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Violenza operatori sanitari, numeri in aumento. Giornata nazionale di educazione e prevenzione
#laviolenzanoncura campagna di sensibilizzazione del ministero della Salute
La violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari è un fenomeno preoccupante. Ogni anno in Italia vengono registrati circa 2.500 episodi di violenza ma il sindacato degli infermieri Nursing Up sostiene che i casi reali potrebbero essere più del doppio rispetto a quelli ufficiali.
Secondo gli ultimi dati dell’INAIL nel triennio 2019-2021 sono stati accertati più di 4.800 casi di violenze e aggressioni contro gli operatori sanitari.
La maggior parte delle aggressioni avviene nei pronto soccorso; seguono i reparti di degenza, gli ambulatori, i servizi psichiatrici di diagnosi e cura, le terapie intensive, le ambulanze del 118, le case di riposo e i penitenziari. Le violenze avvengono più frequentemente durante i turni serali o notturni.
La professione più colpita è quella dei tecnici della salute, in cui si concentra più di un terzo dei casi. Si tratta prevalentemente di infermieri, ma anche di educatori professionali, normalmente impegnati in servizi educativi e riabilitativi con minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili, pazienti psichiatrici e anziani all’interno di strutture sanitarie o socioeducative.
I numeri sono allarmanti. Quasi quattro su 10 nella fascia 35-49 anni. Il 71% ha riguardato le donne, mentre per entrambi i generi si rileva che il 23% dei casi interessa gli operatori sanitari fino a 34 anni, il 39% quelli da 35 a 49 anni, il 37% da 50 a 64 anni e l’1% oltre i 64 anni. Oltre un terzo riguarda infermieri ed educatori professionali.
Ai tecnici della salute, seguono, gli operatori socio-sanitari delle professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (29% dei casi) e, con il 16%, le professioni qualificate nei servizi personali e assimilati, soprattutto operatori socio-assistenziali e assistenti-accompagnatori per persone con disabilità. Più distaccata, con il 3% dei casi di aggressione ai danni del personale sanitario, la categoria dei medici, che non include però nell’obbligo assicurativo Inail i sanitari generici di base e i liberi professionisti.
“Questi numeri – afferma il presidente nazionale del Nursing Up Antonio De Palma – evidenziano in modo preoccupante che, oltre alla drammatica mancanza di sicurezza fuori e dentro le corsie degli ospedali, e alle conseguenze psico-fisiche delle violenze subite da parte dei nostri infermieri, la sanità italiana sta pagando lo scotto delle ripercussioni legate alle assenze sul luogo di lavoro degli operatori sanitari aggrediti”.
Il periodo 2021-2022 per gli operatori sanitari vittime di aggressioni “è stato un biennio nero e i primi mesi di quest’anno non sembrano aver segnato un cambio di tendenza. Sono aumentate dal 40% al 50% le segnalazioni e le richieste di aiuto che arrivano ai legali di Consulcesi”. Le parole di Massimo Tortorella, presidente Consulcesi, in occasione della Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari. “Per celebrarli, dobbiamo proteggerli”, è il messaggio lanciato da Tortorella che ricorda quanto lavoro ci sia dietro il telefono rosso 800.620.525, attivato dal 2020 quale supporto specializzato per tutti i lavoratori della sanità che hanno subito delle aggressioni e non sanno come tutelarsi.
Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari
Per far fronte a questo fenomeno, nel 2020 è stata Istituita con la legge n.113 del 14 agosto 2020 la Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari che si celebra il 12 marzo di ogni anno. La Giornata è stata indetta da un decreto del ministero della Salute di concerto con i ministeri dell’Istruzione e dell’Università e Ricerca.
Inoltre, presso la Direzione generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della salute, è stato istituito l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie. L’Osservatorio ha il compito di:
- monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni
- monitorare gli eventi sentinella che possano dar luogo a fatti commessi con violenza o minaccia ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni
- promuovere studi e analisi per la formulazione di proposte e misure idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti piu’ esposti
- monitorare l’attuazione delle misure di prevenzione e protezione a garanzia dei livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro, anche promuovendo l’utilizzo di strumenti di videosorveglianza
- promuovere la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie, anche nella forma del lavoro in equipe
- promuovere lo svolgimento di corsi di formazione per il personale medico e sanitario, finalizzati alla prevenzione e alla gestione delle situazioni di conflitto nonche’ a migliorare la qualita’ della comunicazione con gli utenti.
