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Curare la mente non è per soli “matti”. Oltre 210 mila richieste per il bonus psicologo
La parola alla dottoressa Elena Lucarella
Superato il clic day del 25 luglio, già prima del 15 agosto il bonus psicologo era stato richiesto da oltre 210 mila cittadini italiani. È questo l’ultimo dato reso disponibile dall’Inps in relazione al sussidio che si può richiedere fino al 24 ottobre e introdotto dal Governo con lo scopo di ridurre, o almeno arginare, i disagi psicologici sviluppati a partire dal primo lockdown. Destinato ai cittadini con ISEE non superiore ai 50 mila euro, il bonus sarà assegnato prioritariamente ai richiedenti con ISEE più basso e in base all’ordine di arrivo della richiesta. Il 24 ottobre saranno elaborate le graduatorie degli aventi diritto in base alle risorse disponibili e, successivamente, il beneficio sarà erogato prioritariamente alle persone con Isee più basso, in base all’ordine di arrivo della domanda. A questo punto, ovvero dopo il 24 ottobre, la partita passerà alle regioni e alle province autonome, visto che la salute è competenza regionale, a cui il Governo ha destinato le risorse indicando un termine di sessanta giorni di tempo dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale perché adottassero una delibera per autorizzare l’Inps a erogare il
beneficio. La stessa circolare Inps – che a metà luglio ha disciplinato la materia – ricorda che gli enti locali devono poi trasferire le risorse sul conto corrente di tesoreria centrale dell’Istituto. Tuttavia, questioni di tesoreria a parte, dal prossimo autunno tutti coloro che avranno ricevuto il bonus richiesto potranno avviare un percorso dallo psicologo. Ne abbiamo parlato
con la Psicologa Elena Lucarella del progetto “Circolando – Cooperativa Cento Fiori” afferente al Dipartimento Dipendenze Patologiche di Rimini.
Dottoressa, sono oltre 210 mila le richieste di bonus presentate dagli utenti italiani. Un numero significativo che spiega in che modo?
C’è un bisogno vero. Sono moltissime le persone che hanno deciso di mettere in primo piano la propria salute mentale e questa possibilità offerta dal Governo ha consentito a tanti italiani di avviare un percorso necessario. Si tratta di persone di tutte le età che presentato attivamente richiesta al fine di accedere a un servizio che, per altro, il sistema sanitario nazionale
prevede già. Mi fa molto sorridere infatti lo stupore generale venutosi a creare di fronte ai numeri condivisi dall’Inps. Evidentemente i non addetti ai lavori sono sconcertati da tanta richiesta, io, e con me i colleghi, non ci troviamo nulla di incredibile proprio perché il bisogno di cura c’è ed è consistente sempre.
L’iter di approvazione del bonus psicologo è stato travagliato, a detta di molti non era da ritenersi così fondamentale. La pandemia, e dunque gli effetti del lockdown hanno poi accelerato il percorso…
L’approvazione del bonus è superflua nella misura in cui esista già un modo per accedere gratuitamente al servizio psicologico tramite il medico di base. Credo tuttavia che la pandemia abbia sicuramente provato tutti quanti perché ci ha costretti a vivere una condizione inedita, oltre che imprevista. Nessuno di noi era pronto ad affrontare quasi due anni di limitazioni, chiusure, mancanza delle relazioni. Questo “vivere sospesi” ha acuito situazioni, percezioni ed emozioni preesistenti rendendole in non pochi casi disagi reali. Aggiungo inoltre che quello che è accaduto ha messo il paese e, nello specifico, le persone, le famiglie, le coppie, i giovani, gli adulti e la popolazione anziana davanti al bisogno vero e nitido di avere una cura psicologica, una cura della propria salute mentale più strutturata, più accessibile e più riconosciuta. Il bonus psicologico mette tutti sullo stesso piano: dobbiamo prenderci cura di noi, tanto del nostro benessere fisico
quanto della nostra salute mentale. Rende tutto più accessibile e “normale”.
