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A Forlì una nuova ricerca per abbattere il mesotelioma, il tumore causato dall’esposizione all’amianto
A Forlì, in Emilia-Romagna, la ricerca scientifica fa passi da gigante. È questo il caso dell’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori di Meldola che ha avviato uno studio clinico per offrire una chance terapeutica al fine di combattere il mesotelioma, il tumore causato dall’esposizione all’amianto (oggi in Italia si contano circa 2.000 nuovi casi). Si chiama Mesovax, nome nato dall’unione dei termini mesotelioma e vaccinazione. Questo tipo di cancro si caratterizza come patologia candidabile a essere contrastata anche attraverso l’uso di farmaci in grado di modulare la risposta immunitaria del paziente.
Indirizzato a pazienti refrattari a una precedente terapia e PD-L1 negativi, la cura prevede l’uso combinato di un vaccino personalizzato con cellule dendritiche ottenute dal paziente stesso e di pembrolizumab, un anticorpo la cui azione di inibizione sulla proteina PD-1 ‘rinvigorisce’ le cellule immunitarie rese meno attive dall’interazione con il tumore. Uno studio recente pubblicato dal gruppo IRST nel melanoma ha infatti dimostrato che il trattamento con il vaccino è in grado di indurre una forte risposta immunologica che, però, induce l’espressione di PD-L1 sulle cellule tumorali e le rende in grado di ‘frenare’ l’attività delle cellule immunitarie indotte dalla vaccinazione.
LA RICERCA. “L’intenzione di questo studio – ha commentato Massimo Guidoboni, responsabile della struttura semplice di immunoterapia – terapia cellulare e biobanca IRST IRCCS e principal investigator dello studio – è quello di trattare i pazienti che ancora non presentino espressione di PDL1, attraverso la combinazione di vaccino e pembrolizumab, stimolando così i linfociti specifici contro il tumore e, contemporaneamente, impedendo l’azione frenante esercitata dal tumore sulle cellule immunitarie. Circa il 30-40% dei pazienti affetti da mesotelioma è negativo al PDL1 e rappresenta perciò la popolazione candidabile ad entrare a far parte del trial clinico Mesovax”.
Da anni ricercatori e clinici sono impegnati nella ricerca terapeutica per dare una risposta di cura definitiva a questa forma di tumore molto aggressiva e dal decorso nefasto che colpisce soprattutto persone che hanno un contatto diretto con l’amianto. Generalmente la patologia si manifesta dopo decenni rispetto all’esposizione diretta all’0insieme di minerali reso estremamente nocivo dalle dimensioni infinitesimali delle fibre di cui è composto. Per questo, nonostante l’utilizzo di questo materiale noto anche con il nome commerciale di Eternit sia stato messo totalmente al bando dal 1992, è atteso che l’incidenza di questa patologia cresca almeno fino al 2020 coinvolgendo chi, per ragioni soprattutto lavorative in quanto l’amianto è stato ampiamente utilizzato in edilizia e nel settore dei trasporti, ne abbia inalato le fibre.