#laviolenzanoncura: la campagna del ministero della Salute
In occasione della Giornata 2023 il ministero della Salute ha lanciato la campagna di sensibilizzazione #laviolenzanoncura contro le aggressioni agli operatori sanitari e sociosanitari.
“La violenza non ti farà stare meglio, un medico, un infermiere o un operatore sì”, è il messaggio che vuole ribadire la campagna di sensibilizzazione del ministero che punta a intervenire anche sull’aspetto culturale, sottolineando che l’operatore sanitario è la persona che aiuta e non il bersaglio delle aggressioni.
“Purtroppo, registriamo un crescente numero di episodi di aggressioni a operatori sanitari e sociosanitari, soprattutto, nei pronto soccorso. È un problema culturale: chi arriva al pronto soccorso deve capire che i medici e gli infermieri sono lì per aiutare. Stiamo avviando come Ministero della Salute una campagna di sensibilizzazione e, in collaborazione con il ministero degli Interni, abbiamo aumentato il numero di presidi di polizia presenti all’interno degli ospedali”. Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenendo al programma Unomattina su RaiUno.
Per sensibilizzare la cittadinanza, gli operatori sanitari e le istituzioni locali, regionali e nazionali sull’entità del fenomeno e sulle misure da attuare per la difesa degli operatori, si è svolto il secondo convegno nazionale Fiaso ‘La sicurezza degli operatori della sanità. Educare alla prevenzione e alla gestione del conflitto e della violenza’, nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese. Un appuntamento di sensibilizzazione e sulle misure da attuare per la difesa degli operatori organizzato da Fiaso e Ausl di Piacenza, in collaborazione con il Comune. “I dati mostrano un incremento in questi ultimi 5 anni delle aggressioni verbali e fisiche nei confronti degli operatori sanitari – ha detto Paola Bardasi, direttore generale Ausl di Piacenza e coordinatore regionale Fiaso Emilia-Romagna – I servizi maggiormente sono coinvolti sono il Pronto soccorso e l’area psichiatrica, ma anche i Cup, i poliambulatori, la continuità assistenziale”. Piacenza nell’ultimo triennio ha registrato una media di quattro aggressioni fisiche e quattro verbali su mille operatori, un dato in linea con la media regionale.
“Abbi cura di chi ti cura”, è il titolo dell’incontro delle Aziende sanitarie dell’Umbria per contrastare la violenza ai danni degli operatori sanitari e socio-sanitari, in crescita soprattutto dopo la pandemia, e gli impegni per il futuro oltre alla necessità di sensibilizzare la società civile anche grazie agli organi di informazione. L’iniziativa organizzata dal Centro unico regionale di formazione in sanità, voluta dalla Regione e promossa in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, ha lo scopo di promuovere e diffondere – è stato sottolineato – una cultura che si discosti da ogni forma di violenza nei confronti dei lavoratori del settore sanitario e socio-sanitario, nonché sensibilizzare gli operatori stessi e i cittadini come il valore del “bene” salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, sia un obiettivo comune da raggiungere anche per garantire il benessere della comunità. Un tema molto sentito tanto che l’iniziativa ha registrato 250 adesioni da parte di operatori di Usl Umbria 1 e 2, Azienda ospedaliera Perugia e di Terni. A essere evidenziati sono stati i dati delle aggressioni e degli atti di violenza sul lavoro nella sanità e assistenza sociale, con 141 casi in Umbria (115 con aggressione verbale e 26 fisica) nel 2022 (47 nel 2021, 79 nel 2020). In 123 segnalazioni non si è registrato nessun danno, in 17 un danno lieve/moderato e in un caso un danno severo. Oltre ai classici luoghi dell’emergenza, ora gli atti di violenza sono poi in crescita in area medica e nelle sale di attesa.
Oggi 13 marzo, l’Azienda Ospedaliero- Universitaria di Modena ha organizzato una conferenza stampa dove verrà presentato il report “Rete modenese sicurezza degli operatori” realizzato congiuntamente da Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, Azienda USL di Modena e Ospedale di Sassuolo, insieme agli Ordini professionali aderenti all’iniziativa (Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Modena, Ordine delle Professioni Infermieristiche di Modena, Ordine dei T.S.R.M. P.S.T.R.P. di Modena e Reggio Emilia, Ordine degli Psicologi della regione Emilia-Romagna, Ordine Assistenti Sociali della regione Emilia-Romagna, e la tesi di specializzazione “Analisi degli eventi di violenza nei confronti degli operatori sanitari nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena”. realizzata dalla dr.ssa Francesca Glieca – Servizio di Sorveglianza Sanitaria e Promozione della salute dei lavoratori dell’AOU di Modena.