La Costituzione, all’articolo 32, sancisce che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” Non c’è dubbio che la salute cui si fa riferimento sia anche quella mentale. Il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali specifica infatti che gli Stati sottoscriventi “riconoscono il diritto di ogni individuo a godere delle migliori condizioni di salute fisica e mentale che sia in grado di conseguire”. Nasce da queste basi l’esigenza di un sussidio per il cittadino?
Si tratta di cambiare la prospettiva. “Andare in psicoterapia” deve essere accessibile. Avviare un ciclo di incontri con uno psicoterapeuta vuol dire innanzitutto concedersi la possibilità di esplorare il proprio modo d’essere, di vivere, di pensare, e di ricercare le nostre risorse ampliando i nostri orizzonti emotivi, prendendoci cura delle nostre fragilità grazie all’accompagnamento
di un terapeuta formato e in continuo aggiornamento professionale e personale. La proposta di un sussidio per il cittadino nasce anche dall’esigenza di prendersi cura e di promuovere la cultura del benessere mentale delle persone e, conseguentemente, della comunità nel suo complesso.
Curare la salute fisica significa anche prendersi cura del benessere mentale. Qual è dunque il ruolo dello psicologo e quale – genericamente – è il percorso che si attiva con il paziente?
Io sono una psicologa specializzanda in psicoterapia sistemico-familiare, lavoro principalmente con il sistema famiglia e con tutto quello che gli ruota attorno. Pertanto, quando un paziente arriva nel mio studio lavoro innanzitutto su quella che è la domanda: quali sono i motivi che lo hanno indotto a contattarmi? Più tardi, nell’ambito di un contesto relazionale, cerchiamo insieme di esplorare le aspettative, i desideri e le possibilità che questo percorso può offrire al paziente utilizzando anche, qualora fosse necessario, strumenti diagnostici della professione. Un secondo step riguarda l’interessamento della famiglia e dunque la presa in esame delle relazioni che in essa abbiamo generato, curato e costruito per capirne i funzionamenti, i limiti e le peculiarità. Credo che la risorsa più importante per un bravo professionista sia la capacità e la possibilità di fare rete, con altri professionisti, con i colleghi di altri orientamenti psicoterapici, con nutrizionisti, psichiatri e medici di base che hanno a cuore la salute del paziente e non mire narcisistiche professionali.
In Italia le cure psicologiche sono accessibili? Ci sono paesi che in questo ambito potrebbero essere elevati a modello per noi?
In Italia è possibile rivolgersi al medico di base richiedendo una impegnativa per colloqui psicologici presso l’Azienda pubblica di riferimento. Il sistema tuttavia dovrebbe funzionare meglio perché le liste di attesa sono infinite e spesso fanno riferimento unicamente alla gravità della problematica riportata, riportandoci allora a quanto detto inizialmente: solo chi ha una patologia “grave” e che quindi ha bisogno urgente di essere preso in carico da un servizio ha la priorità. Con questo non voglio assolutamente svalutare o sottovalutare le problematiche gravi. La salute mentale è qualcosa di realmente prezioso e di delicato che andrebbe curato con la stessa frequenza con cui ci dedichiamo a un dolore fisico. Avviando percorsi psicoterapeutici di cura,
analisi e assistenza abbiamo la possibilità di conoscerci meglio e di imparare a relazionarci con le nostre emozioni.
Come fare per richiedere il bonus psicologo?
Per inoltrare la domanda è necessario essere in possesso delle credenziali SPID, CIE o CNS. La domanda per accedere al beneficio deve essere presentata esclusivamente in via telematica accedendo al servizio “Contributo sessioni psicoterapia” attraverso una delle seguenti modalità: portale web, utilizzando l’apposito servizio online raggiungibile sul sito dell’Istituto www.inps.it direttamente
dal cittadino tramite SPID di livello 2 o superiore oppure tramite Carta di identità elettronica (CIE) 3.0 o tramite Carta Nazionale dei servizi (CNS) dalla sezione “Prestazioni e servizi” > “Servizi” > “Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche”; Contact Center Integrato, contattando il numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164.164 (da rete mobile a pagamento, in base alla tariffa applicata dai diversi gestori).