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Linfoma aggressivo pediatrico: i progressi della ricerca
Linfomi non-Hodgkin, scoperto il meccanismo che genera le metastasi in tumori aggressivi che colpiscono i bambini
Grazie ai risultati di una ricerca coordinata dall’Italia, con il gruppo di Lara Mussolin, del Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino dell’Università di Padova, sarà possibile contribuire allo sviluppo di terapie sempre più precise e mirate per combattere il linfoma aggressivo pediatrico.
I linfomi non-Hodgkin (Lnh) dell’età pediatrica sono un insieme eterogeneo di malattie che possono presentarsi anche in forma acuta e aggressiva. Una di queste è il linfoma anaplastico a grandi cellule (Alcl), in cui una frazione ancora consistente dei pazienti che non risponde alla terapia può avere ricadute e non guarire, nonostante i miglioramenti ottenuti negli ultimi anni.
Lo studio, sostenuto di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, ha rivelato il ruolo fondamentale che gli esosomi, circolanti nel flusso sanguigno dei piccoli pazienti affetti da linfoma anaplastico, hanno nella disseminazione delle metastasi.
Gli esosomi sono minuscole vescicole rilasciate dalle cellule tumorali e immesse in circolo nel sangue che contengono proteine e materiale genetico. Questi ultimi possono a loro volta essere trasferiti a cellule sane, anche lontane dal tumore, e avere un ruolo importante nella progressione della malattia.
“In un gruppo di pazienti – spiega Lara Mussolin – dopo la diagnosi di linfoma anaplastico a grandi cellule e prima dell’inizio delle terapie, abbiamo analizzato, con la tecnica di small-RNA sequencing, il carico di piccole molecole, chiamate microRNA, che si trovavano negli esosomi del plasma”.
“Abbiamo notato che elevati livelli di miR-122-5p negli esosomi sono associati a un aumento delle transaminasi nel plasma dei pazienti all’inizio della malattia, indicando che ci sia anche un danno epatico. Il miR-122-5p non è presente nella biopsia del tumore primario dei pazienti, né nelle linee cellulari di ALCL, mentre si trova in abbondanza nel fegato”.
“Questi dati – conclude Lara Mussolin – ci hanno fatto capire che gli esosomi arricchiti di miR-122-5p, che hanno un ruolo importante nella diffusione delle metastasi, non derivano però direttamente dalle cellule tumorali. Queste scoperte, che ci dicono quanto il processo metastatico sia complesso da capire e decifrare, potranno contribuire allo sviluppo di terapia più precise e mirate contro questo tipo di cancro”.
Lo studio è stato condotto a Padova nei laboratori dell’Istituto di ricerca Pediatrica Città della Speranza dal gruppo della Dr.ssa Mussolin e pubblicato sulla rivista Cancer Communications.