linguistici pronti a prestare ascolto, dare conforto e aiutarli a comunicare con i medici che si stanno occupando di loro. Per noi garantire una buona accoglienza significa anche tutto questo.
Tra le vostre attività in Polonia anche uno spazio per il supporto psicologico e la mediazione linguistica grazie ad un team di psicologi specializzati con i bambini. Di cosa si tratta?
Esatto, i colleghi sul campo hanno allestito due help-desk, a Przemysl e Mylny. Le persone che scappano dalla guerra hanno dovuto lasciare tutto all’improvviso. La propria casa, i propri affetti. Arrivano al confine stremati dal viaggio, alcuni di loro sono disidratati, feriti. C’è chi è rimasto per ore sotto le macerie della propria casa. Presentano evidenti sintomi da stress post traumatico, talvolta con elementi dissociativi. I nostri psicologi specializzati in interventi di emergenza offrono un primo supporto a tutti i rifugiati che ne hanno bisogno.
Non solo in Polonia ma anche in Italia. Il vostro appello alle istituzioni italiane e alle realtà del terzo settore che si stanno occupando dell’accoglienza è quello di attivare una adeguata assistenza piscologica per le persone che provengono dall’Ucraina…È così?
Sì, sono necessari dei chiari modelli di intervento per prestare sostegno emotivo e aiutare queste persone a superare il trauma della guerra. L’accoglienza dei singoli è importantissima ma non può bastare, c’è bisogno di specialisti che possano strutturare delle modalità di supporto psicologico continuative nel tempo.
Alla luce di quanto detto, qual è il suo messaggio?
Il mio messaggio e augurio è che si possa presto porre fine al conflitto e alla sofferenza di persone, soprattutto bambini, lontane dalle logiche della guerra e che però risultano essere i più colpiti. La Fondazione Soleterre ha lanciato una campagna di raccolta fondi finalizzata a garantire cure mediche salva vita e trasporti urgenti in paesi sicuri ai bambini ucraini malati di cancro.
Per aiutare a portare avanti le attività di Soleterre è possibile donare al numero 45520.
Il nostro sostengo può fare la differenza. Insieme possiamo dare speranza ai bambini e alle loro famiglie.