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Asportato un tumore ovarico di 70 kg, intervento record all’ospedale Molinette di Torino
Ancora una volta la Città della Salute si contraddistingue per le sue eccellenze in campo medico e chirurgico. L’ultimo caso riguarda un doppio intervento chirurgico realizzato presso l’ospedale Molinette di Torino che ha salvato una giovane donna colpita da un tumore ovarico di oltre 70 kg che le ostruiva completamente l’addome.
Una massa tumorale così grossa non si era mai vista, hanno detto i medici delle Molinette (azienda ospedaliero-universitaria Città della Salute) di Torino.
La paziente era giunta in Pronto soccorso con un quadro di insufficienza respiratoria provocata dalla presenza di una voluminosissima formazione espansiva addominale benigna. La situazione era gravissima e la donna rischiava di morire per la compressione che l’addome determinava su polmoni ed organi addominali. La difficoltà respiratoria era tale per cui la paziente, intubata, è stata sottoposta a ventilazione meccanica, presso la Rianimazione del Pronto soccorso.
Intervento
La prima parte di intervento urgente è consistita nella aspirazione della porzione cistica della lesione, con raccolta complessiva di 52 litri di materiale liquido. L’intervento è stato effettuato dal dottor Ezio Falletto della Chirurgia d’urgenza 1 universitaria (diretta dal professor Mario Morino). Questo drenaggio delle cisti ha permesso di estubare la paziente e farle superare la prima fase critica per ragionare sul da farsi. È stata così effettuata la diagnostica mediante TC, che ha evidenziato una voluminosa formazione espansiva addominale.
Nei giorni successivi è stato effettuato un rischioso intervento chirurgico di frontiera di asportazione in blocco della neoformazione (cistoadenoma dell’ovaio) di circa 25 kg., effettuato dal dottor Francesco Moro della Chirurgia 2 universitaria dell’ospedale Molinette (diretta dal professor Renato Romagnoli). L’intervento è tecnicamente riuscito e dopo soli 4 giorni la giovane donna è stata trasferita dalla Rianimazione al reparto di chirurgia per poi essere a sua volta trasferita presso il reparto di Dietetica e Nutrizione clinica per la necessità di rimetterla letteralmente in piedi.
La paziente è stata dimessa al domicilio. Da sottolineare in particolare la collaborazione multidisciplinare tra i vari specialisti, in particolare coloro che fanno parte del Dipartimento di Chirurgia (diretto dal professor Mario Morino).
Tumori femminili: la situazione in Italia
In Italia le donne vive dopo la diagnosi di tumore sono aumentate del 34% in 10 anni, da 1.433.058 nel 2010 a 1.922.086 nel 2020.
Armi efficaci consentono di vivere sempre più a lungo, anche quando la malattia è scoperta in fase avanzata.
Alle terapie si accompagnano i programmi di screening, che soprattutto nel carcinoma della mammella stanno evidenziando risultati importanti. In sei anni (2015-2021), fra le donne del nostro Paese, la mortalità per questa neoplasia è diminuita di quasi il 7%. I passi avanti dell’innovazione terapeutica sono evidenti nel cancro dell’ovaio, dove non vi sono programmi di prevenzione secondaria disponibili ma i decessi sono calati del 9%. Servono però campagne mirate per tumori che stanno diventando sempre più femminili perché strettamente legati al fumo di sigaretta, come quelli della vescica e del polmone, che hanno fatto registrare un netto incremento dei decessi (+5,6% e +5%). La fotografia delle neoplasie femminili è stata “scattata” oggi al Congresso Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), in corso a Roma.
“Il numero sempre più alto di donne vive dopo la diagnosi di un tumore ‘tipico’ femminile ci dimostra quanto la ricerca abbia compiuto passi avanti importanti – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM -. Oggi sono disponibili terapie a bersaglio molecolare efficaci per neoplasie come il carcinoma mammario, che in Italia, solo nel 2020, ha colpito circa 55mila donne.
Queste armi, efficaci anche nelle forme più aggressive come quelle triplo negative, hanno permesso una significativa diminuzione della mortalità. E la ricerca sta ridefinendo il trattamento per circa metà delle pazienti colpite da carcinoma mammario, cioè quelle con bassi livelli di espressione della proteina HER2″. “Ora è fondamentale sensibilizzare le donne, portarle a conoscenza di queste patologie e degli screening, quando presenti – continua Cinieri -. Abbiamo lanciato la campagna di comunicazione ‘Neoplasiadonna’, proprio con l’intento di informare ed educare. Abbiamo realizzato una guida sulla prevenzione che è stata distribuita nelle maggiori città italiane, molte attività social, abbiamo in programma anche uno spot”.
Oggi “abbiamo a disposizione nuove terapie mirate per il carcinoma ovarico, anche per donne con diagnosi in fase avanzata, in grado di migliorare significativamente l’aspettativa di vita, riducendo rischio di progressione della malattia o morte – spiega Domenica Lorusso, Professore Associato di Ostetricia e Ginecologia e Responsabile Programmazione Ricerca Clinica della Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli di Roma -. In Italia, oggi, quasi 50mila donne convivono con una diagnosi di tumore dell’ovaio e il 70% delle pazienti con malattia in stadio avanzato va incontro a recidiva entro due anni. Per loro abbiamo terapie di mantenimento in prima linea, in grado di ottenere remissioni a lungo termine. Resta evidente l’importanza della diagnosi precoce. Le donne devono mettere in agenda una visita annuale dal ginecologo, se presentano fattori di rischio anche più spesso”.